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15 minuti di Primavera Sound 2015

L’adolescenza di un festival è particolare, come quella di una ragazza. Emotiva, ribelle, punk, malinconica e bramosa di ballare. Così è stata la quindicesima edizione del Primavera Sound. Il mio terzo anno a Barcellona è stato ricco di sorprese, delusioni e conferme: su tutti i Ride, perché dopo 20 anni è stato un concerto magnifico, e i Foxygen, la vera rivelazione di quest’anno, con un’attitudine veramente punk per sonorità seventies. Premio alle coriste, che hanno ballato e cantato ininterrottamente per un’ora.

Gli Health vincono il miglior headbanging e non solo: sono rimasta letteralmente sconvolta dalla potenza scatenata sul palco e dall’intensità dei suoni. Davvero impressionante, mi hanno lasciato dentro la voglia di riviverli e risentirli. I Ratatat, che deliziosa meraviglia di visual e luci. Stravolti dopo una giornata cominciata alle 18, arrivare alle 3.30 del mattino e sentirli seduti al Rayban è stato quantomeno fantastico. Da sogno a occhi aperti tra riff di chitarra ed esplosioni di fuochi.

RATATAT, foto di Xarlene

I Belle and Sebastian, che hanno fatto “a bunch of old songs, a bunch of new songs…and a bunch from the middle” hanno vinto il premio “carini e coccoloni” con l’Hippy Birthday cantato al figlio Danny di due anni da tutto il pubblico dell’Atp.

Belle & Sebastian, foto di  Dani Cantó

Gui Boratto mi ha colpita al cuore e mi ha fatto ballare da sola, tra sconosciuti più o meno in botta, per un’ora. In trance, ho seguito la cassa e ho staccato il cervello per poi riconnetterlo di botto con i Tale of Us.

The Strokes, foto di Eric Pàmies

Non vorrei aprire il delicato capitolo delusioni, come gli Strokes, con il sosia adulto del bambino modicano di Peter Pan messo evidentemente sul palco al posto di Casablancas, ché mi rifiuto di pensare che Julian si sia ridotto così male. In molti hanno ammesso di essere rimasti fino alla fine “perché erano le canzoni che cantavi sempre e volevi sentire almeno una volta dal vivo”, sì, ma se le senti suonate di merda cantate da un personaggio che vorrebbe essere ovunque tranne che a sbiasciare sul palco, l’effetto nostalgia non regge. Cade tutto, palle comprese, e con dignità te ne vai al quarto pezzo mangiandoti le mani per aver perso il finale degli Unknown Mortal Orchestra.

Einstürzende Neubauten, foto Dani Cantò

È forse questo il più grande insegnamento che mi ha dato il Primavera 15: non sforzarti nemmeno di sentire un gruppo che temi suonerà male ma che devi sentire per motivi dettati dalla tua io adolescente o dal fatto che “se non senti gli Interpol però sei un coglione”, scegli direttamente chi ti sta più a cuore, magari scopri qualcosa di molto più interessante. Non in ultimo ho potuto fare tesoro di un’altra grande esperienza: nella zona PRO le birre costano 2 euro invece di 3,5, c’è il wifi, le poltroncine e anche il camioncino degli hamburger… peccato esserci arrivata l’ultima notte, a scoprirlo. Se ziguline mi grazia ancora di un accredito stampa l’anno prossimo, col cazzo che faccio la fila con i comuni mortali.

E ora passiamo alla parte divertente: anche quest’anno vi regaliamo un bellissimo e sfocatissimo report sui giudizi del pubblico. Questa volta dura 15 minuti, perché era il 15m o anniversario, sai com’è. Non badate alla qualità del video, noi seguiamo la scuola di Renè Ferretti, badate però alla simpatia dei ragazzi di Treviso, ai balletti di Valentina che si è prestata per l’occasione, alla strana lista di Paolo che comincia non propriamente con dei gruppi, al ragazzo che credeva di registrare per una webzine inglese e ai ragazzi di Repubblica Xl che si sono confrontati per circa 10 minuti sui live per darmi la loro top 3 migliore. E soprattutto guardate Silent Bob.

 

 

Il montaggio è di Andrea Endi Sassano, le immagini sfuocate sono tutte a cura della mia splendida Canon. Ci rivediamo nel 2016, e speriamo di essermi procurata un microfono nel frattempo.

Claudia Losini

scritto da

Questo è il suo articolo n°175

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