Cosa fare nei prossimi 100 anni? Casa Morra ha tutto già programmato
Casa Morra, archivio dell’arte contemporanea, apre a Napoli, negli spazi di Palazzo Ayerbo D’Aragona Cassano, cuore del quartiere Materdei, e lo fa con uno sguardo retrospettivo ma anche proiettato al futuro, con l’ideazione di un programma di mostre lungo 100 anni, formulato da Peppe Morra con lo spirito giocoso tipico delle avanguardie.
All’inaugurazione non poteva mancare l’imprinting di colui che ha incarnato il Dada e che ha inferto il colpo letale alla pittura, avendo sperimentato praticamente tutto già all’inizio del Novecento, dalla fotografia al cinema, dalla performance al disegno e all’installazione ambientale.
In principio era Marcel Duchamp, lui che intendeva ogni aspetto della vita come un meccanismo quasi perfetto, orientato dal caso, come una partita a scacchi, e che nel 1917 presentava Fountain, l’orinatoio diventato opera d’arte. La mostra-archivio si apre con una struttura simile al Grande vetro, all’interno della quale sono trattenute le sinuose ed enigmatiche incisioni che Duchamp realizzò per Arturo Shwarz, mentre nelle altre vetrine sono esposti i dischi Rotoreliefs e altre chicche, come alcune scatole-valigia, miniature portatili delle sue opere.
Oltre a Marcel Duchamp, per l’inaugurazione dello spazio dedicato alle Avanguardie, con particolare predilezione per il Dada, il Futurismo, l’Azionismo Viennese, il Gruppo Gutai, il Fluxus e la Poesia Visiva, Morra ha scelto di schierare i due capostipiti dell’happening: John Cage e Allan Kaprow.
Nella stessa sala siamo accolti da Not Wanting To Say Anything About Marcel, opera di John Cage, una sorta di proiezione delle stratificazioni di idee e immagini mentali che danno vita a costruzioni illogiche. Tutt’intorno, le fotografie ritraggono i due artisti e tessono il racconto della loro amicizia e collaborazione. Ma, all’inaugurazione di Casa Morra, Cage è presente anche con la suggestiva interpretazione di sue 13 composizioni, eseguite da musicisti disposti lungo lo scenografico scalone.
Alla serata inaugurale, rigorosamente su invito, c’erano un po’ tutti, compreso l’immancabile Achille Bonito Oliva, e poi artisti, addetti ai lavori, istituzioni e persone vicine alla Fondazione Morra, tra cui le quattro suore che, fino a qualche anno fa, abitavano in quel palazzo e lo hanno ritrovarlo immerso in un’atmosfera irreale, alla quale, a dire il vero, contribuivano con la loro presenza silenziosa tra le note di Cage.
Il percorso si snoda attraverso le sale successive, con l’esposizione del progetto del Quartiere dell’arte, di cui l’archivio è parte, e di Stockroom, opera di Allan Kaprow, un box sul quale i visitatori sono invitati a intervenire con la vernice per ridefinirne l’aspetto, ogni giorno con un colore diverso. È singolare pensare quanto Stockroom dovesse aver stupito lo spettatore negli anni ’60 e quanto poco, oggi, sorprenda la possibilità di infierire su un’opera. Il disorientamento ha lasciato il posto al solo piacere della partecipazione a questo grande gioco che è l’arte.
Insomma, le premesse ci sono tutte: opere (tantissime, oltre 2000 della collezione), happening, ready-made, performance, fotografie e molto altro ci aspettano per i prossimi 100 anni, a Casa Morra.
Tutte le foto sono di Amedeo Benestante.
Casa Morra | www.fondazionemorra.org