Al Sónar +D 2019, concerti con IA, proiezioni in 3D, il suono delle emozioni e altre diavolerie
Il Sónar +D, il festival nel festival. L’esperienza dentro l’esperienza. Riuscire a infilare la tecnologia, la scienza, la matematica addirittura, dentro al più grande festival di musica elettronica del mondo e uno dei più grandi festival di musica.
Una sfida che gli organizzatori hanno superato alla grande, già con le edizioni precedenti, tant’è che quest’anno si attendono oltre 20.000 partecipanti, più di 5.000 professionisti e oltre 2.000 aziende, che arrivano da ben 60 paesi.
Numeri da capogiro. Parlare del futuro, non è un lusso in questo contesto festivaliero. È uno stimolo, è una spinta verso l’alto, un incentivo potente per le nuove generazioni, assetate di digitale e di creatività. Uno spazio curato in ogni sezione: workshop continui, esposizioni, assaggi di sperimentazioni sonore e visive.
L’innovazione passa dalla musica, ma anche attraverso una certa cultura estetica, come quella del maestro giapponese Daito Manabe che quest’anno torna al Sónar +D insieme al neuroscienziato Yukiyasu Kamitani per una nuova esperienza visiva e musicale sorprendente.
“dissonant immaginary” è il progetto, altissimo e mai altezzoso, nel quale si interrogano sulla possibilità di visualizzare le emozioni. Attraverso l’elettro-stimolazione e la risonanza magnetica il cervello umano viene analizzato e gli impulsi cerebrali tradotti in immagini e suoni. Manabe è un talentuoso ingegnere, programmatore, dj, media artist, interaction designer (si è inventato pure l’elettro-stimolazione che produce musica!) un personaggio di cui abbiamo davvero bisogno tutti.
Tra i relatori anche Robert Del Naja, volto e ideatore dei Massive Attack, e Andrew Melchior, musicista straconosciuto per le entusiasmanti collaborazioni con la band di Bristol per la quale, ha creato l’app Fantom, attraverso la quale è possibile remixare liberamente Mezzanine e, in occasione del ventesimo anniversario del disco, ha trasformato i dati musicali in molecole di DNA sintetico inserite in una bomboletta spray.
Ha collaborato con David Bowie ed è una delle menti del progetto Bjork Digital. I due ci parleranno del rapporto tra musica e tecnologia e sul potenziale ancora da scoprire.
Nel 2017, al Sonar +D si parlava di intelligenza artificiale, lo scorso anno si presentavano i primi esempi concreti e quest’anno sarà Holly Herndon, insieme a Mat Dryhurst e Jules LaPlace, a mettere in pratica i suoi principi.
Con il progetto PROTO, l’artista ha realizzato un album in collaborazione con altri musicisti, ingegneri, sviluppatori e teorici ma, soprattutto con Spawn, l’assistente IA bambino per la generazione di suoni e processi vocali che impara dalle voci e suoni dei suoni dei suoi collaboratori umani ed è parte integrante dello show.
Sono così tanti i progetti, le storie legate al Sónar +D che citarle diventa difficile, si può dire intanto che i temi principali, tra cui si destreggiano espositori, dibattiti, dimostrazioni e show tecnologici vari sono cinque: Artificial Intelligence, Music and Sound Tech, Experience Design, Quantum Computing e The Next Internet.
Gli speaker sono tanti e tutti andrebbero ascoltati per motivi diversi: Jessica Brillhart parlerà di suono e spazio, Marta Peirano, scrittrice e giornalista, parlerà di privacy e diritto in internet e Chris Sharp direttore artistico della sezione di musica contemporanea del mitico Barbican Centre di Londra che racconterà la sua esperienza e come spinge il pubblico a superare i propri limiti musicali per andare oltre, verso l’inesplorato.
E poi, ci sono gli show in 3D, le esperienze magiche di MEDIAPRO, i Tech Show, le Challenge, le Masterclass e un fiume di impulsi elettrici, che si muovono nel corpo e nella mente a ricordare il millennio che viviamoo, tra realtà e il sogno di un futuro, dinamico e super divertente.