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Avete mai sentito parlare di dub irpino?

Si parla di:

Una nuova corrente o sottogenere musicale può nascere semplicemente da una serie di numeri:

4 amici
6 pizze assortite
8 birre
1 caminetto
-2 gradi esterni.

Siamo a casa di un amico “musicultore”, all’anagrafe Paolo Picone e artisticamente conosciuto con il nome di Peak. Dopo aver abbondantemente criticato il pizzaiolo che non ha assolutamente soddisfatto i nostri palati fini, cominciamo ad entrare nel cuore della conversazione parlando di musica e di quella che a lui sta più a cuore. Paolo ci parla a lungo e ci fa ascoltare molte chicche: si va dalla tecno alle ballate popolari, passando per il dub.
Appunto, il dub, genere che a me è sempre piaciuto, frutto della fusione tra reggae e musica elettronica. Quando parliamo di dub, facciamo riferimento a due precise scuole: quella giamaicana e quella inglese.
Io mi sono concentrata soprattutto sull’ascolto di produzioni anglosassoni; ma proprio quella sera, davanti a quel caminetto ho capito che forse mi ero persa qualcosa. Ecco che per la prima volta vengo a conoscenza di un presunto “dub Irpino”.

courtesy Jambassa

Proviamo a capirci qualcosa. Anche il bel paese e la Campania, hanno avuto prepotenti esempi all’interno della cosiddetta scena dub. I più conosciuti al pubblico sono sicuramente gli Almamegretta, che ai tempi delle posse avevano dato magistrale esempio di come si potessero creare produzioni di altissima qualità. Ma quando parliamo di Almamegretta, parliamo ovviamente di Napoli; spostandoci solo di qualche chilometro e addentrandoci tra le verdi colline irpine è lì che troviamo il nostro amico Peak e la crew del progetto Jambassa che da anni portano avanti la scena di quello che proveremo a chiamare dub “made in Irpinia”.
I Jambassa, attivi sulla scena da circa 12 anni, hanno un sound assolutamente originale e caldo, dal chiaro sapore roots, in perfetta sintonia con quelle che sono le salubri e genuine atmosfere Irpine.
A questo punto la domanda sorge spontanea: ma cosa distingue il “dub irpino” da quello partenopeo?
Questa è la domanda che ho rivolto a Paolo, il quale, senza troppi giri di parole, mi ha risposto: “la verità è che noi eravamo davvero troppo “semplici” nelle nostre dotazioni tecniche e in quello che poteva essere il nostro background musical/culturale e non avendo molti mezzi per fare musica, cominciammo ad imitare l’esempio napoletano, usando però quel poco che avevamo a disposizione; inconsapevolmente ci siamo accorti di aver dato vita ad un vero e proprio sotto-genere”.

courtesy Peak

Ma non finisce qui. Nel 2005 nasce nella stessa terra, per opera di Paolo, Carmine Minichiello (Gamino – jambassa), Giovanni Roma, Leo Giso e Raffaele Gargiulo (Papa Lele -Jambassa) ,”A quiet Bump” una label made in Irpinia dedicata al dub e al digital roots, che proprio in questi giorni sta facendo parlare di sè per l’uscita della compilation “UNO”, una raccolta di undici brani in edizione limitata.
Per i curiosi che ne volessero sapere qualcosa in più questo è il link da seguire: http://www.aquietbump.com/release/aqbmpcd001-various-artists-uno

A noi è piaciuto molto e ci piacerebbe sapere la vostra opinione in merito. A questo punto non resta che lasciarvi all’ascolto della playlist suggeritaci nientepopodimeno che dal nostro Paolo Picone aka Peak.

Peak - Strange noises from the wardrobe

[audio:03 - PEAK - Strange noises from the wardrobe.mp3]

Jambassa - Like silence

[audio:02 - JAMBASSA - like silence.mp3]

VOODOO TAPES - bloodsucker and spider (Idren Lion Warriah)

[audio:04 - VOODOO TAPES - bloodsucker and spider (Idren Lion Warriah).mp3]

PANTAZM - Side B

[audio:05 - PANTAZM - Side B.mp3]

BLACK ERA - Doors words (hard dub mix)

[audio:01 - BLACK ERA - Doors words (hard dub mix).mp3]

Per chi volesse saperne di più: aquietbump.com

Testi e altre corbellerie di Antonella The Door e Dimitri Grassi

Antonella La Porta

scritto da

Questo è il suo articolo n°28

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