Dall’idea alla realizzazione: Laia Abril e il suo workshop creativo allo spazio Labo’
La ricerca di Laia Abril è personale e intima, fatta di ascolto di sé e riflessione. La fotografa è abituata a prendere per mano l’osservatore, colpendolo dritto allo stomaco e accompagnandolo in un viaggio personalissimo alla scoperta di sé.
Erede di quella riflessione iniziata in letteratura con le pagine di Simone de Beauvoir sulla donna e la sua emancipazione, Laia Abril, classe 1986, di strada ne ha già percorsa tanta, ma la sua ricerca è perpetua, incessante e paziente. Con un bagaglio di studi di giornalismo e un trasferimento a New York, comincia la sua carriera da fotografa, prima da allieva, e poi per sviluppare e declinare le sue idee complesse e multiformi sull’universo femminile, così fragile, prezioso e da maneggiare con cura.
Finalista allo Ian Parry per due anni consecutivi, con un progetto sulla comunità lesbica di Brooklyn e sui sex club barcelloneti, si afferma non solo come professionista, ma si impone come osservatrice attenta e sensibilissima. Lara Abril, nel corso degli ultimi anni ha portato avanti vari progetti con un focus sull’universo femminile, i problemi e le attualissime incomprensioni, miste a diffidenza e pregiudizio, in cui una donna si imbatte quando non riesce a tenere nascosta la sua scomoda sensibilità.
Tra i suoi ultimi lavori, da segnalare Epilogue, una ricerca culminata nella pubblicazione di un fotoracconto drammatico e straziante che testimonia la perdita della figlia ventiseienne della famiglia Robinson, affetta da bulimia. Il libro, edito da Dewi Lewis, sottolinea il senso di vuoto lasciato dalla perdita di una figlia, attraverso quei dettagli documentari fatti di oggetti, lettere, luoghi e immagini appartenuti a Cammy. Lavorando a stretto contatto con la famiglia, Laia ha ricostruito l’evoluzione della malattia della giovane donna, il suo senso di inadeguatezza nella società in cui era immersa, l’incomprensione invalicabile dei giudizi di tutti quelli che, immuni ai sensi di colpa e alla frustrazione, non erano in grado di avvicinare Cammy e sostenerla come avrebbero voluto.La capacità di Laia Abril di catturare, attraverso i dettagli, il non-dialogo col mondo della giovane vittima, regala al visitatore flashback crudi e definitivi, che spingono l’osservatore ad una riflessione intima e silenziosa, incutendo un rispetto reverenziale in chi non riesce a comprenderlo un certo tipo di dolore così profondo e totalizzante.
I suoi lavori sono stati pubblicati da testate di rilevanza internazionale come The Sunday Times Magazine, D di Repubblica, Le Monde, The New York Times e molti altri.
Dal 5 al 7 dicembre la fotografa terrà un corso di Creative Editing presso lo Spazio Labo’ di Bologna, una nuova officina creativa per gli amanti della fotografia che si sta affermando sempre di più come una realtà del territorio italiano da tenere d’occhio per qualità e originalità delle proposte educative previste.
Il workshop si focalizzerà sull’editing creativo dei progetti proposti dai partecipanti, consentendo ad ognuno di oltrepassare il medium fotografico e di inserirlo in una rete di linguaggi più ampia e personale. Laia, grazie a quella che è la sua esperienza personale, frutto dei suoi lavori di photo editor di Colors Magazine e della sua ricerca artistica presso FABRICA, il Centro di Comunicazione e Ricerca Benetton, accompagnerà i partecipanti lungo il percorso creativo di sviluppo dei progetti fotografici. Durante il workshop il partecipante sarà invitato alla creazione di nuove idee, attraverso la ricerca e l’analisi di diversi strumenti, linguaggi e supporti, per far sì che il lavoro si evolva anche oltre il campo della fotografia. Laia motiverà i partecipanti all’utilizzo del cosiddetto “pensiero laterale”, al fine di poter trasformare una serie di fotografie in un progetto creativo.
Per info, costi e modalità di iscrizione:
http://www.spaziolabo.it/creative-editing-workshop-laia-abril/