Back to The Planet of Apes
Ve la ricordate la scena iniziale di 28 giorni dopo? Io perfettamente, in pratica degli animalisti fanno incursione in un laboratorio di ricerca e molto intelligentemente (leggi nota di ironia) liberano le scimmie usate per gli esperimenti, da lì segue la fine del mondo (di Londra in realtà). In Liberia, nell’Africa occidentale, è successo che 200 scimmie sono state reinserite nella natura dopo circa 25 anni e dopo aver “offerto” il loro corpo alla ricerca nel Liberian Institute for Biomedical Research, meglio conosciuto come Vilab II. Dopo essere sopravvissute alle malattie e a ben due guerre civili ora scorrazzano libere sul loro territorio, una serie di isole precedentemente preparate.
La troupe di Motherboard, la nostra rivista scientifica preferita, è andata in quella che oggi viene definita Monkey Island per osservare le scimmie che vivono in libertà e ha girato Island of The Apes. Il documentario è stato preceduto da un inquietante trailer e seguito da una serie di corti, il tutto è stato permesso da una joint venture tra Motherboard e la 20th Century Fox che ha appoggiato il progetto in attesa di lanciare il tanto atteso Apes Revolution – Il Pianeta delle Scimmie.
La trilogia di corti Before The Planet of The Apes, che potete vedere qui, qui e qui, sono ispirati ai dieci anni trascorsi tra L’alba del Pianeta delle Scimmie e il suo sequel Apes Revolution – Il Pianeta delle Scimmie.
Se soffrite di maimouphobia non guardate né trailer, né corti, né documentario, né film, ma se siete dei cuori selvaggi buona visione.
Testi a cura di Mariangela Guardabascio.
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