Voyerismo alle Catacombe dei Cappuccini
Una volta ho fatto un viaggio in Sicilia. La prima tappa è stata la città con la più alta proporzione di fascino/decadenza d’Italia, meta obbligatoria per gli amanti del casuale, e del buon cibo e dei bei ragazzi, e del sole narcotizzante, dei mercati, del mare mozzafiato e dell’architettura inaspettata. Sì, sto parlando proprio di Palermo, capoluogo siciliano, città illogica e seducente dove torno ogni volta con lo stesso entusiasmo e ne rimango ogni volta colpita come se fosse la prima.
Tra le tante cose interessanti da vedere a Palermo, come i quartieri di Ballarò e la Vucciria (di giorno e di notte), le tante chiese barocche, i teatri, i giardini, i vicoli, le spiagge, ecc… ci sono le Catacombe dei Cappuccini.
Non aspettatevi prato inglese o mausolei di granito e neanche frasi solenni e distese di caldi lumini, le Catacombe dei Cappuccini sono un posto decisamente singolare e una volta immersi nei suoi spazi le reazioni possibili sono due: correre via disgustati e un po’ timorati, oppure vagare almeno un paio di ore tra i corpi senza vita, affascinati e in preda a un sottile senso di colpa. I rimorsi sono legati al fatto che superato lo stupore iniziale e dopo essersi assuefatti al fascino che emana, rimane un sentimento di colpevolezza per aver violato un luogo di riposo solo per il “gusto” di vedere di cosa si tratta.
Il cimitero è stato costruito nel ‘500 per custodire i corpi dei cappuccini dopo la loro morte ma, com’è solito negli ambienti borghesi, anche gli aristocratici del luogo incuriositi dalla particolare esposizione dei defunti cominciarono a pretendere di essere “sepolti” in questo cimitero. La particolarità di questo luogo è che i cadaveri non vengono seppelliti ma “esposti”, appesi lungo degli ampi corridoi in seguito a un meticoloso processo di imbalsamatura che ne ha resa possibile un’ottima conservazione. Moltissimi dei corpi, infatti, sono in ottimo stato di conservazione nonostante risalgano anche al ‘700.
Le Catacombe si trovano nel quartiere Cuba, fuori dalle mura della città e fanno parte del complesso dei Cappuccini che comprende la Chiesa di Santa Maria della Pace, il convento e il cimitero dei Cappuccini. Le gallerie delle catacombe si trovano nei sotterranei del convento e i primi scavi risalgono al ‘500.
I corpi sono divisi in base a diversi criteri, innanzitutto tra il settore dedicato ai monaci e i corpi arrivati più tardi. Sesso, classe sociale, professione e età sono alcuni di questi criteri. Un altro settore è dedicato alle donne che, a differenza di tutti gli altri defunti, sono rigorosamente distese, a conferma di una visione della donna differente dall’uomo. Una piccola cappella è invece dedicata ai bambini, che assomigliano a non meno inquietanti bambole di porcellana, quelle di una volta. Tutto il resto delle catacombe è invece dedicato agli uomini, allocati in corridoi diversi in base allo status sociale o alla professione. La sezione degli uomini è di certo quella più interessante, infatti, sono loro i veri protagonisti con le loro rinsecchite figure calate nel vuoto.
Come tutti i cimiteri che si rispettino anche qui la sensazione di essere osservati è forte, ma è senza dubbio accentuata dal fatto che i corpi sono letteralmente appesi e leggermente inclinati verso il basso, posizione che li rende imponenti e minacciosi, nonostante la loro scarsa sostanza.
Se poi vogliamo trascendere nel blasfemo non si possono non citare i brandelli di pelle, le impagliature sfondate, i capelli rinsecchiti e le mani legate insieme, incrociate sul ventre, e testimoni del tracollo umano. La verità è proprio questa, passeggiare negli ampi corridoi cancella velocemente quella sensazione di violazione iniziale ed emana una seducente attrattiva verso i dettagli della decadenza del veloce scorrere del tempo. Come mi capita spesso in queste situazioni, comincio a desiderare di conoscere le storie di ognuno di quei corpi, vorrei saperne di più su come abbiano perso la vita e prima ancora, come era stata la loro esistenza. Un atteggiamento morboso che si dissolve grazie alla curiosità di conoscere meglio le origini di questo posto e di questa strana tradizione.
Una delle vicende che rende le Catacombe molto importanti, oltre alla conservazione straordinaria delle mummie, è la storia di Rosalia Lombardo, una bambina di soli due anni imblasamata per volere del padre. Il corpo della piccola, imbalsamato da Alfredo Salafia, è conservato in perfette condizioni tanto da sembrare una bambola di porcellana.
Le foto non rendono molto l’idea perchè putroppo non era possibile farne, quindi questi sono dei miseri scatti rubati. Se volete avere un’idea più realistica, visitate il sito di Bizzarro Bazar che ha realizzato un libro sulle Catacombe o del fotografo Carlo Vannini autore delle foto che corredano il libro.
Catacombe dei Cappuccini | sito