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A spasso col pugile

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Alle cinque del mattino esco di casa correndo. Come si fa ad andare di fretta anche all’alba? Mah, il fatto è che ho appuntamento con un pugile a piazza Dante, la città è Napoli. Non è un incontro di boxe e neanche un incontro galante, oggi passo una giornata con Pasquale Parmigiano, campione mondiale di pugilato supermedi. È una serata prefestiva e la città é ancora piena di gente che folleggia, nel frattempo io mi chiedo cosa staranno pensando i netturbini vedendomi vagare tutta sola a quest’ora strana. Arrivo già stanca, ma è solo l’inizio di una mattinata di fatiche fisiche. Dopo qualche chiacchiera per rompere il ghiaccio ci avviamo verso il lungomare, dove faremo un po’ di jogging. Pasquale mi spiega il suo percorso e mi confessa che oggi viene incontro alla mia pigrizia e mancanza di preparazione atletica quindi, non solo sarà più breve, ma anche la velocità verrà ridotta in mio onore. Il nostro atleta ha venticinque anni ed è originario di Napoli, combatte da quando ne aveva diciassette ed è una delle persone più determinate che abbia mai conosciuto. Il mio obiettivo è capire com’è la giornata tipo di un campione di pugilato e indagare come la sua carriera influenza la sua vita e viceversa. In fondo chi se la riesce a immaginare una vita del genere?

Maria insegue Pasquale | foto di Federico Passaro

Pasquale non è la classica montagna col vitino stretto, tutt’altro, è un ragazzone alto e tonico con tutti i muscoli al posto giusto. Mi dice che la sera prima ha lavorato in una discoteca come addetto alla sicurezza, attività che svolge occasionalmente. Mentre chiacchieriamo, lo vedo fremere, credo di essere un vero ostacolo al suo allenamento e ho l’impressione che non veda l’ora di macinare chilometri. Arrivati in via Caracciolo, mi tolgo il cappotto e scherzando gli dico che lo accompagnerò per qualche metro ma Pasquale è molto convincente e finisco per fare jogging alle cinque e mezzo del mattino, in jeans e maglioncino di lana, con un campione di pugilato. Badate bene però, la mia mancanza di preparazione atletica non m’impedisce di fare bene il mio lavoro e nei momenti in cui riesco a respirare, gli faccio qualche domanda sulla sua vita.
Mi racconta di come sia difficile riuscire a conciliare l’attività agonistica con la vita privata, non può essere un ragazzo semplice, uno come tutti gli altri. Ha bisogno d’impegno e disciplina, ma non mi sembra che la cosa sia un grande problema, è determinato a raggiungere il suo scopo. Gli chiedo come si fa ad avere una vita sentimentale e avere degli orari assurdi e tutta una serie di limitazioni. In pratica non è possibile. Si sveglia all’alba e alle cinque è là fuori a fare jogging, torna a casa doccia e comincia la giornata, alle cinque del pomeriggio è in palestra ad allenasi e dopo un giorno così, non c’è molto altro da fare. Insomma, chi volesse fare il pugile deve rendersi conto che “alcool, droga e rock’n’roll” non è possibile. Mi confessa di non essere un tipo espansivo e che non gli piace molto parlare con la gente, dimostrandomi un grande rispetto e soprattutto disponibilità. Mi racconta della sua passione per i rettili, fa l’allevatore di pitoni. Mi piacerebbe vederli ma non oso chiedere. Tra le altre cose, gli piacciono i tatuaggi, infatti, ne ha molti ed enormi. Pasquale incarna perfettamente il paradosso. Nonostante sia un boxer, è un ragazzo molto gentile e disponibile, altro che bruto. Dopo avermi preso in giro per il colore del mio viso, che va tra il viola e il blu, ci salutiamo e ci diamo appuntamento in palestra.

Maria intervista Pasquale in Piazza Dante | foto di Federico Passaro

Arrivo in palestra e ovviamente attiro l’attenzione di tutti. Chi sono? Cosa faccio lì? Pasquale mi saluta con un sorriso e non smette neanche un momento di correre, saltare, scattare, insomma un bagno di sudore. Lino, il severo allenatore, sprona i suoi prodi a dare di più e a “muovere quelle gambe!”. È severo, ma con quella dose d’ironia che si confà perfettamente alla sua figura. Dalle sue parole traspare non solo una grande passione per la boxe, ma la voglia di dare a questi ragazzi qualcosa di più della solita tv e dello statico computer.
Sangue, sudore e sorrisi di gomma (no, non sto sfottendo è che portano tutti il paradenti) su questo palco. Sul ring giochi di sguardi. È una sfida, con la consapevolezza che non si è lì per vincere o perdere ma solo per migliorare, eppure, nei loro occhi c’è quella cosiddetta “luce speciale”. E, infatti, dallo sguardo di Pasquale emerge una persona decisa e determinata pronta a conquistare il prossimo titolo. Ma non lasciatevi ingannare dai suoi pugni letali, in realtà si tratta di un ragazzo timidissimo.
Il fragore dei colpi, del fischietto e dei “non essere troppo piccante con quei pugni” (il gergo della boxe è bellissimo) è accompagnato dal continuo movimento dei ragazzi, ma nonostante questo riesco a rimanere immersa nella calma e nei miei pensieri. In alcuni momenti sento tremare il pavimento sotto di noi e osservo Pasquale che mi sorride, per confermarmi che dopo l’allenamento sarà mia vittima ancora una volta. Dopo tre ore di duro lavoro e una doccia, è pronto a parlare con me.

Pasquale con il suo preparatore | foto di Federico Passaro

Da quanti anni sei un pugile e come lo hai deciso?

Sono otto anni che faccio boxe. Mi sono presentato là e ho detto: ” Voglio fare il pugile professionista”, mi hanno spiegato che bisognava andare a Londra perché lì si partiva dal dilettantismo. La carriera da dilettante è stata breve ma intensa.

Ma dimmi una cosa, che rapporto hai con il dolore?

Se mi colpiscono bene, vado giù ma non mi accorgo del dolore, al massimo perdo i sensi. Mi sono spaccato due volte il sopracciglio e non me ne sono accorto, non ho accusato dolore. Ho sentito qualcosa di caldo che mi scendeva sul viso e ho capito che era sangue.

Fare uno sport a livello agonistico è un forte impegno per il corpo e per la vita sociale. Com’è la tua vita?

Sicuramente ci sono dei sacrifici da fare e delle regole da rispettare. La sera non puoi fare tardi, devi evitare alcuni cibi. Devi osservare una certa disciplina.

Per te è dura o lo affronti serenamente?

All’inizio è dura poi col tempo ti abitui e lo affronti più serenamente. In fase adolescenziale è davvero molto difficile.

Com’è una giornata tipo di Pasquale?

La mattina alle cinque e mezzo c’è l’allenamento podistico e poi via con la giornata. Alle cinque del pomeriggio allenamento in palestra per circa tre ore.

Pasquale Parmigiano al sacco | foto di Federico Passaro

Cosa ti ha spinto a scegliere questa strada?

La passione. L’ho sempre avuta, sin da quando ero bambino e poi a diciassette anni ho cominciato.

Cosa provi quando sei sul ring e cosa provi mentre rompi i denti a qualcuno?

E’ emozionante, ma sicuramente non rompo i denti a nessuno perché sul ring indossiamo i guantoni e il paradenti. Comunque è emozionante salire sul ring tutte le volte. Non è emozionante il fatto di far male all’avversario. Io paragonerei la boxe più a una partita di scacchi che a una rissa tra due uomini, perché soprattutto a grandi livelli, non ci devono essere errori. Il primo che fa un errore perde.

Dunque è una questione di precisione?

E’ una questione di intelligenza. Se metti tutto sul piano fisico, ti può andare bene una volta, due volte, ma alla fine ci sarà qualcuno più forte di te.

Che cosa pensi mentre sei sul ring?

Cerco sempre di rimanere lucido e tenere alta la concentrazione. Penso che devo tenere d’occhio le mani dell’avversario e cerco di non lasciarmi sopraffare dalle emozioni.

So che tra le tue passioni c’è quella per i rettili. Com’è nato questo interesse?

Quando ero bambino andai in un circo e mi feci una fotografia con un pitone. Da allora è nata la passione. Li allevo da quando avevo quattordici anni. A livello emotivo non sono esattamente come un cane. E’ più un rapporto di rispetto reciproco, soprattutto quando li maneggi, perché possono facilmente sopraffare un uomo. Mi affascinano molto.

Quanti incontri fai in un anno? Riesci a vivere del tuo lavoro?

Sicuramente non riesco a vivere del pugilato, infatti, abbino al pugilato altri lavori. Di solito mi occupo di sicurezza nei locali e ultimamente in un cinema. In un anno faccio circa due incontri.

Pasquale Parmigiano si allena sul ring | foto di Federico Passaro

Quali sono i tuoi obiettivi e qui voglio che mi tiri fuori il Pasquale determinato che è in te.

Vorrei prendere un titolo ben più blasonato di quello che ho ora e sto lavorando per questo.

Consiglieresti a un ragazzo di cominciare con la carriera del pugile?

Se ha passione e voglia di fare sì. Fare il pugile è una bella cosa, ma se non si ha forza di volontà, non vai da nessuna parte, anzi può essere controproducente. Per farlo devi mettere la boxe davanti a tutto.

Grazie per la tua disponibilità e in bocca al lupo.

Grazie a voi.

Un ringraziamento speciale va a Pasquale Parmigiano per la sua disponibilità e per avere perso tempo prezioso al suo allenamento per stare dietro alla reporter meno atletica del mondo, a Lino Silvestri della palestra Mediterranea per averci ospitato e a Federico per la sua levataccia.

foto di Federico Passaro

Maria Caro

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Questo è il suo articolo n°444

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