Col naso all’insù per i vicoli di Luminaria
Guardare la città con il naso in su è l’imperativo della seconda edizione napoletana di LUMINARIA, progetto realizzato da Simona Perchiazzi e già proposto in tante altre città italiane. La rassegna si è aperta con due vernissage, in via dei Mille e a piazza San Domenico l’11 dicembre mese. Tutte le opere saranno esposte fino al 7 gennaio 2010. Un modo nuovo, diverso, per rivedere le luminarie tipiche del natale, con un tocco di artistica espressione “una provocazione pacifica che invita allo stupore, alla polemica, al confronto…”. Come nella scorsa edizione i dodici artisti sono stati chiamati a realizzare opere perfettamente legate al territorio e alla loro collocazione nella città. In diversi scorci si illuminano, con tassativo risparmio energetico, opere diversissime tra di loro. Apre la nostra visita al museo a cielo aperto, l’opera proiettata sulla chiesa di San Domenico Maggiore, di AV Ascolti Visivi “composit” . Si integra perfettamente con la facciata, mani che sembrano chiedere attenzione uscite con fatica da finestre sbarrate.
Un gioco di luce e movimento studiato con simmetria e ritmo. “Stencil animati che citano la street art dei b-boys, invece della colla e della carta si è scelta la linea non permanente della videoproiezione urbana.” Nella stessa sera la performance realizzata da 5 ragazzi chiusi in altrettanti tubi blu opachi, ognuno di loro raccontava una storia dove l’elemento luce era fondamentale per la fruizione di quello che accadeva all’interno delle teche. In via dei tribunali tornano, come nella scorsa edizione, Carolina Ciuccio e Sofia Scarano con “Ready-Made”, panni stesi ad asciugare che si illuminano di luce propria. Uno degli interventi più calzanti nel vicolo napoletano, se non fosse per l’insolita luce che emanano, nessuno si accorgerebbe che è un’istallazione e non il bucato della vicina steso ad asciugare. Bello e suggestivo.
Quest’anno le due artiste aggiungono “uccelli volano oltre…” un’istallazione di origami illuminati. Degno di nota Angelo Ricciardi con “cielo”, in via Nilo, una grande freccia azzurra che ci indica dove guardare, bellissima la sua collocazione nel vicolo napoletano dritto dritto, che riesce così a creare una particolare prospettiva tra la freccia e la strada. Il mio preferito in assoluto come nella scorsa edizione è di Chiara Scarpitti, con “miracolo a Napoli” chiaro richiamo al film “miracolo a Milano”. Fa riferimento alla scena del volo sulle scope, scena che ha poi ispirato il volo delle biciclette nel film ET. La suggestione è tradotta con un percorso di ombrelli luminosi sospesi, belli anche spenti, durante il giorno. Sarà anche perché mi ricorda Mary Moppins, o perché ha un’aria di libertà e di sogno che mi rapisce completamente. Mi piacerebbe restasse così tutto l’anno.
Torna anche “comunicazione” di Riccardo Dalisi , la materializzazione del dialogo tra due persone, raffinato e quasi impercettibile nel caos visivo che c’è in città in questi giorni. Oltre a questi ci sono tantissimi altri interventi, come “ClowTown” di Vincenzo Rusciano, un clown cattivo che mi piace molto meno degli altri. Unica nota di demerito, troppe le istallazioni della scorse edizione che restano sensibilmente più interessanti e scenografiche delle nuove. Mi piace questo clima di fervore culturale che si respira per le vie napoletane, oltre alla mania degli acquisti, tra un presepe e un regalo guardando all’in su possiamo riscoprire il potere della meraviglia.