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Abbasso LIBERATO, lunga vita a LIBERATO: il racconto del primo concerto dell’anonimo artista napoletano

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Com’è andato il primo concerto di LIBERATO sul lungomare di Napoli, al tramonto e con circa 15.000 persone? Questo è il racconto di un pomeriggio che resterà nella storia della musica di Napoli e non solo.

 

 

9 maggio

Il 9 maggio è tornato e, se lo scorso anno ci aspettavamo qualcosa che non è mai arrivato, questa volta c’è stato il primo vero live di LIBERATO, per giunta e per fortuna, a Napoli.

Da quando è cominciata questa storia, nessuna vera risposta è stata data all’ormai annoso quesito: “chi è LIBERATO?”. Varie sono le teorie emerse, da quelle impossibili alle più plausibili, ma niente. Per ora la risposta non la conosce nessuno e credo che ormai interessi a pochi, perché LIBERATO non vive più del suo anonimato. Ciò che rende questo fenomeno potente è l’hype, alimentato da un linguaggio giovane intriso di anglicismi, dalle scritte ultras, dalle storie d’amore impossibili ma, soprattutto, dalle immagini di una Napoli più in forma che mai.

 

 

Tu te scurdate ‘e me (?)

Dopo un’apparizione messa su con qualche stratagemma al MI AMI Festival lo scorso maggio, un’esibizione meno caotica al Club to Club di Torino lo scorso agosto e dopo l’annuncio di una data al Sònar di Barcellona, non poteva non arrivare un concerto nella sua città. “9 maggio lungomare tramonto gratis”, questo era stato l’invito sui social. Sono le espressioni napoletane, gli angoli più belli di Napoli, la più che decantata passionalità dei suoi abitanti, il calcio e la street life che compongono questo personaggio, non poteva non rendergli omaggio.

 

 

Intostreet

Così al tramonto mi avvio insieme a orde di giovani e giovanissimi sul lungomare per raggiungere la Rotonda Diaz, che a quanto pare abbiamo immaginato tutti essere il luogo del concerto. Ad accoglierci una lunga fila per entrare nell’area, l’addetto alla sicurezza mi ha tenuto una mano su una tetta per 5 minuti prima di lasciarmi passare, siamo diventati parecchio intimi. Mi immergo in un mare di gente e di lì a pochi minuti scompare per due ore la connessione internet. Cosa che non ferma l’uso smodato degli smartphone, una specie di coreografia.

LIBERATO viene dal mare, arriva in gommone e sale direttamente sul palco, senza che nessuno possa interagire per nemmeno un secondo. Sul palco inondato da fumo, con lampade strobo che si danno da fare, l’artista comincia il live con altre due figure, vestite e mascherate come lui.

 

 

Me staje appennenn amò?
Così tutti quelli che temevano la “sòla” sono stati rassicurati con un concerto di un personaggio in carne ed ossa che ha anche parlato: “Comme cazz’ site bell!”.

L’intro è Life is Power di Opus, probabilmente un invito a cantare tutti insieme e un buon augurio per la sua prima esibizione tra compaesani. Segue 9 maggio, com’è giusto che sia, e il pubblico comincia a scaldarsi. Sarà stato molto emozionato, in quanto l’esibizione è stata più romantica che di qualità.

LIBERATO spinge sulle basi e parte Gaiola portafortuna, seguono Tu t’e scurdat’ ‘e me, Me staje appennenn’ amò. All’improvviso le note di “E te sento quanno scinne ‘e scale – ‘E corza senza guardà” un breve omaggio a Quanno chiove di Pino Daniele. Infine, gli ultimi due brani, Intostreet e Je te voglio bene assaje.

 

 

Je te voje bene assaje

Il concerto in sé è stato bello, perché vedere 15.000 persone (queste le stime dei vari giornali, riviste e passanti) di qualsiasi tipo accalcarsi per vedere un illustre sconosciuto cantare, in napoletano, è entusiasmante. C’era gente arrivata da tutta la Campania, da Bari, da Roma e da più lontano, per assistere a quello che si sapeva sarebbe stato un breve momento, basato sulla fiducia e un po’ sul marketing, che in ogni caso resterà nella storia.

I sentimenti che ho raccolto in giro, sono decisamente contrastanti. Pochi hater, molti totalmente entusiasti del live, altri delusi dalla qualità, non all’altezza dell’immaginario video costruito da Francesco Lettieri, il regista che ha creato un linguaggio unico e ha dato parecchio appeal al personaggio.

 

 

St’appucundria

Personalmente avrei voluto vedere qualcosa in più, qualche ospite, qualche omaggio (quello a Pino Daniele, mi dispiace non reggeva). Non so, mi sarei aspettata qualche trucco, un po’ di spettacolo. Invece ho trovato il live molto low profile. Il vero spettacolo era il pubblico, i chioschetti di taralli caldi, la gente arrampicata sui lampioni, gli adolescenti sudaticci, gli annunci alla fine del concerto: “Attenzione, si è perso un ragazzino, il suo nome è Luca Giurato”.

 

 

 

Tuttavia, due cose bisogna riconoscere a LIBERATO e staff, ci hanno regalato un tramonto bellissimo, ci hanno messi tutti insieme – adolescenti, madri, padri, trentenni fresche di intervento chirurgico, giornalisti affamati, vip. Tutti insieme, tutti a cantare.

 

 

E oggi LIBERATO ci ha ringraziati così:

 

💙JE VE VOGLIO BENE ASSAJE 💙

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Maria Caro

scritto da

Questo è il suo articolo n°444

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