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Street art e politica, Ben Eine alla Casa Bianca

Street art e politica hanno intessuto in questi ultimi anni un rapporto sempre più stretto, come ho già segnalato parlando di Blu e di Shepard Fairey aka Obey nelle ultime settimane. Con questo articolo, vorrei chiudere questa “trilogia” soffermandomi sulla storia di un’opera di uno dei più noti street artist inglesi, Ben Eine, analizzando soprattutto l’interesse crescente per la street art del premier inglese David Cameron, capofila del partito conservatore. A differenza di Barack Obama, Cameron è stato infatti uno dei primi politici di destra ad aver asservito questa forma d’arte a dei fini di propaganda totalmente deviati rispetto agli ideali generalmente difesi dagli street artist. Vedere la street art al servizio dell’erede dichiarato di Margareth Thatcher non è qualcosa che capita tutti i giorni e credo quindi che valga la pena di fermarsi un attimo a riflettere per capire quali saranno le ripercussioni negli anni a venire di questo interesse “politico” così diffuso per la street art.

Ben Eine davanti ad un suo graffiti dipinto in Middlesex St. a Londra nel 2010

Ben Flynn, meglio conosciuto come Eine o Ben Eine, classe 1970, è uno dei più famosi street artist inglesi, secondo forse al solo Banksy. Writer rispettato nella Londra degli anni ‘90, Eine sviluppa fin da giovane una passione particolare per il lettering e una capacità unica nel creare accostamenti inverosimili di colori decisamente accesi. La sua ascesa verso il successo ricorda quella di altri street artist della sua stessa generazione, almeno fino al mese di giugno 2010, quando il neo-premier conservatore David Cameron, su consiglio di sua moglie Samantha – fan sfegatata di Eine, così dicono i bene informati – decide di acquistare un suo dipinto, Twenty First Century City, per offrirlo a Barack Obama in occasione del suo primo viaggio ufficiale a Washington.

BrighterFaster dipinto tra Hayes St. e Octavia St. a San Francisco nella primavera del 2011

“It’s just too weird” (È troppo strano, n.d.r.): così Eine descrisse la situazione che si trovò ad affrontare subito dopo aver risposto al telefono e aver realizzato che lo staff del premier inglese gli aveva appena chiesto se era disposto a vendere un’opera perché fosse offerta come regalo diplomatico a Barack Obama. A mio avviso, è però soprattutto interessante rilevare l’impasse di fronte alla quale lo street artist inglese si trovò in quei giorni, perché, a differenza di quello che uno potrebbe aspettarsi, Eine non accettò immediatamente la proposta fattagli da Cameron e condivise invece alcuni suoi dubbi sul suo blog.
Temeva, ad esempio, che una tale vendita potesse fargli perdere il rispetto che si era guadagnato nel corso degli anni nell’ambiente della street art. Non voleva passare per un venduto, pronto a salire sul carro del vincitore pur di fare soldi e senza nemmeno considerare che il suo dipinto rischiava di finire in uno scantinato buio della Casa Bianca. L’interesse già dimostrato da Obama nel 2008, quando scelse il poster di Shepard Fairey aka Obey come immagine ufficiale della sua campagna elettorale, lo incoraggiava invece ad accettare la proposta di Cameron. Per capire quanto la figura di Obama sia stata determinante in quei giorni basta leggere una delle dichiarazioni di Eine: “So the fact that it was going to Obama – and he is a dude – was a ‘Yes’. If it had been going to one of the old presidents, then I probably would have said no”.

Twenty First Century City di Ben Eine e Column with Speed Lines di Ed Ruscha che David Cameron e Barack Obama si sono scambiati in occasione del primo viaggio ufficiale di Cameron a Washington nel luglio 2010

In questo scenario, pare evidente che i dubbi di Eine chiamavano in causa soprattutto delle logiche ricorrenti nel mondo della street art: la voglia di essere rispettati, quella di non perdere la propria integrità e quella di non compromettersi con il potere, per restare un outsider scomodo e libero di contestare il sistema. Ma Eine non aveva fatto i conti con Obama o, per meglio dire, con la capacità di quest’ultimo di far sembrare accettabile a chiunque l’idea di scendere a compromessi con il potere…
Sia chiaro: sono assolutamente convinto che Ben Eine abbia fatto benissimo ad accettare la proposta di Cameron. Punto 1: ha guadagnato 2500 sterline vendendo Twenty First Century City. Punto 2: un suo quadro fa oggi parte delle collezioni d’arte della Casa Bianca, dopo essere stato offerto da Cameron ad Obama, mentre quest’ultimo ricambiava con una litografia di Ed Ruscha, ovvero uno dei più importanti e quotati artisti americani viventi, Column with Speed Lines. Sarebbe stato folle tirarsi indietro.

David Cameron durante una conferenza stampa a Witney nell’agosto 2011

C’è però un secondo livello di lettura di questi stessi eventi che merita attenzione perché, vendendo il suo quadro a Cameron, Eine ha smascherato, non volontariamente ma di certo in maniera definitiva, il tentativo in atto da parte del mondo politico, in tutte le sue componenti, di destra come di sinistra, di impossessarsi del “messaggio” della street art. L’acquisto di Twenty First Century City ha dimostrato, insomma, che oggi fare street art come la si faceva negli anni ’90 o negli anni 2000 non basta più per tirarsi fuori dal sistema, perché il sistema ha ormai intuito la capacità eccezionale della street art di veicolare consenso e non la mollerà più, almeno fino a quando il giocattolo continuerà a funzionare. Obama è stato tra i primi a capire il potenziale politico della street art nel 2008 e Cameron non ha fatto altro che calcare le sue orme nel 2010. Nell’agosto 2011, lo stesso Cameron ha però commesso un primo passo falso perché, scegliendo un graffito come sfondo per annunciare l’avvio della repressione degli scontri londinesi, ha dimostrato che negli anni a venire saremo probabilmente sempre più confrontati a questo modello di street art-contenitore da riempire a piacimento con messaggi politici di qualsiasi oirentamento.

L’assessore alla Moda, Eventi ed Expo della Provincia di Milano, Silvia Garnero, inaugura la mostra ‘La forma delle reti’ nel chiostro del Museo della Scienza della Tecnologia di Milano nel luglio 2010

Il rimedio? Riparliamone con calma, ma nel frattempo fatemi almeno un piacere: tenete alla larga i politici dalle inaugurazioni dei festival di street art che si stanno moltiplicando a macchia d’olio in tutta Italia. Mi viene l’orticaria quando vedo un assessore armato di bomboletta.

Christian O

scritto da

Questo è il suo articolo n°13

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