Alessandro Gallo si definisce un fotografo ribelle
Vi ricordate i racconti pubblicati qualche tempo fa, per la rubrica Speed Romance, “Il costruttore di voliere” o “Il caschetto nero“? Bene, le foto usate per completare quei racconti dai toni erotic-noir sono di Alessandro Gallo, fotografo milanese con un debole per temi come l’erotismo, il feticismo e tutto quell’universo sconfinato rappresentato dalle umane fantasie sessuali.
Cominciamo pure con i saluti, il tuo nome lo conosco ormai da un po’ di tempo, il mio lo trovi tra i credit, ma in realtà poco ci interessa definire elementi anagrafici; quello che importa è capire le modalità e i motivi che spingono un giovane fotografo ad intraprendere determinate scelte stilistiche. Parliamo di erotismo. Parliamo di pathos, passione, carne. Parliamo senza arrossire e senza censure. Parliamo di te, della tua arte. E cominciamo a farlo partendo da discorsi vaghi. Spiegaci i passaggi attraverso i quali sei arrivato ad essere il fotografo d’erotismo che ora sei, raccontaci di come nasce la tua filosofia artistica.
Il mio nome tu lo conosci già molto bene, ma io lo dico ugualmente: mi chiamo Alessandro Gallo aka alex classe 82′ un’artista diplomato in Accademia di Brera di Milano e da 9 anni fotografo in campo professionale. Inizialmente gavetta gavetta gavetta (sempre tuttora in gavetta) – fotoreporter cronaca, cultura di ieri e oggi, fotogiornalismo, spettacoli, poi con la moda collaborando in vari settori – agenzie, riviste, grossi marchi ed ora spaziato verso il mio progetto erotico un arduo cammino fatto di ricerca, cuore, istinti e vera passione. Fin da piccolo attratto dall’arte e da ciò che era fuori dalla norma… ero il folle (in realtà lo sono ancora) quello perennemente controtendenza: il ribelle.
L’avvicinarsi alla fotografia nacque visitando una mostra fotografica di Helmut Newton, provai una forte suggestione e interesse che divenne ossessione. Ora la mia ribellione, portata fin dall’infanzia, va avanti con un progetto artistico, con grande tenacia e qualche bella soddisfazione, l’arte rivoluzionaria si chiama Revolt Masked: la rivolta mascherata. Una rivoluzione verso una nuova visione dell’arte fotografica erotica… un “gioco” che rende gli adulti un po’ meno adulti e più liberi di manifestare le proprie sensazioni, oscurate finora, dai soliti canoni triviali e scontati. Una rivisitazione dell’erotismo più inquietante, enigmatico, fatto di maschere, di erotismo, feticismo, fantasie sessuali delle più disparate e alcuni miei incubi.. un po’ di ingredienti e di tematiche complesse quali: la filosofia, la religione, il sesso ed altre più umane come i sentimenti, il dolore, le gioie e le lacrime, i visi eccitati e goduriosi, la paura, la nascita e la morte, tutto sulla base del surrealismo la mia icona di vita.
Qui il “bello” non si manifesta con il sistema della visione pubblicitaria o da rivista, la mia visione di bello è reale, è vera, è ciò che osserviamo quotidianamente dando libertà alle nostre sogni più eclissati; nulla è soffocato all’interno del mio progetto.
Il progetto ha già diverse pubblicazioni alcune di spessore, esposizione molte recensioni né cito qualcuna come ad esempio: Ziguline, MenStyle, GQ, Repubblica, Style, Libero, L’Espresso, Donna Moderna…presto anche su Kult magazine e il Millionaire.. e molte altre ed anche un mio piccolo magazine fotografico in uscita costruito interamente da me … ed è tutto in continua espansione, questa nuova intervista è la prova evidente.
..il resto lo potrete scoprire solo seguendomi o compartecipando alla “rivolta” come farebbero valorosi seguaci.
Sei il profeta delle coscienze alienate. Attraverso un obiettivo permetti ai tuoi modelli di occultare se stessi e spogliarsi del proprio ruolo sociale per divenire pura espressione interiore, ma tutto ciò solo indossando una maschera. Insomma pare tu stia predicando un comune paradosso che in realtà è malattia del proprio essere. Non credi che la tua arte sia tutto sommato il manifesto di una piaga sociale?
Hai detto bene i mie modelli si spogliano per divenire pura espressione interiore. Come scritto anche nel mio sito, all’interno di una breve spiegazione, le mie maschere non servono per nascondersi bensì per esibirsi e per caratterizzarsi, , difatti sono sempre dissimili, hanno principali significati e non sono mai usate a caso sarebbe troppo elementare una cosa del genere…la mia mente intricata una cosa cosi facile, non la farebbe mai! E poi molte figure hanno viso scoperto. La modella professionista, l’appassionata o la casalinga… viene da me per far delle foto erotiche perché affascinata, sapendo che con me può liberarsi delle sue fantasie occultate.. prende parte ad un progetto concreto fatto di pubblicazioni, di serio lavoro e di grande visibilità e che sono divenuto oramai un reporter di questo contesto… capace di gestirla e divulgarla… bene… quindi perché reprimere l’arte o la libertà d’espressione? Perché non divulgare le proprie sane fantasie.. liberi con se stessi e con altri.
Storie bizzarre accadono tutti i giorni e in tutte le case anche in quelle più integraliste e raffinate, ma non si vedono, al di fuori si censurano, si negano, prigionieri di se stessi… perché questo? Penso proprio al contrario, reprimere tutto ciò sia una forte piaga, come quella del finto perbenismo e dell’ipocrisia; forse se ci fosse più chiarezza ci sarebbe meno degrado in giro, meno brutalità, meno violenza e soprattutto meno ignoranza. Tutto ciò che si vede nelle mie immagini, sono set reali, veri, nulla è scenografico, finto o recitato, certo qualcosa si estremizza, ma io racconto il vero e chi guarda le foto, se ne accorge di questa “autenticità”, ne è attratto, dalla libertà di pensiero che si cela dentro.
Io sto creando un mio mondo fatto di completa limpidezza, di sogni, di allucinazioni con assenza assoluta di finzione e ipocrisia.
Scandalizzare è un gioco che piace a molti, e la saturazione è ormai raggiunta. Ciò che davvero oggi fa scandalo è la consapevolezza di ciò che si è e si fa. Sembra, ad esempio, che tu trovi divertente citare temi blasfemi e profani, e si sa che la religione è un bersaglio facile. Ma quanta consapevolezza c’è in te nel trattare certi temi? Quanta espressione di te stesso poni nel deridere un simbolo di culto?
Innanzitutto non è assolutamente semplice imboccare strade e tematiche del genere, penso in realtà che ciò’ non sia saturo.. anzi in essa, risiede una continua scoperta e un continuo ricercare. Non c’è divertimento e nemmeno ci si burla di ciò. Parecchie persone assorbono male e in modo sbagliato il contenuto di alcuni miei scatti, unire il sacro al profano è solo un evidente argomento che tutti noi ci identifichiamo anche inconsapevolmente, chiunque dall’avvocato, allo scrittore, al dipende in banca… si può’ dire che è un fatto di cronaca. Io non faccio altro che mostrarlo, lo rendo visibile attraverso concetti rielaborati; c’è chi nega e mente a se stesso, davanti al proprio Dio, c’è chi invece ammette le proprie colpe e giustizie, ci vuol solo coraggio. Citare simboli di culto o temi che trattano delle credenza significa solo palesarli e farli partecipare ancor più da vicino di quanto ci siano già; ovviamente tutto è costruito con dedizione, alcuni miei lavori e bene giudicarli in base a delle conoscenze ben precise sulla religione, sulla filosofia, sulla storia dell’arte; in tutte le cose bisogna applicarsi con cura prima di accostarsi se no si rischia di giudicarle in modo errato, in alternativa si fa prima a voltar pagina.
E’ impossibile non notare quanto abbiano contato i lavori di Helmut Newton per la tua formazione, ma lasciando stare calze autoreggenti e tacchi a spillo, in cosa il maestro dell’erotismo di classe ha definito la tua filosofia artistica?
Newton è stato per me l’inizio, e ancora oggi per il mio lavoro sulla moda e sul burlesque mi da ispirazione, come dicevo prima, il mio interesse per la fotografia è nata propriamente da Newton; mi ha ispirato proprio la sua classe, la sua immane raffinatezza e i suoi mille dettagli scenografici all’interno dei suoi set, un perfezionista. A parer mio è fondamentale guardarsi indietro rivolgendosi ai Grandi Maestri, t’insegnano e ti stimolano; penso che per un futuro migliore bisogna continuamente rivolgersi al passato. Ora sono più incline verso altri Maestri come ad esempio Jan Saudek.
Credi di far davvero parte di quella manciata di artisti dediti alla cultura “di nicchia”, o sei cosciente di essere solo un nuovo prodotto della contemporanea arte popolare?
Tanti sanno che i miei pensieri, le mie concezioni di vita, le tante mie sensibilità, fragilità, passioni, follie, ossessioni… mi distinguano da molti… sicuramente dalla massa. Consapevole di essere un vero artista di nicchia o non, lo lascio dire ad altri.
Sfogliando il portfolio nel tuo sito mi ha spiazzato vedere tra decine di nudi degli scatti di architetture, o comunque urbani. Qual è il nesso tra questi soggetti?
Confondere, annebbiare, mescolare o forse no, chi lo sa…?! con me ogni cosa è inaspettata, quello che potrebbe per molti essere disordinato per me è ordinato … amo lo Street/urban mi avvicina al mio mondo quotidiano e poi chi ha detto che un’architettura o un oggetto statico non possa comunque emanare sensazioni erotiche… tutto può divenire erotico dipende da infiniti punti di vista.
Forse proprio per questo riesco a farmi seguire e a contraddistinguermi per le mie molteplici visioni a volte oniriche a volte più tangibili.
Noto una particolarità di fondo nel tuo erotismo. Gran parte degli scatti hanno come soggetto un singolo, e poco spazio lasci al concetto di coppia; talvolta anche scegliendo di accostare un sexy toy. Pare quindi che il tuo modo di concepire l’eros presupponga una grossa considerazione per l’autoerotismo, quasi ne fa un aspetto principe. Pensi quindi che la libido sia una sensazione che parta dall’idea di singolo?
Per prima cosa amo l’autoerotismo, il sano esibizionismo trovo tutto ciò un’intimità erotica estremamente appagante, carnale ed eccitante; per di più penso che l’autoerotismo oggi, nonostante tutto, sia ancora un forte tabù, soprattutto nella nostra concezione italiana, io vorrei mostrarlo come un aspetto consueto, provocando s’intenda. Tratto più da vicino questo argomento perché più macchinoso di altri, difficile da gestire, per una ragazza/o rendersi esibizionista sola/o davanti ad una macchina fotografica e ancora più complesso, meno convenzionale. Questo è il mio lavoro, ama affrontare tematiche articolate e sicuramente che creino “rumore” tra la folla: l’autoerotismo è una mia componente fotografica come altre, ad esempio, il lesbismo/gaysmo, il feticismo.. culture ben lontane ancora nella nostra società.
Più di dieci anni fa Kubrick con Eyes Wide Shut ha impresso su cellulosa quelle stesse fratture sociali dettate dalla “maschera” che ora tu riproponi. Senti di esserne solo l’eco o hai qualcos’altro da raccontare?
Bè non nego che Kubrick è un’altra figura importantissima e basilare della mia fotografia, in Eyes Wide Shut, Capolavoro, qualcosa è partito da lui, oltre allo stile anche il significato. Il desiderio e le fantasie sessuali, la paura, la minaccia e la perdita di se stessi, l’uso e il significato delle maschere eleganti e inquietanti a volte a viso scoperto, i sorrisi e i pianti, gli incubi e i fantasmi, la felicità e la noia di una coppia sposata, insomma l’attinenza c’è e le sfumature sono quelle; senza far paragoni ad un altro colossale Maestro, forse la mia fotografia alcune volte è ancor meno censurata e più esplicita e volteggia verso argomenti più fomentatori. Altro capolavoro di Kubrick per me importante è “A Clockwork Orange” (arancia meccanica).
Ho saputo che la tua vocazione per l’erotismo in un primo momento si era diretta verso la pittura. Cosa ti ha spinto ad abbandonarla per poi abbracciare la fotografia?
Come ho già detto, sono stato partorito artista e amante dell’arte, nulla ho abbandonato. Dipingo e scolpisco ancora, ridisegno i miei sogni o i miei incubi notturni cosi da tramutarli poi in fotografia. Diciamo che mi sono concentrato maggiormente sull’Arte Fotografica, penso sia un mezzo di comunicazione più potente e immediato.
So che ti definisci un surreale, e addirittura annoveri Bunuel e Dalì tra i tuoi maestri, ma cosa in realtà c’è della filosofia bretoniana nei tuoi lavori?
Io sono un surrealista già nel mio modo di pensare, di abbandonarmi alla mia mente e ai miei sogni è una prova di appartenere al surreale.
Alcune mie opere (pittoriche e fotografiche) sono realizzate citando e scovando nei miei sogni, ma il surreale non è l’irrealtà ma ciò che va al di sopra del reale, quindi l’inconscio e il mio lavoro sui sogni rende me surrealista. “La mia depravazione sta nel fatto che non sono depravato malgrado svisceri pensieri depravati”.
Concorderai con me che il concetto di erotismo è attraversato da una sottile linea rossa posta tra la sterilità della pornografia e le pulsazioni dionisiache della passionalità. A cosa credi che tendano i tuoi scatti?
Concordo perfettamente; I miei scatti sono esattamente al centro. Anzi cercano di non andar né da una parte né dall’altra proprio per distinguersi. Quella “linea rossa” che hai citato, a parer mio, non andrebbe oltrepassata, questo non perché sia un’integralista anzi, adoro la “pornografia ben fatta” e ricercata è alquanto piacevole assaporarne i suoi diversi lati, ma se io con la mia fotografia, valicassi quella linea, risulterei “già visto” ed io non sono cosi. La pornografia è un argomento abbracciato da molti e l’80% di essa non ha logicità, né un fine, né una ricerca accurata, se non la solita. Io miro invece ad un senso, in ogni mia opera risiede un’essenza, un significato dietro la quale esiste un grandissimo lavoro, studi, ricerche teoriche, pratiche e tecniche fotografiche, ore/giorni/mesi in biblioteca non solo al computer, grande passione sull’argomento da trattare insomma nulla è lasciato al caso, anche nell’illogicità c’è un briciolo di logicità (ecco la mia personalità surrealista:) …e poi vuoi mettere; trattenersi a ridosso della “linea rossa”, restar sull’orlo del precipizio magari rischiando anche d’inabissare ma senza caderci: questo è divertimento.
Per chi volesse saperne di più: revoltmasked.com