Beans | Wilderness – Explosions in the Sky
Per me la musica deve prima di tutto suscitare emozioni, smuovere qualcosa nel profondo e scuotermi fino al limite del dolore fisico. Gli Explosions in the Sky sono maestri in questo, hanno pubblicato dei capolavori del post-rock di livello irraggiungibile come The Earth is not a Cold, Dead Place e All of a Sudden I Miss Eversione. Per me personalmente, sono immensi, hanno scritto alcuni brani (Your Hand in Mine, The Birth and Death of the Day, per citarne due) che mi hanno fatto male al punto da mozzarmi il fiato, talmente erano struggenti, e tuttavia pieni di speranza inaspettata.
E Wilderness, che esce dopo qualche anno di silenzio “ufficiale”, durante il quale la band si è dedicata alla stesura di colonne sonore, non è da meno, e forse non si esagera se si dice che è uno dei lavori più emozionali realizzati da The Earth…
Wilderness è un disco che ritrae luoghi sconosciuti, dipinge sogni astratti e descrive con minuzia ogni dettaglio di un ricordo che avevi dimenticato: come l’ultimo abbraccio a un amico prima di partire, la prima alba in spiaggia, o quella sensazione disorientante che ti colpisce quando capisci di essere solo.
Gli ampi spazi vuoti che si intramezzano alle esplosioni sonore rapiscono completamente l’attenzione e costringono a confrontarsi con dolori sepolti, ma allo stesso tempo, invitano a godere della vastità di un tramonto, chiedono di osservare con estasi le nuvole di un temporale, ma obbligano a ripensare a tutte le proprie speranze accantonate. Catastrophe and the Cure, per citare una loro canzone: qui raccontano quelle catastrofi intime e universali che accompagnano la vita di ognuno di noi, e al contempo offrono quel barlume di speranza che tutti vorrebbero nel momento del bisogno. Come in Losing the Light, un brano che nel suo incedere è silenzioso come il vuoto lasciato da una perdita, ma che riesce comunque a far trovare un momento di pace e conforto nel suo finale.
Tutto il disco è egregio, però sono due i brani che sono riusciti anche stavolta a farmi provare quella sensazione particolare, simile a una stretta al petto e a una voglia improvvisa di piangere senza motivo: Wilderness, immensa e commovente come la prima volta che vedi l’oceano, e Landing Cliffs, evocativa come il più bel sogno dal quale non vorresti mai svegliarti. Quei pezzi che ti rimangono addosso per giorni. C’è qualcosa di magico in questi brani che risveglia un desiderio nascosto, forse quel rimpianto per qualcosa che non esiste e che non esisterà mai. Oppure è soltanto quella sottile speranza, quella che dice che almeno nella musica c’è un rifugio per salvarsi dal mondo reale.
La parola wilderness è una delle mie preferite in inglese: significa selvaggio, qualcosa non intaccato dall’uomo, è una parola che profuma di foglie rigogliose, che evoca scogliere imponenti e onde burrascose, ma anche pioggia, freddo e lande desolate che si distendono a perdita d’occhio. Il nuovo disco degli Explosions in the Sky è la wilderness dell’anima, un territorio sconosciuto alla nostra razionalità, che una volta scoperto può solo essere contemplato con il cuore gonfio di lacrime.
The Wilderness | sito
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e magari ci facciamo scappare un Beans.