Daniel Cuello è davvero bravo
Sotto le uniformi tonalità di colore, nei racconti brevi di Daniel Cuello qualcosa succede sempre. Questo qualcosa non è mai un fatto esterno eclatante o incredibile ma riguarda l’interiorità dei suoi personaggi che rivelano qualcosa di profondamente umano.
Daniel Cuello ha scritto racconti brevi a fumetti, disegnato la copertina del #47 della rivista Inutile e illustrato la copertina di un libro (Qualcuno Era Un Po’ Grasso di Mattia Filippini).
E come ho cercato di spiegare poeticamente nel principio di questa breve introduzione è davvero bravo.
Presentati, cosa fai, quanti anni hai e dove vivi.
Sono un fumettista, illustratore e grafico. Ventinove anni: i primi otto vissuti in Argentina, gli altri in Italia.
Che tecniche di disegno usi? Raccontaci gli step con cui realizzi una tavola.
Da qualche anno sono passato al digitale che, contrariamente a quanto si pensa, non è solo premere un paio di tasti su una tastiera arrugginita. Nel digitale che intendo io il disegno viene fatto a mano, esattamente come una volta, tracciando linee. La differenza sta semplicemente nel fatto che invece di farlo su carta io lo faccio su una tavoletta grafica che invia al computer ogni mio input. La creatività, l’abilità e il tempo sono gli stessi impiegati con le tecniche tradizionali.
Ogni tavola ha alle spalle uno storyboard, cioè il bozzetto della pagina dove decido le inquadrature, i personaggi e i testi che compariranno in ogni singola vignetta. Poi si passa al definitivo. Disegno ogni vignetta separatamente e le unisco solo alla fine, come un piccolo puzzle.
Da cosa parti quando inizi a scrivere una storia? Personaggi, ambientazione.
Prendo un foglio A4, lo metto in orizzontale e disegno una linea per tutta la sua lunghezza: quella sarà la linea temporale della storia. Poi lungo quella linea inizio ad inserire i momenti salienti della storia. La parte difficile è trasformare quella linea in una sequenza di tavole funzionali.
Come definiresti il tuo immaginario?
Musicale. La musica è una componente fondamentale nel mio processo creativo, spesso mi ritrovo a tradurre in immagini quello che ascolto. Ci sono personaggi cupi, altri goffi, altri ancora romantici, tutti li, tutti nella musica.
Libri e film che ti hanno influenzato?
Ne ho tanti, sia di film che di libri, ma ne posso riassumere buona parte con un titolo, che vale sia per il libro che per il film: Quel che resta del giorno (di Kazuo Ishiguro). Il protagonista, Mr Stevens (Anthony Hopkins nel film), mi ha talmente condizionato che spesso, quando posso, inserisco personaggi che lo ricordano: personaggi pacati, seriosi ed educati, che per scelta o semplice abitudine sono abituati a sopprimere le proprie emozioni, spesso isolandosi. Il protagonista del mio ultimo racconto breve, John Prescott Hopkins, l’uomo più potente del mondo, rispecchia proprio questo genere di personaggio.
Che cosa ti piace esaltare dei personaggi che disegni?
Mi piace quando riesco a far capire le emozioni dei miei personaggi attraverso i loro occhi, anche quando sono solo due puntini neri, mi piace farli gesticolare, renderli quotidiani, voglio che siano grotteschi ma verosimili.
Raccontaci dei concorsi a cui hai partecipato.
Non ho partecipato a molti concorsi (per pigrizia più che altro). Quelli di flashfumetto.it sono stati importanti, con loro che ho iniziato a muovermi in ambienti più ampi. Ho partecipato per gioco, per la serie “tanto non ci perdo niente”: ho finito per partecipare (e salire sul podio) per tre anni consecutivi. Mi piace in particolare l’illustrazione/racconto breve del concorso The sound of Pixel.
Fumettisti verso cui ti senti debitore o di cui ammiri lo stile?
In debito? Quino, Mattotti, Delisle, beh, ce ne sono tanti. A loro devo gran parte di quello che disegno: mi hanno sempre spinto a migliorare il mio stile. Una volta qualcuno mi ha detto che per diventare un grande, devi sfidarti con i grandi (io non so cosa diventerò, ma almeno ci provo, no?).
Parlaci delle tue collaborazioni.
Vado fiero delle collaborazioni nate grazie ad internet (blog e social network). Grazie alla rete ho conosciuto molti ragazzi in gamba che mi hanno proposto delle collaborazioni, come i ragazzi di Tupolev o rivista Inutile. Per me la visibilità è fondamentale e internet è il luogo perfetto per chi come me cerca una vetrina (immediata e a basso costo).
Autori che raccomanderesti spudoratamente?
Sicuramente, oltre ai già citati Guy Delisle, Quino e Mattotti anche Craig Thompson, Daniel Clowes, Gabriella Ghermandi, Jason e Chris Ware. Tra i writers, forma d’arte che amo, raccomanderei volentieri (tra i tanti) Blu, Sonda, Akroe, Millo e Ericailcane.
Progetti che hai in cantiere?
Ho un progettino che mi gira per la testa da un anno circa, devo solo trovare il tempo di concretizzarlo. Parla di un gruppo di ragazzi alle prese con la crisi, il precariato e un’occasione, solo una, che avranno per cambiare le loro vite.
Per saperne di più: www.danielcuello.com.