Applaudo ergo sum
Poco tempo fa sono stato colto da un certo fastidio nell’ascoltare l’ennesimo scrosciante applauso durante l’atterraggio di un volo con una compagnia low cost.
Sempre o quasi sempre mi chiedo, all’assistere di tale manifestazione di giubilo, se coloro i quali applaudiscono siano tutti grandi esperti di manovre aeree e quindi con l’applauso vogliano celebrare le prodezze balistiche del pilota. Altre volte mi chiedo se sia una sorta di grido di liberazione e inno alla vita dato dal pensiero che meno paghiamo un biglietto d’aereo e più ci sentiamo insicuri o se semplicemente ormai applaudiamo per qualsiasi cosa.
Questa misteriosa manifestazione dell’essere umano, chiamata applauso, nata nel periodo del teatro classico greco (classico per noi però probabilmente molto super moderno per i greci del tempo) e diffusa nell’antica Roma, é una delle categorie delle azioni culturali umane più comuni. Dico azioni culturali perché é forse una delle discriminanti principali che ci differenzia dal mondo animale anche se adesso mi sorgono dei dubbi: gli animali applaudono? Adesso che ci penso mi sovvien la immagine di qualche scimpanzé in qualche documentario che vedevo da piccino che sbatte gli arti superiori, quindi non ne sono sicuro.
Non so neanche se sia un gesto umano universalmente riconosciuto comunque, penso, possiamo convenire sul fatto che l’applauso sia presente in tutto il mondo occidentale e sotto effetto della globalizzazione in quasi tutto “l’universo Terra”.
Ci sarebbe molto da discutere sull’applauso ossia se si tratti un gesto che ha classe sociale, un proprio codice di attuazione, una propria storia ed evoluzione, ecc ecc…
E’ sul suo valore semantico che però mi vorrei un attimo soffermare: che significato o quali significati può avere, al principio del XXI secolo dopo Cristo, questo battere le mani in modo fragoroso?
Me lo chiedo perché ormai l’applauso è una delle cornici principali delle nostre vite, siamo circondati da applausi: si applaude ai matrimoni e ai funerali e poi, chi è che in vita sua non ha ricevuto un grande applauso? Ma dico io, che ci sarà mai da applaudire a un matrimonio?
L’avvento di uno dei più grande mezzi di comunicazione di massa, la televisione, credo abbia contribuito preponderantemente alla spettacolarizzazione delle nostre vite e delle nostre azioni quotidiane e così l’applauso è diventato uno degli strumenti di cui ci avvaliamo maggiormente per esprimere la nostra approvazione, consenso, compiacimento, celebrazione a un evento al quale assistiamo, virtualmente o fisicamente. Non vorrei che tutta questa logorrea di applausi che ci ha propinato la televisione dalla sua nascita e durante la sua diffusione riduca questa manifestazione dell’essere umano a mero tic nervoso o reazione compulsiva da stress da spettacolo.
Cioè, il pericolo a cui andiamo di fronte nel prossimo futuro potrebbe essere l’appiattimento inesorabile del valore simbolico di questo fragoroso battere le mani e di conseguenza delle nostre vite.
Applaudire sembra quasi essere diventato un atto obbligatorio, una maniera di affermare il proprio stare nel mondo: applaudo ergo sum.
Se finiamo per applaudire a tutto non é che forse poi non riusciremo piú a distinguere il bello da ció che non lo é?
Si dovrebbe apprendere dall’olé nell’arte del flamenco. Questa manifestazione elegante di apprezzamento dell’esibizione flamenca non puó essere esplicitata in qualsiasi momento ma quando si ritiene che chi si esibisce sia riuscito a stabilire una sinergia tra il suo artefacto artistico nella sua espressione e il pubblico.
Non é mica così semplice applaudire.