Baci e abbracci da… Alessandro Baronciani
Una coppia cammina sotto i portici: cercano un bar o un pasticceria in cui fermarsi. Questa no, quella non mi piace, la ragazza ha gusti difficili. Trovano quella giusta e entrano. Lavoro, un esame, una città europea e Panda Bear; una festa a cui vorrebbero andare. Parlano senza lunghe pause. Dopo un poco iniziano a litigare, motivi banali e di orgoglio, ma litigano duro. Venti minuti buoni mentre la cameriera segue il loro battibecco da dietro il bancone e aggiorna la cuoca nel locale cucine. Pagano in silenzio e se ne vanno. Camminando verso la stazione non si parlano. Lui fa l’offeso, lei gli fa domande qualsiasi, lui risponde a sillabe. Ah, eh, uh. Lui ha un treno da prendere. Si salutano frettolosamente, lei gli chiede se è ancora arrabbiato, lui sale dicendo no, no e il treno parte. Si siede, guarda fuori dal finestrino; è sera. Riceve un sms di lei, lo legge. Si sente come se avesse fatto una lunga corsa. Si alza e scende alla stazione successiva, che non è ancora la sua. Decide di tornare indietro. Aspetta sulla banchina il treno che va in città, sentendosi un idiota, mentre la campagna circostante si spegne nel buio della sera.
Una situazione semplice così potrebbe essere una delle tante storie evocative di Baronciani, alle quali lui riesce a dare un tocco in più. Le sue tavole hanno un’atmosfera degna dei film intimisti francesi. Forse la sera, quando disegna alla scrivania, si apre l’armadio alle sue spalle e ne esce il fantasma di Rohmer che gli dice nell’orecchio fai così e cosà. La ragazza disegnala in questo tal modo.
Alessandro Baronciani è ormai una certezza trasversale: dal mondo dell’illustrazione italiana, ai fumetti. Pensa alla copertina di settembre di Rumore, o al suo ultimo albo “Le Ragazze Dello Studio Di Munari” una sapiente fusione tra libro interattivo e storia d’amore con citazioni di Antonioni e Godard. E’ in corso una sua mostra, a Capri allo spazio Meme, dove sono esposte le sue opere fino al otto gennaio 2012 .
Una mostra da vedere perché è un autore lirico e con il dono della sintesi che disegna, e racconta, un mondo personale fatto di coppie stese su un plaid lungo un fiume, libri con le orecchie e Ipod solitari. E ragazze dalle guance arrossate. Come dopo una lunga corsa.
I disegni e le serigrafie esposte come sono nate? Fanno parte di un lavoro unitario o creato nei ritagli di tempo?
La mostra è una raccolta di serigrafie dove i miei disegni hanno una base colorata e di disegni originali in bianco e nero. In più ci saranno i “Baci da Carpi”, tre serigrafie a tiratura ultra limitata con dei baci che come sfondo avranno la città che ospita la mostra. Questo perché da piccolo sono stato un collezionista di cartoline. Mi sono sempre piaciute e i “baci da …” era una delle frasi più ricorrenti delle cartoline. Mentre invece oggi non le spedisce più nessuno. Le stampe si troveranno soltanto alla galleria Meme.
Quando realizzi illustrazioni rispetto a quando fai fumetti in che modo ti poni, su quale aspetto ti concentri?
L’illustrazione è semplicemente un disegno, il fumetto invece sono tanti. Se vuoi che abbia un senso le immagini in un fumetto devono avere una relazione. In una illustrazioni invece no. Sally Brown la sorella di Charlie faceva le relazioni scolastiche di 2000 parole portando in classe due disegni. Diceva che una illustrazione valeva mille parole.
In che modo il cinema influisce sul tuo modo di raccontare storie e disegnare?
Mi piacerebbe andare di più al cinema ma adesso è sempre più difficile andarci. Una volta erano tutti in centro e quando avevo sedici anni prendevo la bicicletta e li andavo a vedere con i miei amici. Adesso sono tutti fuori città nei centri commerciali e devi avere la macchina e il tempo per arrivare fuori città. Però forse la tua domanda era un’altra.
Le ragazze dello studio di Munari è andato molto bene, quale credi che sia l’elemento che lo ha fatto apprezzare?
Probabilmente perché il protagonista è antipatico e sinceramente in tutta la storia è l’unico che veramente non capisce gli insegnamenti di Bruno Munari.
Come riassumeresti l’immaginario che cerchi di ricreare nei tuoi lavori?
Domanda difficile.
Hai in corso qualche collaborazione o stai lavorando a qualcosa?
Sto lavorando a due libri illustrati e intanto sto cominciando a buttare giù le matite per la mia prossima storia a fumetti ma ho preso la polmonite che mi ha completamente messo fuori gioco per una ventina di giorni e adesso sono in ritardo con tutte le consegne, e ho la testa come la pancia dopo il pranzo del giorno di Natale.
Vorrei chiedere “piena di panettone?” per fare il simpatico, ma è meglio di no.
Per saperne di più:
alessandrobaronciani.blogspot.com
www.spaziomeme.org