Cattelan porge il dito media alla borsa di Milano
Fino al 24 ottobre al Palazzo Reale nella Sala delle Cariatidi è il mostra Maurizio Cattelan, inserito dall’autorevole rivista britannica Art Review al quarto posto nella lista delle persone più influenti del mondo dell’arte contemporanea, è l’artista italiano vivente più quotato il tutto il mondo. Straordinario provocatore, si serve da sempre dell’arte in tutte le forme per fare opere di denuncia e di forte impatto comunicativo. La mostra è stata preceduta da numerose polemiche, sotto accusa l’affissione del manifesto pubblicitario che avrebbe dovuto ritrarre una delle più celebri opere dell’artista “Him” (2001) che ritrae Adolf Hitler in ginocchio in un’insolita posa espiatrice. Ha suscitato l’indignazione delle Comunità Ebraiche milanesi e dell’amministrazione che ha bloccato le affissioni per optare per un manifesto con fondo completamente nero. Manifesto o no, della mostra si parlava da molto tempo prima che cominciasse.
Nella personale milanese sono esposte tre delle sue più celebri opere: “La nona ora” (1999) l’ora in cui Cristo muore sulla croce dopo aver invocato il Padre. Nell’opera il papa viene raffigurato morto, su una moquette rossa, dopo essere stato colpito da un meteorite mentre stringe tra le mani il crocifisso.”La donna crocifissa” (2007) già esposta al Madre di Napoli nella collettiva Barock e il tamburino “Drummer” (2003). Questo trittico, non una scelta a monte, è stato la conseguenza dall’insufficienza di fondi che gli amministratori Milanese hanno deciso di stanziare per l’evento, amministratori definiti da Cattelan «dei roditori, che hanno rosicchiato su tutto»! Il papa in realtà rappresenterebbe la figura del padre, che Cattelan cercò di strangolare quando aveva 17 anni. La donna crocifissa è la madre. La donna nell’arte è spesso la Madonna in questo caso crocifissa al posto del figlio, per lui la figura di sua madre è associata alla sofferenza. Il tamburino è lui, “ il bambino nella sala delle Cariatidi è perfetto: è in alto sul cornicione, solo e distante; c’è e non c’è. Non è a livello delle altre figure ma è sospeso nel punto di vista esterno dello spettatore, quello che ho sempre usato nella vita, è il figlio che non riesce a comunicare se non battendo il tamburo».
Oltre alle tre opere è stata esposta una nuova opera realizzata per l’occasione dell’artista . E’ in Piazza Affari a fronteggiare il palazzo della Borsa, una mano in marmo di Carrara alta 4 metri e 60 e posizionata sopra una colonna a raggiungere gli 11 metri totali. “L.O.V.E. Omnia munda mundis” (2010) o più semplicemente “Dito”,ha chiaramente suscitato lo sdegno di molti, tanto da voler lasciare l’opera esposta per soli 10 giorni, data revocata per lasciare il dito in mostra fino alla fine della personale, qualcuno azzarda auspicando la sua collocazione permanente. L’ enorme mano, realizzata come le sculture del ventennio, evoca il saluto nazista ma tutte le dita sono mozzate eccetto il dito medio. Alle numerose polemiche risponde:«Quante dita così abbiamo visto sui giornali, fatte da Bossi, dalla Santanché o da Berlusconi? Quando i politici diventano clown siamo tutti divertiti perché ci fanno sentire in un grande bar che non si chiama nemmeno Italia, ma bar Centrale. Ecco: io mi allineo con lo spirito del bar Centrale. Entro anch’io».
E’ una denuncia contro tutte le ideologie, con la volontà di affrontare e connettere i temi del potere nelle sue numerose declinazioni. Chiaramente essendo una mostra annunciata e ben studiata non si è rischiato l’incidente diplomatico che ci fù nel 2004 con “Untitled “. Tre bambini (manichini) impiccati ad un albero nel centro di Milano, istallati senza nessun preavviso. É facilmente intuibile lo shock che suscitò sui passanti, tanto che un signore di mezza età salì sull’albero per tagliare le corde e cadde con i manichini ferendosi. Polemiche su polemiche evidentemente sedate dal tempo passato. Le sue opere sono tantissime e toccano tutti i temi sociali più scottanti tanto da essersi meritato nel 2004 la laurea honoris causa in Sociologia all’Università di Trento dove si definì “asino tra i dottori di sociologia” .
La sua influenza è un po’ ovunque,vi siete mai chiesti che vuol dire la frase nella canzone dei Baustelle “Charlie fa surf” “…Charlie fa surf, quanta roba si fa MDMA, ma ha le mani chiodate…”? È ispirata ad una sua opera del 1997 “Charlie don’t surf” che raffigura un ragazzo con le mani inchiodate ad un tavolo. Ma chi è questo Charlie? Sono i Viet Cong chiamati in codice dagli americani nel film Apocalypse now. Letteralmente i Viet Cong non fanno surf. Nel film il colonnello incarna il tipico americano stereotipato che non può fare a meno delle sue abitudini, vuole fare surf in zona di guerra, e non ha paura di Charlie perchè sa che non lo incontrerà facendo surf. Cattelan colpisce ancora, qualunque cosa faccia con il suo modo geniale e irriverente di rappresentare la realtà, ci apre gli occhi. Noi un po’ assopiti dalle solite cose abbiamo bisogno di una sveglia ogni tanto.