Artissima e non solo. Un lungo week-end torinese
Andare a Torino il week-end dal 4 al 6 novembre è come immergersi in un parco giochi dedicato interamente all’arte contemporanea. Non c’era solo Artissima, una delle vetrine dedicate all’arte contemporanea più rilevanti sul mercato, ma anche il Club to Club. Due iniziative che ogni anno presentano le eccellenze delle arti visive e della musica elettronica, sottolineando una strana scissione tra i linguaggi, in tempo di commistione e fluidità.
Ma in città c’era anche molto altro: una quantità prodigiosa di mostre, performance, dibattiti, talk, approfondimenti. Così, nel giro di qualche chilometro, saltando da un tram a un autobus, il fiume di addetti ai lavori, appassionati e amanti dell’arte contemporanea si è ritrovato nei musei e nelle Fondazioni torinesi, immerso in un’offerta culturale a tratti schizofrenica.
A passo svelto e con tanto timore di perdersi qualcosa, siamo passati da un classico Giacomo Balla, visto alla GAM, a NESXT, fiera dedicata agli spazi no profit allestita nei capannoni post industrial di Q35, dove hanno avuto la loro vetrina collettivi informali, artist run spaces e associazioni, tra cui Le ragazze del porno, l’associazione Random e il collettivo Rave East Village.
E poi ci sono le grandi mostre internazionali, frutto della collaborazione tra istituzioni a dimostrazione di una grande capacità di fare rete. Ne è un esempio lampante il triangolo tra Fondazione Merz, Fondazione Sandretto e il Castello di Rivoli, prova di potenza economica.
Monumentali sono, infatti, le mostre di Ed Atkins alla Fondazione Sandretto e a Rivoli, con le sue videoinstallazioni ambientali che mettono in evidenza le storture del vivere contemporaneo, proprio attraverso l’uso enfatico del mezzo tecnologico. Agli antipodi sembra porsi il discorso di Wael Shawky, le cui installazioni ambientali fanno da scenografia a lavori filmici che, tra leggende e fatti storici, ricostruiscono le vicende delle popolazioni del Medioriente, in particolare, nella trilogia dedicata alle crociate, raccontate attraverso la messa in scena di burattini e dal punto di vista del mondo musulmano.
Tra attualità, ideologia e senso critico, da Joseph Beuys, al PAV, ad Ai Weieei, al Camera, sembra confermato il ruolo politico dell’artista contemporaneo.
Come tutto questo possa conciliarsi col mercato, il sistema dell’arte, le gallerie, il collezionismo, beh, questo è l’interrogativo costante. Ancora più lampante, pensando che, nel frattempo, ad Artissima, qualcuno sta facendo il conto di quante opere è riuscito a vendere.
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