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Constant Dullaart fa arte con Google

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Qualche tempo fa, mentre studiavo il funzionamento dei social network e la loro capacità di farmi perdere di vista la mia vita in cambio di un universo di stronzate,  vidi una vignetta che mi apparve davvero favolosa: c’erano due personaggi coinvolti in un amplesso, e lei diceva qualcosa come: ‘Perché ti sei fermato?’. Lui rispondeva, in un inglese che cerco di ricordare, ‘i saw it on Youporn. It’s called ‘Buffering’.

Immagine rappresentativa presa da  http://constantdrinks.tumblr.com/

Qualche giorno fa, poi, ho incontrato – sempre su internet, per carità – un’altra cosa. Era un video, e c’era un tizio grassoccio e che parlava davanti ad un portatile e ad una specie di Auditorium. Sembrava una di quelle presentazioni americane, quelle con i 35enni colla barba di due giorni e la maglietta senza logo, quelle cose da sfigati coi miliardi da spendere in un sacco di videogame e serie TV. Ad un certo punto quel tizio si collega live ad un servizio di streaming erotico, e una ragazza pallidina inizia a fare la provocante. L’effetto di quell’insipienza erotica davanti ad un pubblico tanto vasto mi ricordava una trasmissione di Giancarlo Magalli. Il cicciottello, allora, prende un pezzo di cartone con impresso il simbolo DVD (quello che si muove sulla TV quando mettiamo in pausa un dvd) ed inizia a farlo ruotare manualmente davanti alla webcam. In quel momento la pornografia subisce il buffering. La pornografia ci guarda, ma noi siamo in pausa. E’ la vendetta, e il ciccione è il nostro Prometeo.

Dvd Screensaver Performance (2011)

Ebbene, quello che ho appena descritto si chiama DVD Screensaver Performance (2010), mentre Prometeo ciccione si chiama Constant Dullaart, ed è un artista di 35 anni che vive tra l’Olanda e Berlino. La lista dei suoi lavori è piuttosto variegata, e include buona parte della stessa esistenza di Dullaart sul web: il suo profilo sui social network, il suo sito, il fatto che esista un Tumblr che raccoglie sue foto mentre beve birra e fuma sigarette sono solo alcuni degli esempi che raccontano di come sia riuscito a creare un modo di fare arte che distrugge ogni barriera tra oggetto/opera, artista/creatore e spettatore/fruitore.

Profilo Facebook di Constant Dullaart

Qualche esempio: il 24 maggio 2012 fa una performance al New Museum di NY e rende pubblica la sua password facebook. Ad oggi, in un altro suo profilo, non fa altro che pubblicare dati sui feedback del profilo stesso. Nel 2011 gira un video, chiamato Terms of Service, in cui fa scandire alla homepage di google i termini di servizio di google stesso. Poi ci sono un sacco di URL: http://therevolvinginternet.com/ e http://thesleepinginternet.com/, http://internetspread.com/, http://www.thedisagreeinginternet.com/: perché Google è il nostro unico amico, l’unico a conoscere ciò che stiamo passando, l’unico a sapere se cerchiamo lavoro e se ci massacriamo di pippe, l’unico a cui facciamo domande e l’unico a darci sempre una risposta  –  e in questo, ne sono certo, frega pure papa Francesco, mettetevi l’anima in pace. Ebbene, nelle mai di Dullaart Google ci risponde in modi strani, si trasforma in un libro, dorme, fa le stesse cose che farebbe un vero amico, o un vero libro, e allora ci accorgiamo che non è né un amico e né un libro. In http://untitledinternet.com/ l’home page di Google è la stessa di sempre, e però c’è della nebbia sullo schermo. Quella nebbia rende incomplete le informazioni, le rende poco trasparenti; Google avrà pure tutta la verità, ma noi non potremo mai saperla tutta, che ad impedirlo sia la nebbia o la posizione di una pagina web.

Ma Google non è l’unico bersaglio: nella serie Healing Dullaart prende delle immagini del disastro ambientale del Golfo del Messico, o dei paesaggi da Flickr e le corregge con Photoshop, con la funzione Heling Brush. Il problema è che sovradimensiona il pennello, le sfoca completamente, e il più fantastico correttore di immagini ci si scopre come ciò che ci rende impossibile vedere la realtà. La stessa cosa con gli URL http://www.blownupballoon.com/ e http://www.blownupexplosion.com/, in cui le foto sono sovradimensionate e riusciamo a vedere solo un ammasso illeggibile di pixel.

Il fatto è che nelle opere di Dullaart sembra sempre tutto uguale a prima: la pagina di Google, le immagini sovradimensionate, l’uso dei correttori di Photoshop. Solo che prima ci sembravano i nostri occhi sul mondo, sulla realtà, i prolungamenti delle nostre funzioni conoscitive (in altre parole: finalmente si vive da seduti). Adesso scopriamo che possono ingannarci, che possono accecarci, che possono dirci delle cazzate. 

Voglio fare un altro esempio: alla domanda:” che ne pensi dell’ authorship?”, Dullart risponde che “I want people to know that. There is nothing mystical about my authorship; I am inspired by good works and people. All the attention The Revolving Internet.com received included links to Chris’ work. I enjoyed that.”Internet può cambiare il nostro modo di intendere il rapporto autore-opera. Chi l’ha detto che l’opera è di chi, materialmente, la fa? chi l’ha detto che non sia delle persone che ha incontrato, dei vissuti e delle relazioni che hanno determinato la sua biografia. Quella creatività sta forse in qualche parte del cervello dei diplomati nelle Accademie di Belle Arti? Io, come Io creativo, Io agente, Io essere libero, Io essere differente: tutto ciò esiste solo in un sistema linguistico ben determinato (e nelle motivazioni dei concorrenti del Talent Show). Ebbene, il lavoro di Dullaart ci sbatte in faccia che Internet sta cambiando questi nostri codici, sta modificando le nostre pratiche e i nostri linguaggi; un giorno ‘io’ potrebbe lasciare il posto a ‘noi’. Un giorno le opere potrebbero essere senza autore, un po’ come in quella scena del Postino in cui Troisi dice a Neruda che la poesia è di chi la usa, non di chi la fa.

Quello che Dullaart ci dice, però, è che non tutti i cambiamenti possono essere così innocui. Internet cambia il modo che abbiamo di rapportarci al mondo, Photoshop cambia i nostri occhi come Google cambia la nostra soglia critica, e la nostra necessità ad approfondire. Nello stesso modo, il porno su internet cambia le nostre abitudini sessuali, ciò che riteniamo accettabile e ciò che definiamo sensuale (seppure, forse, non ancora in modo da farci fermare durante una trombata mimando il famigerato buffering).

The Death of the URL (2013)

Dullaart pone spesso attenzione sul fatto che i social network, che noi utilizziamo come un prolungamento del nostro ambiente biologico, siano generatori di profitto. Un po’ come se un cattolico venisse a sapere che Dio l’ha creato per farsi bello con gli amici. Diciamo che sarebbe quantomeno più sospettoso verso i suoi comandamenti. E se una delle principali funzioni dell’arte è, come io credo, quella di liberarci dalle limitazioni in cui spesso ci troviamo coinvolti, allora aprirci gli occhi verso ciò nelle cui mani mettiamo abitualmente la nostra vita è uno scopo piuttosto importante.

Maps

http://www.wavingocean.com/

  No Sunshine

Profilo facebook alternativo di Constant Dullaart

Stefano Pontecorvi

scritto da

Questo è il suo articolo n°64

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