Vuoi essere informato sui nostri Ticket Deals?
Iscriviti alla nostra newsletter.

* obbligatorio
Close

Barcelona gastrochronicles | Il pippone introduttivo

Hola! È da un po’ che non ci si vede eh?! Niente paura con quello di oggi inaugureremo un ciclo di “incontri” durante i quali condividerò con voi le mie personalissime e discutibilissime esperienze enogastronomiche in terra catalana e per l’esattezza nei bar, nei ristoranti ed in qualsiasi altro luogo che abbia a che fare col bere e con il mangiare che ho avuto modo di sperimentare da quando vivo a Barcellona.

Ristorante "Italiano" nel quartiere Poble nou

Prima di entrare nel merito della questione vorrei fare alcune importanti premesse. È cosa ormai risaputa  che l’italiano medio soffra di una strana malattia per cui ovunque si trovi nel mondo è sempre alla perenne ricerca di posti dove poter mangiare “italiano”.

Se questo è vero per il “turista italiano medio” lo è ancor di più per “l’immigrato italiano medio”.

E ancora, se a questi due profili aggiungiamo quello dell’italiano con la fissa della buona cucina nonché fondamentalista della tradizione gastronomica regionale ecco che le cose cominciano a farsi un po’ più complicate.

Alimentari con rosticceria

Me ne sono accorto sulla mia pelle da quando ho superato quota 35 (anni) e da quando vivo all’estero. Per me mangiare fuori può essere la più stimolante delle esperienze ma con un alto rischio di tramutarsi in un incubo.
Cosa voglio dire? Che non ammetto più vie di mezzo. Non accetto più compromessi. O si “azzecca” il posto giusto o sono guai per chi mi accompagna. L’alternativa è mangiare a casa. La più sicura ed economica senza dubbio.
Devo dire che il mio fondamentalismo culinario degli ultimi anni mi ha costretto nel tempo a sviluppare un certo “fiuto” per il locale che offrisse il miglior compromesso tra prezzo e qualità dell’offerta. Sarebbe fin troppo facile infilarsi in uno dei tanti ristoranti pluri-stellati per vedere accontentate le mie aspettative. Ma dal momento in cui non appartengo ancora a quel famoso 10% della popolazione mondiale che detiene il 90% delle ricchezze totali, sono costretto a fare affidamento sul mio intuito eno-gastronomico a buon mercato.

Gente lungo la rambla del quartiere Poble Nou

Alla stregua di Google, ma senza avere alle spalle il talento dei suoi fondatori, ho dato vita ad un mio personale algoritmo, del tutto improvvisato e senza alcuna base scientifica, con cui di volta in volta cerco di determinare la probabilità di entrare nel posto giusto buttando un occhio all’insegna, una sbirciatina all’interno del locale, la conta degli adesivi con i vari riconoscimenti in genere apposti  sulla vetrina, la presenza o meno di gente in fila e qualche altro dettaglio che non starò qui a spiegarvi. Per la cronaca se passo davanti uno dei tanti ristoranti con le fotografie formato gigante delle trecento portate previste dal menù o peggio ancora quelli che espongono una pizza  o una paella, per dirti “Qui prepariamo sta munnezza” è sicuro al 300% che non sarò mai un suo cliente.  
Insomma la mia è una sorta di check-list con cui ogni volta che ho voglia di cenare fuori cerco di evitare di beccarmi l’ennesima sola che mi farà salire il sangue alla testa.

una cockteleria ed il suo menù di tapas

Il processo di selezione può essere roba di pochi minuti se ho il culo di incrociare un posto con le giuste “credenziali” o anche di qualche ora. E in una città come Barcellona dove un buon 60% delle attività commerciali che trovi  in centro sono dedite alla ristorazione è facile capire che o sei un critico gastronomico navigato con anni di esperienza alle spalle o la probabilità di finire in uno degli 8.000 dozzinali “bar de tapas” di turno è dietro l’angolo. Piccola parentesi.
Fosse solo per i Bar de Tapas, vogliamo parlare delle centinaia di pseudo Pizzerie o dei sedicenti ristoranti italiani o degli endemici  risto-buffet o dei ristoranti “Giapponesi” cinesi al 100%  e così via.

Tipica lavagnetta con menù

Questa del resto è una delle ragioni per cui due volte su tre finisco per tornare negli stessi posti dove, pur sacrificando l’emozione della “prima volta”, sono almeno sicuro di non alzarmi da tavola con un profondo senso di frustrazione e fame nei migliori dei casi. Per decenza non ho accennato ai soldi buttati nel cesso. Ah ora l’ho appena fatto. Sorry.

 

Assortimento di lavagne porta-menù

La cosa positiva del vivere in una città come Barcellona è  data dalla possibilità di fare molteplici tipi di esperienze culinarie grazie alla sua spiccata vocazione turistica ed alla presenza di una folta comunità internazionale. L’ampissima offerta ristorativa implica però che ci si debba mettere davvero d’impegno nella ricerca, ma con un po’ di fortuna  si può assaggiare il meglio della cucina mondiale.

Il costo da pagare è la voglia di camminare, di guardarsi in giro, magari documentarsi un po’, chiedere a chi vive qui da più tempo ed ha magari le tue stesse manie in fatto di cibo.

Ristorantino di quartiere frequentato da ultra sessantenni

Già sento qualcuno tra voi che si sta chiedendo perché invece di menarmela così tanto con tutte queste pippe gastro-mentali
non consulti siti web come Trip-advisor ed affini. Ebbene le ragioni sono diverse. Premetto che non appartengo minimamente alla categoria dei cosiddetti pianificatori compulsivi. Parlo di quella particolare categoria di persone che prima di mettere un piede fuori di casa devono controllare previsioni meteorologiche, traffico autostradale, prenotato il biglietto a teatro e riservato il tavolo al ristorante (Ve lo ricordate il socio ACI di Bianco Rosso e Verdone?).

uno dei tanti ristoranti "italiani" a Barcellona
Devo dire che per me la decisione di mangiare fuori è qualcosa di prevalentemente istintivo e poi passando già tutto il giorno davanti ad un monitor per lavoro e non solo non ci penso proprio a spulciami liste chilometriche di ristoranti e per ognuno andarmi poi a sorbire i commenti, spesso contraddittori, dei vari ex-clienti o sedicenti tali. A proposito, avete mai sentito parlare di queste agenzie indiane che per poche migliaia di euro ti sparano centinaia di commenti positivi sul profilo del tuo ristorante per aumentarne il ranking e far abboccare l’ignaro utente in cerca della cena perfetta? Questo era per dire che con me Tripadvisor non funziona o comunque non risolve il mio “problema”. 

Terminata questa “breve” disamina introduttiva vi do appuntamento a domenica prossima dove vi racconterò della mia esperienza con la Pizza a Barcellona.

 

P.S. Conoscete qualche posticino interessante a Barcellona? Segnalatemelo lo andrò a testare e vi dirò la mia. Scrivete a dimitri@ziguline.it.

Community feedback