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Bafefit ed il fantastico mondo del suicide surrealism

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In un pomeriggio di primavera romana, quando il ponentino è pronto a sollevare un po’ di polvere e foglie cadute sulla strada, mi ritrovo da Mondo Bizzarro dove qualche settimana c’è stata la mostra “Bafefit deve morire”, un evento dedicato ad uno degli esponenti del pop surrealism made in italy, Bafefit appunto, che siamo andati ad intervistare per la vostra gioia. Seduto a fianco a me, un po’ timido a causa del registratore che gli pongo vicino ma sorridente come un bambino curioso, Bafefit mi racconta della sua passione per il disegno e per i suoi mostriciattoli rigorosamente in chiaroscuro, realizzati su fogli di carta dell’800 che ogni anno riceve come regalo di compleanno da una sua amica scrittrice dell’Emilia Romagna. Ha già alle spalle diverse mostre e collettive e un futuro che lo vedrà partecipare a numerosi progetti. Signore e signori ecco a voi Bafefit!

courtesy Mondo Bizzarro

Chi è Bafefit?

Bafefit sono io. È una storia che mi porto dietro da molto tempo. Ho deciso di chiamarmi così in onore di una serata trascorsa con due ragazze francesi quando non ero più un adolescente. Sono state loro a coniare il termine prendendomi in giro perché ancora non mi crescevano i baffi. Mi hanno portato fortuna perché ora finalmente li ho e dunque mi piace firmarmi con questo pseudonimo, mi ci rivedo. Ho anche creato un Bafefit, un autoritratto con cento cuori e con la testa e le corna di un cervo, presagio alle corna future (ride ndr), realizzato in un momento in cui mi sentivo innamorato e come sappiamo quando si è innamorati l’amore prende il sopravvento in ogni gesto.

Spiega ai nostri lettori cos’è la suicide surrealism

Per suicide surrealism intendo una serie di opere in cui i soggetti rappresentati vengono colti in una situazione mentale in cui l’unica via di scampo è il suicidio: la libertà di questi personaggi si traduce in morte volontaria. La serie di quadri era sulle zollette di zucchero che venivano poste sotto la pioggia oppure di fronte alla tazza del caffè. Questa condizione, quella della morte volontaria, è legata ad un discorso filosofico in cui qualsiasi essere vivente preferisce suicidarsi piuttosto che rinunciare ai suoi ideali. In altre parole suicide surrealism significa per me porre i personaggi alla stregua della vita.

Nelle tue opere l’elemento della morte si mischia a quello fiabesco: c’è un richiamo all’adolescenza?

In parte sì. Vivo a Roma da molto tempo, quasi 12 anni, ma provengo da un paese del profondo Salento, ricco di leggende, un luogo in cui le favole prendono il sopravvento nella vita quotidiana. E così è successo anche a me, a cominciare dalla mia infanzia, quando da piccolo facevo delle lunghe escursioni nelle grotte dove c’erano disegnati dei murali preistorici che mi hanno affascinano. Da allora ho iniziato a vedere un po’ di nero in quello che facevo e che continuo a fare, tanto è vero che a tutt’oggi non ho mai dipinto e nemmeno disegnato in modo colorato.

Quali sono le situazioni e i luoghi che stimolano la tua creatività?

Il mondo dei sogni, ed in particolare gli incubi, è la mia principale fonte d’ispirazione. Anche stanotte ho fatto un incubo: ho sognato una casa con una vecchia che coltivava funghi quando ad un certo punto del sogno apriva dei cocomeri da cui venivano fuori dei topi.
Un posto che ha alimentato la mia curiosità creativa di recente è il Ghetto: questo è uno dei luoghi di questa città che mi più mi stimolano perché è ricco di richiami al passato di Roma, basta leggere le insegne dei ristoranti, i nomi delle strade rimasti intatte, ogni cosa che si osserva porta i segni della storia del posto.

courtesy Mondo Bizzarro

Se ti chiedessero di scrivere una favola ed illustrarla chi sarebbe il protagonista?

In realtà ho già scritto una fiaba in cui il protagonista si chiama Osvaldo, il quale cerca in tutti i modi di salvare dei conigli intrappolati in una gabbia tenuta da un’anziana signora.
Anche in questa rappresentazione, che spero di riuscire a pubblicare molto presto, mischio il macabro con l’ironia. C’è l’effetto fiabesco che viene edulcorato dalla presenza della morte e dei suoi colori.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Il festival Alterazioni 2011 dove parteciperò nella sezione Pittura e Grafica con 3 quadri, l’Italian Pop Surrealism, ovvero una collettiva di artisti itinerante che partirà da Mondo Bizzarro per giungere in Europa e negli Stati Uniti, patria del pop surrealism. In previsione ho una doppia personale a Roma con la mia amica Ciou ma anche una personale retrospettiva composta da 80 opere, a cui seguirà la pubblicazione di un catalogo per questa mostra.

Rivoluzione è il tema di maggio di ziguline, a te cosa fa pensare?

Da femminista rispondo Frida Kahlo, lei è la mia artista preferita, soprattutto perché ha vissuto una rivoluzione implosa a causa della sua vicinanza con Diego Rivera. Per me lei è una rivoluzionaria della politica e della vita.

Eva Di Tullio

scritto da

Questo è il suo articolo n°178

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