A proposito di Outdoor a Roma
Outdoor è oltre. Oltre i muri di gallerie d’arte e musei. Oltre i confini della street art romana ed italiana. Outdoor è infatti una mostra di street art a cielo aperto, ma diversa da tutte quelle che l’hanno finora preceduta a Roma e non solo : per la prima volta un intero lotto abitativo, sito nel quartiere Garbatella, ospita le opere degli artisti che prendono parte all’esposizione. L’evento è organizzato da NuFactory, associazione culturale romana, e curato da Christian Omodeo, storico dell’arte trapiantato a Parigi, con il consenso e la collaborazione delle istituzioni pubbliche. Do qualche numero : tre artisti romani e due francesi, cui si aggiunge la partecipazione del Fefè Project, per una mostra che è stata inaugurata lo scorso 7 maggio e che vedrà la sua conclusione il prossimo 15 giugno, con una serata che prevede la realizzazione da parte degli artisti di un’opera permanente in via dei Magazzini Generali.
I poster monumentali di Via Caffaro mi colpiscono non soltanto per le loro dimensioni fuori dal comune ( basti pensare che il lavoro di Sten&Lex occupa l’intera facciata di un edificio ) ma anche per l’accostamento di stili diversi tra loro e per l’attenta, quanto adeguata, scelta dei soggetti : un solo soggetto geometrico, quello del francese L’Atlas, che propone una stella a cinque punte. E poi il volto sofferente di una donna romena, nel caratteristico stile di C215. Piuttosto particolare (ed azzeccata, lo dico da romana DOC quale sono) la scelta di soggetti dei tre artisti romani, che hanno deciso di occupare le facciate degli edifici della Garbatella con due delle icone (ognuna a suo modo) della romanità : JbRock ci propone il volto di Anna Magnani, in una posa direttamente ripresa dal finale del film “ Mamma Roma ”. Sten&Lex optano invece per il volto de “Il Pupone”, nella loro personalissima tecnica artistica “Hole School”: gli occhi di Francesco Totti dominano l’intera facciata ed ipnotizzano chiunque vi si avvicini. Ne ho parlato con Christian Omodeo, direttore artistico di NuFactory nonché curatore di Outdoor.
Anzitutto mi piacerebbe chiederti una cosa. In quale modo uno storico dell’arte, che attualmente sta lavorando ad un dottorato di ricerca su un pittore dell’Ottocento, è arrivato a curare un progetto come quello di Outdoor?
Per curiosità e perché l’interesse per le forme artistiche, qualsiasi esse siano, mi sembra poter trovare uno sviluppo tanto sincronico quanto diacronico. Detta più semplicemente, specializzarsi su un periodo oppure su un artista è un approccio valido quanto l’analisi di come le forme evolvono nel corso del tempo ed in società e contesti completamente diversi.
Forse il problema sta però nel fatto che lo storico dell’arte – anche grazie a Vittorio Sgarbi – è ancora nell’immaginario comune un esteta, con l’unica differenza che giocare a fare l’esteta oggi non ha più molto senso. L’arte e le immagini hanno nella società contemporanea un ruolo troppo importante per continuare a parlarne con toni pacati ed ammiccanti che in realtà fanno piacere solo a chi ha i soldi per permettersi di comprare opere, di viaggiare o di visitare i musei. Pensate alla mostra su Caravaggio attualmente alle Scuderie del Quirinale: a me (e non solo) sembra più un reality show di opere d’arte, “l’isola dei capolavori” più che un progetto scientifico che aiuti veramente a riscoprire l’arte di Caravaggio.
Parlando più propriamente di Outdoor. Quali sono stati i criteri seguiti per la scelta degli artisti? E quale la finalità di accostare artisti italiani (per meglio dire, romani) ad artisti francesi?
Volevo degli artisti che mi garantissero al tempo stesso dei lavori di qualità e che fossero però stilisticamente molto diversi tra loro, perché mi sembrava importante mostrare a chiare lettere la ricchezza formale della street art contemporanea. Da qui nasce anche l’idea di invitare i francesi L’Atlas e C215 che lavorano con tecniche e stili molto diverse da quelli che si vedono normalmente a Roma ed in Italia. Al tempo stesso, questa diversità di stili andava controllata e ho quindi pensato di far lavorare tutti su carta ed in bianco e nero per garantire almeno un minimo di coerenza visiva da palazzo a palazzo. Ad aggiungere un tocco di colore ci ha poi pensato il progetto All you need is wall di Féfé Project che si integra a mio parere alla perfezione con gli interventi degli altri artisti.
Outdoor è effettivamente un “evento” nuovo nel panorama italiano della street art. Mai prima d’ora gli artisti hanno infatti avuto la possibilità di realizzare le proprie opere su di un intero edificio. Outdoor apre una nuova “era” della street art? E quali cambiamenti apporta alla diffusione e conoscenza di quest’arte?
Più che aprire una nuova “era”, Outdoor dà visibilità anche a Roma ad un’era che è già cominciata da un pezzo. Se poi Outdoor sarà capito o meno, questo non te lo so proprio dire ma, a giudicare dalle reazioni degli abitanti di Garbatella (e non solo per i soggetti scelti) e di molti street artists incontrati in questi giorni, penso che possiamo essere abbastanza ottimisti.
Per informazioni: www.out-door.it