Cut Copy | Free Your Mind
Un altro gruppo che si cagano in pochi, sempre nel mio giro di conoscenze. Ma a me piace spulciare i reietti della società hipsterglam. I Cut Copy avevano fatto uscire nel 2004 un disco che ho mangiato anche per colazione, “Bright like neon love”, facendomi scoprire quella che si chiamava ai tempi “indietronica”. Ora non ho idea di che termine si usi, non sono avvezza a terminologie tecnico/scientifiche, però questo trio australiano s’è rifatto vivo con “Free your mind”, uscito a fine 2013. Sì, nel mezzo ci sono stati altri due album, tra cui “Zonoscope”, che li aveva fatti diventare famosi anche qui nelle terre di nessuno, ma giusto per un quarto d’ora. Non a torto in effetti, dato che basta un orecchio nemmeno troppo accorto per rendersi conto che questo era il lavoro più maturo e ben fatto dei Cut Copy.
Però loro non ci sono stati: nostalgicamente sono tornati a fare (più o meno) quel che facevano nel 2004, con un album che ha una copertina bruttissima con un Wordart effetto arcobaleno che rende tutto molto anni 90, come l’aria che si respira a spizzichi e bocconi tra i vari brani.
Qui rispolverano vecchi suoni che la dubstep aveva messo in cantina e che al giorno d’oggi qualcuno si vergogna di ammettere essere stati importanti e aver amato. Ci sono grandi ritorni ai primi lavori, in “Free your mind” e “Footsteps”, ma anche canzoni che denotano la loro esperienza, come “Take me higher”. Troviamo anche variazioni di stile, vedi “Walking in the sky”. Però si nota un po’ di impantanamento dopo “Zonoscope”. Sembra quasi che abbiano smarrito la strada del perfezionamento, abbiano fatto inversione a U e stiano tornando dove erano già arrivati per una via secondaria.
Come secondario alla fine diventa questo disco.
Anche se mi ha fatto ricordare i tempi spensierati di quando ballavo al Covo Club di Bologna.
Cut Copy | sito – soundcloud
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