Tautologia delle scritte nei cessi
[Stefano]
Col membro in mano, sei lì che scrolli leggermente la testa dopo ore sui libri e ti accorgi di quel mondo parallelo delle scritte nei cessi delle biblioteche universitarie.
Tette, numeri di telefono, pamphlet politici e, soprattutto, grandi verità: “Sotto il cerone di certe tipe della biblioteca si scorge grossa voglia di cazzo”. Siete lì, ghigni a denti stretti e il desiderio che quella pisciata duri ancora un altro po’. Il mondo smette di apparire grigio.
Il tenore di queste scritte è sessuale/scabroso, politico/riottoso, goliardico/incazzoso. C’è il pamphlet politico di costui che, animato da forte spirito di rivalsa, così si erge maestoso tra caccole incrostate e peni sbobbanti:
“Chiunque si dichiari fascista oggigiorno lo fa solo per giustificare la violenza sua repressa. Il fascismo, posizione estrema, tanto quanto il comunismo estremo sono solo ideali per persone ottuse. L’uno quanto l’altro sono utopie, funzionali solo a mondi utopici. Ciò che però rende orribili i sostenitori di entrambi è la guerra insensata che si fanno gli uni gli altri”.
Di rimando tanta insensibile, inappellabile ironia:
“Che pensiero edificante.. soprattutto non banale e innovativo… Bravo cogliò”.
Sfilze di gomme appiccicate l’una appresso l’altra rivendicano giustizia per il loro poco chiaro ruolo al di sotto dell’alterco.
Andiamo avanti. C’è l’enfasi sfrenata di questo tizio il quale risponde all’evergreen “CHI ME LO SUCCHIA?” con un “Io!Lascia mail!”. Della serie: non è mai stato così facile ricevere un pompino.
Un paio di tette con abnormi capezzoli con una croce sopra e la scritta recante l’invito a votare il fantomatico “partito della zinna”. L’eterna lotta tra neri e rossi che non smette mai di frantumare i zebedei, un simpatico Sieg Heil rivolto ad un anarchico incazzato o domande esistenziali: “Valeria è incinta?.
Infine, il capolavoro di goliardia romana, che non è il classico sfoggio del leghista celodurismo: “ho il cazzo così duro che abbatto un muro (in mancanza d’altro..)”, quanto la risposta ironica all’ennesimo appello di Domenico il quale chiede, giustamente, un uomo per effettuare masturbazione collettiva ricevendo come risposta un deciso: “Sì ma lo devi pija pure ar culo si no nun te chiamo”. Chapeau.
“Social Network!!!”. L’illuminante grido che ho lanciato dopo qualche giorno che rimiravo pensieroso le foto scattate ai cessi:
• Il cesso è una comunità limitata a chi vi fa ac-cesso, come un social.
• L’anonimato garantisce lo sdoganamento da logiche di responsabilità e spingendosi nell’oltre ci si riscopre felicemente condivisi o ferocemente avversati. Politically correct = concetto astruso.
• Il “Chi me lo succhia?” del cesso è intellettualmente affine ai “Che bombe” o “Con quella bocca a castagnaccio può ciucciare quello che vuole” riferiti a Minetti e Santanché nei commenti con maggiori thumbs-up di Youtube.
• I messaggi su porte e muri seguono la logica della sintesi (Twitter).
• Le pareti diventano una sorta di bacheca reale dove floridi si moltiplicano i commenti alle frasi di maggiore presa o più controverse (Facebook).
Questo vi ho visto, respirato dentro quei vetusti cessi. E anche tanta urina sul pavimento, consuete “sgommatine” mai rimosse dalla tazza e mai un rotolo di carta igienica.
Per lo meno i social oggi mi risparmiano la puzza di merda.
[Flora]
Ho un intestino di tipo rituale, se non vado di corpo prima di un esame è inutile pure tentare. Non che una digestione incompleta possa inficiare le mie facoltà cognitive: è una questione puramente scaramantica. Ed è stato appunto prima di un esame che ho avuto modo di riflettere sui casi umani della facoltà di Lettere della Federico II di Napoli.
Uno nel bagno di un’università si aspetta di trovare l’avanguardia letteraria, il disagio sociale. Invece no. Al bagno delle femmine (che costituiscono, ad occhio, il 70% dell’utenza) del dipartimento di Filologia Classica, le anime belle aprono il proprio cuore in attesa del ponzamento e confidano le proprie turbe amorose o concernenti la sfera familiare.
“Non riesco a scordare i suoi occhi verdi, come fare?”, “ODIO MIO PADRE AIUTATEMI.”
Ed è davvero confortante che riescano a trovare il sostegno psicologico invocato!
“Anche i ricordi aiutano a crescere.”, “Anche io odio il mio, lascia il tuo numero ti chiamo!” e qui – ATTENZIONE – qualcuno lascia un numero che ritroveremo a breve, segnatevelo: 333583####.
Meno male, dai. Ma le “Letterine” non sempre sono dolci di sale. All’ingenuotta che in un momento di debolezza confessa: “OGGI È SUCCESSA UNA COSA INCREDIBILE: STAVO PER FARE L’AMORE CON UN ALTRO”, un’anonima senza peli sulla lingua (?) risponde: “Ma sta bukkin, nu t’abbast 1 CAZZ??”, mentre una pecorella smarrita coglie l’occasione per ammettere “A me è successo già…”. Su queste anime macchiate dal peccato giunge la parola salvifica di una figlia di Maria: “Chiedi a Dio, sia fatta la tua volontà non la mia, e lui ti renderà felice in modo inaspettato da quello che pensavi fosse la tua felicità, ciò che vuole lui è il meglio!”. Amen. Ma non tutti gli scrivani sono così disinteressati. Un’anonima dice: “Mi piace il ragazzo della mia amica Italia, che faccio?”, qualcuno ammonisce: “Le coppie sono sacre!”.Si propone come consolatore, con un grassetto spavaldo: “MORENO 333583####”. Quel numero!
E se è vero che:“Essere amati profondamente rende FORTI, Amare profondamente rende CORAGGIOSI”, è vero anche che “ANTONIA RISPOLI DI PAGANI (SA) È UNA GRANDISSIMA ZOCCOLA COME LA MADRE!!! E IL FIDANZATO GAETANO D’AURIA UN GRAN CORNUTO!!!”.
Ma tiriamo lo sciacquone e spostiamoci nei bagni dell’Università “l’Orientale” di Napoli. Tra paradossi magrittiani “Il Papa è santo. Berlusconi è onesto. Io non sto scrivendo sul muro” e panegirici machisti “Berlusconi s kiav a mammeta”, trovo lui, “PAOLO VERGINE 37 ANNI CERCA AMICA CHE LO INIZI AL SESSO”, e a fianco un numero (indovinate un po’!): 333583####.
Immaginate il mio stupore quando qualche giorno dopo nei bagni delle ragazze della facoltà di Ingegneria a Fuorigrotta, a circa 9 km, ho trovato ben tre annunci di un “PAOLO VERGINE 333583####. Insomma, ci prova in tutti i modi, in tutti i luoghi, i tutti i cessi.
Così l’ho chiamato. Non mi ha risposto (sarà stato intimorito dall’anonimo). Spero voi siate più fortunati. Fatemi sapere se ha risolto!
Testi di Flora De Lucia e Stefano Paris. Forografie di Stefano Paris.