Ad Alexa Meade non bastano le tele
Lucien Freud, l’anno scorso a Firenze avevo comprato una monografia sua e l’avevo regalata a un mio amico per fare l’originale: “non ti porto mica le boccette in vetro con dentro il duomo e la neve finta”. Adesso che ci penso. Le boccette le avevo portate a casa, sono sulla credenza di noce, tra liquori dell’‘84 e piatti della sagra di Mondovì. E chissà se il mio amico poi l’ha apprezzata, sta monografia. Lucien Freud è purtroppo scomparso lo scorso luglio lasciando una saccata di adepti e imitatori. Ecco: le opere di Alexa Meade uno le guarda e gli viene subito in mente Freud, quella pittura che sembra tutta tumefazione e fisicità astiosa piena di comprensione psicologica. Oppure anche Jenny Saville, ma solo da un punto di vista tecnico.
Alexa Meade ha venticinque anni, è nata a Washington e fa ritratti che in un primo tempo richiamano proprio i corpi offesi e muti di Freud (bè diciamolo, quanti sono a essergli debitori?). Occhi esausti e interrogativi, uomini davanti alla tv, donne dalle spalle magre su cui sembra essere passata sopra la vita tutta. E Alexa Meade potrebbe, infatti, passare per una dei tanti debitori, ma se poi si guarda bene e meglio, ecco che scopriamo qualcosa in più sulle sue opere. Lei non dipinge su tela o su altri materiali ma proprio sui suoi soggetti, utilizzando colori acrilici.
Dispone i suoi soggetti davanti a un telo monocromatico, li mette nella posa che desidera e vi dipinge direttamente sopra; fotografando infine il risultato. Così facendo ottiene un crash di iperrealismo e performance art in una mediazione visiva che comprime soggetti 3D in 2D. I suoi lavori sono comparsi su: The Washington Post, The London Telegraph, The Guardian, USA Today, Spiegel, La Repubblica, AOL.com, Yahoo! News, PBS, CNN, MSNBC, The Today Show, Al Jazeera, Nippon Television, NY Arts Magazine, American Contemporary Art Magazine. L’artista ha lavorato nello staff stampa per la campagna di Obama, spendendo gli anni della sua formazione nel modo dei Pr e dei media politici.
Con tutto questo a pensarci bene Freud e la Meade non viaggiano su binari divergenti ma paralleli e hanno qualcosa in più in comune di uno stile simile. Cioè per come si pongono verso l’osservatore. Freud sceglie di mettere a nudo i soggetti prima, spoglia anche la dimensione compositiva ritraendo i suoi personaggi nel suo studio e svela i dettagli che circondano l’operazione della creazione artistica, con l’obiettivo di destabilizzare l’osservatore. Mettendone in discussione le certezze. Alexa Meade con i suoi trompe l’oeil umani fa lo stesso con l’osservatore in un’unione originale di performing art, live painting e fotografia. Quelle cose che non puoi mettere sulla credenza di noce della cucina.
Per saperne di più: alexameade.com