Barcelona gastrochronicles | Ma io volevo la pizza, la pizza e niente più
Penso che una delle prime domande che ho fatto, appena arrivato a Barcellona, ad una mia amica “fidata” che viveva qui già da alcuni anni è stata: “senti ma dov’è che si può mangiare una buona pizza da queste parti?”. Ebbene, mi furono suggeriti giusto un paio di indirizzi, uno di questi di li a poco sarebbe diventata la mia “parrocchia” in terra straniera.
Ma facciamo un passo indietro. La pizza è sicuramente uno dei piatti per il quale il mio radicalismo culinario da il meglio di se. Non sono nato a Napoli e non sono un pizzaiolo, ma penso di avere sufficienti calli sulla lingua per poter esprimere un modesto quanto convinto parere su come dovrebbe essere una buona pizza degna di essere chiamata tale.
L’imprinting della Pizza napoletana l’ho ricevuto all’età di 13 anni, quando, con i miei genitori, facevo visita a Napoli per un modesto giro compere stagionali che non si poteva non concludere con una tappa obbligata in pizzeria.
Non in una qualsiasi, ma da “Trianon da Ciro”. I miei sono sempre stati dei super abitudinari quando si trattava di mangiare fuori. Trianon sarebbe stata la nostra unica e sola pizzeria napoletana per molti anni. Siamo alla fine degli anni ottanta e la mia conoscenza con questa pietanza fu qualcosa di folgorante. I profumi, l’aspetto, la consistenza della pasta, le bruciature sul cornicione, le dimensioni, sempre identiche nel tempo hanno fatto si che da quel momento in poi nel mio cervello si andasse cristallizzando la carta di identità sensoriale della vera pizza napoletana. Con gli anni questo gusto si è andato man mano affinando grazie a continue e ripetute incursioni in quelle che a mio modo di vedere sono i santuari della pizza napoletana. I vari Sorbillo, Di Matteo, I decumani, Lombardi, Michele, sono state la mia palestra gastronomica. Posti dove ho potuto consolidare quello che oggi è il mio personale standard di riferimento quando si parla di Pizza. Standard poi ulteriormente confermato grazie alla miriade di non-pizze o pseudo tali consumate nell’arco di trent’anni e passa di onorata carriera a tavola.
A Barcellona di posti in cui vendono piatti sotto il nome di pizza ce ne sono in quantità industriale e per uno come me è come muoversi in una sorta di campo minato. Mi ricordo ancora i primi tempi, quando mi capitava di uscire con un gruppo di amici spagnoli, ancora ignari del mio “talebanismo” culinario, cercavano di farmi sentire un po’ a casa proponendomi di andare a mangiare una pizza in uno dei tanti spacciatori di focacce dalla forma circolare, condite con oggetti non ben identificati.
Io per educazione accettavo ma già premeditavo l’esito della serata. La domanda “qué te parece?” non tardava ad arrivare ed io non vedevo l’ora che me la facessero perché avevo finalmente l’opportunità di poter erudire queste anime innocenti che non avevano la benché minima idea di cosa fosse davvero una pizza.
Almeno finché non li ho invitati ad avvicinarsi alla mia “parrocchia”: N.A.P.. Che sta per Neapolitan Authentic Pizza. A quanto ne so è l’unica Pizzeria a Barcellona, nel senso di essere solo ed esclusivamente pizzeria, capace di sfornare un piatto che non ha nulla da invidiare alle migliori pizzerie napoletane. Il caso ha voluto che questo posto aprisse i suoi battenti giusto qualche mese prima del mio arrivo a Barcellona. Dio c’è e questa ne è la prova.
N.A.P. comincerà a sfornare le sue prime pizze nell’aprile del 2011, frutto di un progetto di tre giovani napoletani in fuga dall’Italia che decidono di realizzare il proprio progetto di vita, in una città che non tarderà nel ripagarli dello sforzo fatto.
Questo posto in città è ormai un’istituzione, non solo per la numerosa comunità italiana, ma per chiunque sia alla ricerca di un prodotto che non ammette alcun tipo di compromesso o improvvisazione.
E lo dimostra la fila che probabilmente dovrete fare se vi recherete nel fine settimana. Niente paura, da buona pizzeria napoletana i tavoli “ruotano” con grande maestria e con un po’ di pazienza sentirete chiamare il vostro nome.
A questo posto devo davvero molto. Per un periodo ce l’ho avuto a due passi da casa e sapere di poter mangiare una buona pizza ogni volta che ne avevo voglia è stato un grande privilegio, oltre al fatto di poter respirare sempre un’aria molto familiare che per un nostalgico come me non fa mai male.
A questa pizzeria va il merito di aver saputo divulgare il concetto e la filosofia della “pizza napoletana” alle migliaia di persone che dopo averla provata si alzano da tavola come se fosse stata rivelata loro una nuova grande verità. La vera pizza esiste ed io l’ho provata a 5 euro e 50 da NAP a Barcellona.