A day with Zilda in Naples
Qualche settimana fa a Napoli c’è stata la 20° edizione di Artecinema (faccio un po’ il vago ma i più informati sapranno che si è tenuta al Teatro Augusteo dal 15 al 18 ottobre), l’ultima proiezione dell’ultimo giorno della manifestazione era in programma un documentario su un artista francese, tale Žilda, e sui suoi ultimi interventi nella città partenopea, Žilda à Naples. “L’artista sarà in sala” ammiccava la brochure di Artecinema. E c’eravamo anche noi.
Una piccola nota sulla serata: la proiezione è iniziata con 30 minuti di ritardo e ci sta ma, a causa di non ben specificati problemi tecnici, il filmato si è bloccato 1 minuto e 56 secondi prima della sua conclusione, per la gioia del regista Colin Torre, presente in sala (e che si era anche prestato a una piccola presentazione del lavoro, non prevista), e dell’artista, davvero presente ma in incognito.
Qualche minuto di confusione poi le rassicurazioni dell’organizzazione: “…mancavano solo un minuto e 56 secondi, vuol dire che ve li faremo vedere la prossima edizione…”.
Il documentario è davvero bello. Cercatelo. Nonostante l’impasse siamo riusciti a scambiare due chiacchiere con Žilda, di seguito un piccolo estratto al netto delle scuse (ci sentivamo colpevoli un po’ anche noi, per osmosi direbbe qualcuno) e dei vari convenevoli.
Ps: in fondo un breve reportage dell’intervento a Palazzo San Felice.
Le location dei tuoi interventi sono sempre mirate e mai casuali, puoi dirci quali sentimenti ti hanno guidato nella loro scelta questa volta?
In generale, le miei produzioni sono progettate in misura e in funzione tanto dei colori che dell’atmosfera di un luogo. Questa volta ho voluto collocare i miei personaggi in scenari volutamente lontani da strade trafficate.
Questi dipinti necessitano di emergere dal silenzio e dalla penombra, di nutrirsi della forza di luoghi nascosti per poter esprimere al meglio il loro linguaggio sensibile e intimo.
Soggetto dell’opera e luogo dell’intervento sono quindi intimamente collegati, potresti illustrarci in poche parole il tuo personale percorso creativo, la nascita di un’opera?
Penso che il mio lavoro vada più sentito che spiegato. Forse quello che conta veramente è costruire, vivere e conservare in testa degli istanti, delle idee pure e semplici. Tutto ciò mi rimanda a una sera di ottobre, su un tetto a Montesanto, una Peroni gelata in una mano, la macchina fotografica nell’altra. Avevo nell’obiettivo questa creatura rossa che si sollevava nell’aria, la brezza della sera che soffiava sulle lenzuola stese ad asciugare, le prime luci del Vesuvio che si accendevano… Ero veramente felice di essere lì…
Il posto, il suo vissuto, il suo degrado tutto è parte integrante dell’opera?
È il luogo e quello che racconta che mette in moto un’idea, un tema pittorico da seguire. Una parete è un po’ come lo sfondo di un quadro che ospiterà il mio soggetto.
La tecnica (pittura su carta e poi incollata al muro) è legata a una forma di rispetto nei riguardi del luogo dell’intervento o dietro c’è altro?
I miei interventi sono spesso diretti a luoghi di un certo interesse storico-artistico, a volte classificati come patrimonio dell’UNESCO, per questo mi sembrerebbe irrispettoso intervenire in modo indelebile in questi luoghi… alla vernice spray preferisco la pittura su carta che permette alle persone di sentire il carattere fragile ed inesorabilmente effimero di un’opera pittorica.
La vita dei miei lavori è logicamente breve, a causa delle intemperie e dei “rischi dell’esterno”… ma a volte ci sono delle eccezioni, rare ma belle. Mi sono chiesto grazie a quale miracolo una delle mie opere fosse ancora intatta dopo 3 anni dall’installazione. Durante questa mia ultima visita ho capito che era la gente del quartiere ad essersene occupata, la rincollava quando si rompeva… solo a Napoli si possono vedere queste cose!
È evidente che il legame tra te e la città di Napoli è molto forte, lo hai detto più volte anche in altre interviste, dunque ti rivedremo presto?
È vero che quasi tutte le mie produzioni sono dedicate a Napoli… probabilmente perché non c’è nessun altra città che mi stimola e mi ispira tanto… sto lavorando a nuovi dipinti e penso di tornare tra pochi mesi, se Dio vuole.
Testi di Epicuro.
Fotografie a cura di Antonio Sena (https://www.flickr.com/photos/deejoint/).