108nero, Witch house e l’Okkvlt art
Palermo ospita lungo questo caldo novembre un doppio evento che vede protagonisti artisti e musicisti legati dal tentativo di trascendere il campo della conoscenza scientifica, investigando una dimensione intima, occulta e spirituale, tesa alla comprensione delle geometrie cosmiche. La sede è la galleria Zelle Arte Contemporanea ed il percorso inizia con “Agli antipodi della realtà”, sorta di sunto dell’attuale ricerca di un giovane artista italiano, conosciuto all’estero più che in patria, 108 o Larva108, artista fortemente influenzato dai graffiti dell’Europa neolitica, attivo dall’inizio del decennio con grandi interventi di arte pubblica in fabbriche dismesse ed aree rurali in Italia e in Europa. La mostra sposa opere monocrome ad inchiostro su carta frutto di un approccio maggiormente riflessivo, ad un grande wallpainting, una forma organica ed assolutamente nera.
Una di quelle grandi “forme” che hanno reso 108 fortemente riconoscibile. Todd Brooks (Pendu BYC), Owleyes, Mario Zoots & Kristy Foom (Modern Witch), Mater Suspiria Vision, sono invece i 5 protagonisti di “Witch House & Okkvlt art” progetto espositivo che si dipana attraverso un’ampia serie di collages, ed un film “Surrealistica Uniferno” realizzato da Cosmotropia de Xam e sonorizzato da Mater Suspiria Vision. “Witch House” è l’ennesima definizione affibbiata dalla stampa internazionale, sempre in cerca di nuovi hype, ad una sottocultura nata attorno ad alcune lungimiranti label quali “Disaro”, “Pendu” e “Clan Destine Records”. Si tratta piuttosto di un nucleo di artisti che sposano sapientemente arte visiva e ricerca sonora, affondando le radici in un cut-up di riferimenti crowleyani e italo-disco, zombie movies ed estetica acida targata ’60, psicomagia, chaos magic, golden dawn, tarocchi e croci rovesciate, ma anche DIY ed estetica pop violentata e distorta.
Ecco quanto emerso dalle nutrite chiacchiere con i protagonisti del progetto:
La tua attuale ricerca è fortemente ispirata da atmosfere in bilico tra “sturm und drang” e “romanticismo”, così come da una dimensione occulta e sacrale. Ti riconosci in questa lettura?
108: Sicuramente è così. Alla base di tutti i miei lavori c’è un’ispirazione che parte principalmente da atmosfere, sogni, idee. Anche il lato spirituale è basilare in tutto quello che faccio. Non ho mai compreso l’arte che sia solo estetica fine a se stessa, intendo senza una sua anima. Le arti sono sempre state aperte della cultura umana, fin dal paleolitico e anche da prima, ed essa ha sempre avuto a che fare con la magia e la spiritualità. Il mio lavoro però si evolve in modo diverso, per lo meno a livello formale e in questo, se vogliamo parlare di movimenti storici, mi sento molto più vicino alle avanguardie dei primi del ‘900 oppure all’arte primitiva dell’Europa neolitica e protostorica. Io poi ho sempre preferito lavorare all’aperto, in spazi pubblici urbani o rurali con interventi spontanei.
Cosa fa la differenza tra il tuo progetto e i clichè della streeart?
108: Allora: il termine di base “street art” ha preso connotati per me completamente negativi negli ultimi anni, accomunando una serie di stereotipi che poi poche volte hanno a che fare con chi fa arte per le strade. Con street art si intende chi fa tele o peggio illustrazioni e decorazioni per scarpe e zainetti con pupazzetti e scritte colorate. In realtà “street art” significa “arte di strada” e fino a una decina d’anni fa era una parola come graffiti, ma che conteneva di tutto, dagli stencil ai poster alle sculture alle performance. Io conobbi questo termine tramite i poster e gli stencil dei CRASS nei primi anni ’90. Purtroppo come ti dicevo ora appena si sente la parola “street art” vengono im mente i pupazzetti e mi sento lontano anni luce da queste cose. A me interessa la ricerca, degli interventi urbani amo soprattutto il rapporto che si instaura tra artista e spazio pubblico e poi tra opera e pubblico… purtroppo sembra che a molti, anche in ambito artistico, interessi solo il lato pop e superficiale della cose, e tutto diventa così schifosamente banale.
Come vivi all’interno della tua ricerca il rapporto tra arte visiva e ricerca in ambito musicale?
108: Io vedo arte visiva e ricerca con i suoni come solo dei diversi media per dare un’espressione alle mie idee. Ci sono periodi in cui non riesco proprio a tirare fuori niente se mi metto a dipingere e allora disegno su carta. Altre volte nemmeno quello e allora prendo le mie macchine fotografiche ed esco, oppure mi metto a cercare dei suoni o da sola entra nella mia testa una melodia che devo buttare giù. Altre volte trascrivo i miei sogni e da li partono idee per dei piccoli testi. Il più delle volte che si tratti di un disegno, di un pezzo musicale o di un testo, l’idea di base arriva da sola e il mio lavoro è quello di fermarla in qualche modo. Mi piacerebbe in futuro la possibilità di avere più libertà di espressione a livello di mezzi senza dovere considerare i diversi media come delle piccole celle. Adesso per esempio, sono riuscito a pubblicare una raccolta di pezzi come Larva108, realizzati tra il 1999 e il 2009 su CD (“99.09 Inside the stones – Greytone) con disegni, foto e testi esplicativi. Mi piace l’idea che chi comprerà questo CD non comprerà solo un CD musicale, ma una specie di finestra attraverso cui intravedere i miei mondi.
Lavorare con il collage sembra un tratto comune per alcuni di voi. Da cosa deriva l’approccio a questo mezzo?
Mario Zoots: Il collage è la via per guardare tutto ciò che si sta consumando. Se inizi a guardare le immagini che ti circondano ogni giorno, inizi a cogliere l’inganno della produzione di massa, inizi a vedere il collage. Non è altro se non una chiave di lettura dell’inconscio.
Kristy Foom: Tutto quello che m’interessa è condividere, che si tratti d’immagini, codici, musica. Il collage è un modo per interagire con i dati già esistenti e dar vita ad nuovo prodotto. Credo che gli artisti di “Witch House & Okkult Art” abbiano tutti una forte carica spirituale votata a trovare qualità speciali nelle cose esistenti.
Todd Brooks: L’arte del collage è parte naturale di ogni altra esperienza come curatore o musicista. Attingo a ciò che esiste, ricontestualizzandolo, modificandolo, combinandolo in modi nuovi. Con il collage tendo a generare una dinamica fluida tra porzioni d’immagini, così che scontrandosi generino una storia, seppur strana o surreale.
Owleys: E’ lui ad aver scelto me, sono sempre stato attratto dal comporre appropriandomi d’immagini esistenti. Si tratta di una compulsione, nulla di ciò nasce come una scelta.
Da cosa trae spunto la tua ricerca?
Mario Zoots: Mi interessa il serbatoio di immagini che è parte della nostra vita. Il concetto di archivio, in forma fisica o digitale è sempre stato di grande interesse per la mia ricerca. Organizzare e raggruppare mucchi d’immagini, equivale in sintesi al mio processo creativo.
Kristy Foom: Sono ispirata dalla mistica di ottenere informazioni di seconda mano. Ho letto di eventi d’arte o spettacoli musicali che avverranno in futuro, ai quali non potrò partecipare, guardo video su YouTube datati 1972 che sembrano creati oggi, e tutto ciò confluisce in una sorta di grande iper-archivio che ci permette di esistere in tanti posti contemporaneamente, tra cui il futuro e il passato. La natura di seconda mano dei dati raccolti e il loro consumo influenzano la mia vita, una vita di seconda mano!
Settimane fa un amico mi ha descritto il Panorama bar, non sono mai stata lì, ma la descrizione era così forte e precisa che mi ha colpito in modo tale da influenzarmi, ispirando la mia arte e la mia musica tremendamente. Adesso ho davvero paura, la mia idea di quel luogo è del tutto irreale ed in questo momento preferisco la mistica alla realtà delle cose.
Todd Brooks: Il simbolismo, la geometria e le immagini erotiche, l’idea di un segreto cosmico parzialmente svelato in forma geometrica, dal sesso che considero in collegamento diretto con l’energia artistica.
L’occulto e l’esoterico abitano da qualche parte sotto la geometria e la libido.
Owleys: Ultimamente sto davvero cercando di capire come le informazioni possano prendere forma nella corrente delle onde elettromagnetiche, e come queste influenzino il mio ritmo di lavoro. Internet ad esempio, ha portato noi a conoscerci. La mia domanda è: perché? Qual è il ceppo d’informazioni che ci unisce, si tratta forse di una forma di vita?
Quanto è importante nella tua ricerca il rapporto tra arte visiva e musica e come strutturi questo rapporto?
Mario Zoots: La linea che congiunge la mia musica all’arte visiva è sempre stata offuscata. Penso che se dovessimo collocare “Modern Witch” in un genere musicale, questo sarebbe definibile Visual. Il collage, che si tratti di video o immagini, è l’identità di una band. I volti degli artisti che creano la musica non sono affatto importanti, ciò che è importante adesso è l’immagine che ne rappresenta il suono in maniera assolutamente sinestetica. Ho sempre ritenuto fondamentale nascondere la nostra identità dal nostro sito web così come dai nostri video.
Kristy Foom: Questa è un’epoca in cui l’arte visiva e la musica sono ormai completamente accessibili. Abbiamo a disposizione una miriade d’opzioni che confluiscono in un unico dilemma: cosa guardare, cosa ascoltare e come un artista può aggiungere qualcosa a ciò che esiste?
Todd Brooks: Sono un musicista e un artista e non posso immaginare di non vivere questa doppia condizione. La musica che faccio con il mio progetto solista “CAOS MAJIK”, è musica rituale che fa largo uso di drones, il set comprende un oscillatore sensibile alla luce, così come candele o una strobo, chi assiste ad un mio spettacolo dal vivo immagina che io stia dipingendo il suono con la luce. Sia la ricerca in ambito visivo che sonoro è votata a creare ambienti per l’espansione degli stati di coscienza.
Owleys: La musica e l’arte visuale sono quasi la stessa cosa per me, sono in grado di veicolare la stessa energia. Non sono un musicista, così la creazione d’immagini è il mio modo di comunicare con la musica che mi ispira
Puoi parlarmi brevemente di Pendu?
Todd Brooks: “Pendu NYC” è un’organizzazione curatoriale, una galleria d’arte, una rivista online e un’etichetta discografica. Focalizza l’attenzione su opere capaci di generare stati estatici di coscienza, artisti che abbracciano diversi ambiti di ricerca, dall’esoterismo, all’erotismo, alla stranezza, più in generale arte che eleva e trascende il quotidiano, progetti che stimolino il pubblico in modo univoco.
Non c’è una formula precisa, né la vorrei, non sono interessato a un particolare stile o genere, ma esclusivamente agli effetti che l’opera è in grado di generare. L’arte e la musica vivono sullo stesso piano, così come il sesso, la magia, o la “giusta” droga.
Tu lavori con fanzine e piccoli progetti editoriali, cosa puoi raccontarci di questa esperienza?
Kristy Foom: L’editoria mi permette di collaborare con altri artisti, pubblicando progetti underground indirizzati ad un pubblico assolutamente specifico. Considero i libri come dei veri oggetti d’arte, come qualcosa di realmente speciale. Preferisco lavorare con edizioni ridotte, tra le 5 e le 50 copie, anche se certi libri avrebbero sicuramente bisogno di una circolazione più ampia. “Drippy Bone Books” è diretta da Keenan Marshall Keller, Mario Zoots e me, ognuno di noi pubblica diverse edizioni e il nostro stile personale è sempre più evidente nel corso degli anni, è davvero emozionante essere testimoni di questa crescita.
Testi di Guillaume Von Holden