Convivencia, la personale di Hyuro alla Dorothy Circus Gallery
“A me piace stare tra la gente, ascoltare le opinioni e creare interazioni tra la mia opera e chi la osserva”
In questa frase c’è la sintesi di tutto quello che mi ha raccontato la straordinaria Hyuro a pochi minuti dall’inaugurazione della sua prima personale italiana che ha avuto luogo presso la Dorothy Circus Gallery di Roma lo scorso 9 giugno. Nelle righe che seguono vi racconto quello che ho vissuto io a contatto con una delle più grandi artiste del pianeta che non vedevo l’ora di conoscere personalmente, anche per sfatare il mito degli street artist allergici alle interviste.
Convivencia, è questo il titolo della sua personale allestita negli splendidi spazi della galleria romana in cui in questi anni di mostre strepitose mi sono sempre sentita a mio agio, talvolta sopraffatta da tanta bellezza raccolta nelle opere degli artisti che scelgono di esporre in questo luogo magico, proprio come Hyuro che in questa mostra ha presentato una collezione di opere strepitose, divise tra disegni e acquerelli, le quali racchiudono l’essenza stessa del titolo.
La “convivenza”, è questa la materia di cui sono fatti i suoi lavori e direi non solo quelli esposti alla Dorothy ma tutti quelli finora realizzati anche in strada, il luogo in cui l’artista argentina ha iniziato a farsi conoscere ed apprezzare qualche anno fa per la sua capacità estetica di descrivere l’interazione tra l’essere umano e lo spazio che lo circonda attraverso una riflessione profonda sulla nostra attitudine a concederci all’occhio di chi osserva.
È proprio del legame tra gli esseri umani che si trovano a condividere uno stesso spazio che si serve Hyuro per la realizzazione di una delle opere che potete ammirare in questa mostra ovvero Convivencia temporal, tra le più belle della serie a mio avviso. In questa illustrazione l’artista dice di voler esprimere “quella vita privata che ognuno di noi nasconde agli altri ma che poi si sente costretto a mostrare in determinate circostanze, quando ci si trova a contatto con le altre identità”. Nel caso specifico di quest’opera lo spettatore assiste alla rappresentazione di una spiaggia affollata, dove ogni soggetto è illusoriamente indaffarato nelle proprie azioni e non si accorge di condividere il proprio isolamento con altri soggetti.
Lo spazio è un elemento importante nelle sue opere e, come ho scritto qualche riga sopra e da come è possibile notare anche in queste opere, in particolare modo è lo spazio urbano a rappresentare nella mente di Hyuro il contesto entro il quale l’essere umano sa di trovarsi di fronte ad una convivenza fatta di barriere e muri realmente esistenti e non soltanto percepiti. La città è il luogo che per antonomasia mette ogni essere vivente alla prova con la propria identità il quale si mescola alle altre persone che percorrono la sua stessa strada, gli stessi angoli e le stesse emozioni e, a tal proposito, vi invito a riflettere sulle sue Relaciones urbanas e Delimitaciòn del espacio publico che incorniciano proprio questo pensiero.
Altra fondamentale caratteristica è la predominanza di soggetti femminili che Hyuro mette in campo in quasi tutti i suoi lavori, una scelta non dettata da questioni di genere, come mi ha espressamente dichiarato l’artista, non c’è alcuna rivendicazione sociale o qualsiasi altro arcano antropologico, semplicemente afferma che preferisce molto spesso “parlare di donne perchè io sono una donna, è questo ciò che sono e mi riesce più facile di qualsiasi altra cosa”. Ed è il punto di vista di un’artista a rappresentare l’universo femminile che si apre al mondo circostante, preferendo un racconto fatto di immagini che rimuovono, dalla superficie in cui si manifestano, una serie di stereotipi che la società odierna, impregnata di apparenze, tende a settorializzare in maschile e femminile.
Avevo visto i suoi lavori dal vivo a Valencia qualche anno fa e in occasione della seconda edizione del festival Memorie Urbane nel 2013 ma parlare con Hyuro a proposito delle sue opere e del suo mondo è stata un’esperienza diversa, un’emozione che ho dovuto decantare. Credo sia una storia che necessita di tempo per essere raccontata e descritta perché di fronte avevo un’artista che ama dosare le parole, soprattutto fa attenzione al rumore che provocano nella mente di chi le ascolta e raccontare la sua arte è prendere un impegno politico e sociale con la dovuta serietà. Hyuro preferisce indurre alla riflessione con la sua arte piuttosto che usare parole spesso superflue, una caratteristica che la rende ancora più interessante e curiosa agli occhi di chi cade nella sua tela intrigante.
Oltre alla serie di opere esposte in questa personale, Hyuro ha partecipato al quinto step di Spray For Your Rights, un progetto promosso dalla Dorothy Circus al quale hanno già partecipato Eduardo Kobra, Roa, Tara McPherson e Zed1 con dei lavori sparsi in giro per la Capitale.
Il lavoro outdoor di Hyuro a Roma non passa di certo inosservato, sia per la sua bellezza che per le sue dimensioni, realizzato su una parete del centro sociale Porto Fluviale, ad Ostiense, dal titolo Autogestione, un’opera straordinaria che rimanda a tutta la sua produzione antecedente, potremmo pensarla come un filo conduttore oppure il punto di intreccio tra i suoi lavori passati e quelli che seguiranno, il bottone che si infila nell’asola tra le nostre dita che si muovono sole.
La mostra chiude il 23 luglio, siete ancora in tempo per provare le mie stesse emozioni.
Photo courtesy by Dorothy Circus Gallery.