Andy Warhol
È risaputo che il mostro sacro della Pop Art fu uno dei primi, negli anni settanta, a sperimentare le Polaroid e che portasse la macchina fotografica sempre con se per immortalare qualunque cosa gli venisse a tiro. Tant’è che nella sua carriera si contano circa 10.000 scatti realizzati con questa istantanea. Cominciò col ritrarre immagini giornalistiche di incidenti aerei, per passare poi a ritratti di celebrità defunte e per finire si dedicò ad una serie di autoritratti con tanto di teschio al seguito. Warhol era notoriamente ossessionato e spaventato dalla morte improvvisa [aveva forse presagito il suo incontro con la scrittrice e sua probabile assassina Valerie Solanas] e forse la fotografia è stato il suo personale espediente per esorcizzare questa sua paura. Il sociologo Marshall McLuhan ha detto in proposito:”“Warhol aveva riconosciuto nella fotografia il mezzo centrale dei nostri tempi, nell’ossessione per l’apparire, nella morbosità dell’occhio unita a doppio vincolo con il rifiuto dell’idea di morte, naturalmente l’arte e la cultura pop”. Come dargli torto?