Beans | Dandelion to Neon – Earthquake Island
Di Tokyo la cosa che mi ha più impressionato e che non scorderò mai è la coesistenza di due anime opposte: prima sei quasi spaventato dalla quantità di luci al neon che ti sovrastano, dalle mille facce giganti che, mute, ti parlano attraverso i pixel dei maxi-schermo. E poi rimani estasiato dal silenzio, la calma di un tempio, il minuzioso rito dello scrivere una preghiera su un foglio e offrirla a un dio. Il tutto nella stessa via.
Emiliano Ruggiero, in arte Earthquake Island, vive a Tokyo da ormai dieci anni, quando l’ho incontrato durante il mio viaggio in Giappone mi ha parlato di questo disco che avrebbe visto la luce dopo anni di ricerca sonora. Mi ha detto che avrebbe colto il dualismo della sua città, che avrebbe parlato delle luci e dei fiori di ciliegio, della tecnologia e della poesia di questa metropoli: questo è Dandelion to neon.
Il disco si apre con il neon: Noir, un brano non semplice, un omaggio al genere cinematografico, ma anche un omaggio alle oscure figure femminili giapponesi come l’assassina protagonista di 1Q84, una canzone ricca di suoni complessi che mi ricordano quell’improvviso frinire di cicale, così forte e metallico da sembrare prodotto da altoparlanti immaginari. A questo segue Like tears in rain tributo all’ultima scena di Blade Runner, l’ultimo malinconico canto di un robot umanoide prima di spegnersi. Questi sono due brani intensi, che provocano in chi li ascolta lo stesso impatto che ha la metropoli nipponica su uno straniero appena arrivato.
Si inizia con la tecnologia, con la frenesia, per finire nella poesia: Visual folder touching fingers, Interludio, Il mare e Dream of origami. Sono i brani più evocativi, che pennellano immagini e sensazioni, delineano sottili profili di lanterne e ciliegi in fiore.
E nel mezzo la chiave di lettura, il significato profondo di tutto il disco: To (と) (che è anche un brano del disco). In inglese indica un movimento verso qualcosa, mentre in giapponese è una congiunzione, il simbolo dell’unione di due cose. Così come in Tokyo convivono due anime, una caotica e una intima, anche in questo disco si trovano riferimenti eterogenei, dai campionamenti di anime giapponesi a vecchi brani degli Audio Two, che insieme completano quello che è un percorso ricercato, ma allo stesso tempo molto personale.
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Noi ascolteremo ogni beat, sentiremo ogni singola nota
e magari ci facciamo scappare un Beans.