Corpus Trip fa tappa a Berlino, con sorpresa
Lo scorso fine settimana Corpus Trip, progetto itinerante nato da un’idea del fotografo italiano Luca Donnini, ha sostato a Berlino e non senza lasciar traccia. I corpi di Luca Donnini sono riusciti a creare scalpore in una cittá che, pur presentandosi come capitale della libera espressione, ha avuto seria difficoltá ad accoglierne la sincera bellezza.
Corpus Trip é un progetto animato da spirito avventuriero degno della migliore beat generation, per il quale il Donnini ha deciso di partire in tournée con le sue fotografie, esponendole in oltre 20 cittá europee in luoghi non convenzionali. Il Corpus si mostra e trova “rifugio e riposo” nei luoghi piú insoliti ed inattesi, come sul muro della famosa Brick Lane di Londra, o sulla scalinata di Montmartre a Paris. Dopo la partenza Romana e le soste a Barcellona, Madrid, Parigi e Londra, il 7 Maggio é la volta di Berlino.
Gli sguardi carichi di orgoglio dei ritratti di Luca Donnini hanno accompagnato, ammiccanti, la notte del “Gegen Humanism” nel M.I.K.Z. Club di Revalerstrasse e, quasi senza sosta, nel pomeriggio soleggiato dell’8 maggio ci si é ritrovati nella Cell63 artgallery nel quartiere di Neukölln, per far volare il Corpus nel “cielo sopra Berlino”, sollevato/sospinto da grappoli di palloncini neri. O almeno questa sarebbe stata l’idea.
L’artista Luca Donnini con Corpus Trip staff al completo, Luisa Catucci, direttrice della Cell63 artgallery e noi ospiti dell’evento, abbiamo portato le opere, trasformate in buffe installazioni volanti, nel prato di Tempelhof, storico ex aeroporto berlinese reso accessibile al pubblico nell’estate 2010, come parco per la cittadinanza e riserva naturale per alcune specie di uccelli. Il nostro entusiasmo é stato velocemente smorzato dalla reazione di alcuni astanti che prontamente hanno chiamato gli addetti alla sicurezza del parco ancor prima di riuscire a sollevare in volo anche uno solo dei ritratti.
Secondo i due addetti in questione avremmo dovuto immediatamente lasciare il parco in quanto alcuni dei ritratti, dei nudi, sono stati subito giudicati dai uno dei due membri della security non arte, bensì pornografia e di conseguenza ritenuti impresentabili ad un vasto pubblico, comprendente bambini e famiglie, di cui molte musulmane.
Una brutta sorpresa del tutto inattesa: ma come? Berlino, la capitale europea dell’arte e della cultura!
La fierezza dei corpi ritratti da Luca Donnini tramutata in pornografia, che dolore. Un atteggiamento così ottuso e retrogrado, una cecità interiore che, dopo aver messo le mutande ai nudi del Giudizio Universale di Michelangelo, vorrebbe vestire persino la venere di Milo, in nome del perbenismo più bigotto. Alle parole della direttrice della Cell63 artgallery, Luisa Catucci, che invano ha tentato, con la massima calma, di spiegare che si tratta di arte e assolutamente non di pornografia, ci si é sentiti rispondere duramente che nel caso non avessimo ritirato dalla vista i ritratti e sgombrato, avrebbero chiamato la Polizia e ci avrebbero accusati di atti osceni in luogo pubblico. Nessuna possibilità di ribattere. Cercando di capire la situazione e volendo rispettare la posizione di coloro che hanno esposto l’incredibile lamentela, Luca Donnini stesso ha “censurato” le additate nudità di una delle opere e proposto una nuova e piú castigata selezione di ritratti, rigorosamente vestiti, senza essere degnato della minima considerazione o semplice risposta da parte di questi addetti alla sicurezza, improvvisatisi critici d’arte, difensori della morale, nonché inquisitori alla caccia di streghe. Nessuna possibilità, le foto sono “oscena pornografia”.
Parola del capo della security. L’unica vera oscenità é stata la reazione scandalosamente provinciale in una cittá internazionale come Berlino. La censura subita, la chiusura dimostrata, ferisce. Ferisce al punto che ci si chiede se Berlino é effettivamente così “open mind” come si proclama o se questa “apertura” sia solo una maschera ipocrita per attrarre ingenui turisti e appassionati di arte e cultura, dietro la quale si svela a tratti una cruda realtà di repressione e censura, ancora legata ad antichi e sorpassati pregiudizievoli stereotipi. La proclamata e pubblicizzata “libertà espressiva” é allora esclusiva di luoghi scelti, circoscritti ed autorizzati (e ci si chiede quindi “ da chi?”, dal servizio d’ordine di un parco?), “recinti” dove l’arte e la bellezza di opere, quali i ritratti del Corpus Trip, possono eventualmente trovare spazio, per una èlite di pubblico selezionata. La rapidità nel condannare, l’assoluta rigidità e la totale assenza di “ascolto” che ci siam ritrovati a fronteggiare in questa surreale situazione é sicuramente ció che maggiormente ci scandalizza della “libera” Berlino. Trasferitici nell’adiacente parco pubblico di Hasenheide, la nostra avventura trova finalmente un lieto fine. Sotto gli sguardi curiosi del nostro nuovo pubblico, composto allo stesso modo da famiglie con bambini, di cui molte musulmane, come nell’adiacente Tempelhof, parte del Corpus si è messo in mostra comodamente sdraiato sull’erba, mentre parte si é finalmente librato nell’aria, trascinato chissà dove dal vento e finalmente libero d’essere.
Per chi volesse saperne di più: corpustrip.com
testo di Carla Cixì