Danilo Pasquali e la sua porno iconografia
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Danilo Pasquali, giovane fotografo milanese che dedica il suo lavoro al feticismo,all’erotismo e all’hardcore. Mascherine, pin up, moda, irrealtà, sogno sono gli ingredienti essenziali dei lavori di Danilo Pasquali.
Credo che sia inutile sottolineare la tua dedizione verso il porno, talvolta feticista; è una scelta creativa che oggi comincia ad avere rilievo nel mondo della fotografia e non solo, insomma pare che l’arte contemporanea stia diventando sempre più sfacciata, ma cosa spinge un fotografo o comunque un artista verso il mondo dell’ hardcore?
Faccio foto erotiche perche mi piace farlo e l’erotismo è da sempre uno dei temi dell’arte. Credo che un immagine pornografica portata fuori dal suo contesto mantenga ancora una certa carica rivoluzionaria.
Ci permettiamo di usare la parola “porno” nella nostra intervista, ma effettivamente reputi porno ciò che fai?
Non conosco più esattamente cosa significhi “porno”, nella società in cui vivo dovrebbe avere un significato tecnico di ”rappresentazione esplicita di un atto sessuale” ma ha assunto un significato “personale e morale” sempre e comunque negativo. Io in realtà uso uso un’iconografia pornografica, rappresento esplicitamente atti sessuali.
Ti va di parlarci del tuo lavoro “Scambisti”?
Trovavo e trovo fantastiche le foto che gli scambisti usano nei loro siti – le censure che usano, le pose… e mi attraeva molto quell’ipocrisia di fondo nel voler censurare la propria identità con una banda nera sugli occhi e lasciare in bella mostra la loro vita, ceto sociale, abitudini, lavoro fin nei più minimi dettagli in quello che è l’ambiente che gli circonda.
Sbirciando sul tuo sito online è possibile osservare un’intera sezione dedicata alla mitica polaroid, è stato difficile “polaroidzzare” i tuoi soggetti? Hai sentito attrito tra l’effetto nostalgico che dona una polaroid e i tuoi impertinenti ritratti?
Il termine giusto è “nostalgia”. Quando ho iniziato a lavorare che la polaroid era uno strumento indispensabile di verifica per qualsiasi lavoro. La polaroid non professionale poi ha sempre avuto un forte carattere a livello di immagine “è veramente difficile fare una polaroid brutta!” e in fine la polaroid è sempre stata la macchina delle coppiette… è sempre stata usata per fare tutte quelle foto privatissime… che nessuno doveva vedere.
Tutti questi punti anno reso automatico e naturale abbinare la polaroid al mio lavoro.
È stato fatto un annuncio in cui dicono che la Polaroid tornerà a vivere grazie ad un gruppo di investitori. Credi che continuerà ad avere un senso anche nel mondo digitale?
Si ci saranno sempre i “nostalgici” i “collezionisti attratti dal pezzo unico” e qualche decina di migliaia di fotografi che hanno bisogno della polaroid per fare delle foto decenti.
Parlaci della rassegna artistica “Porno Start”.
È stata una mostra collettiva a Milano.
In gran parte dei tuoi lavori è possibile osservare donne sottomesse nelle più esplicite pose hard; non credi che il pubblico femminile possa sentirsi offeso dai tuoi scatti?
C’è sempre un gruppo di persone che si sente offeso, qualsiasi cosa tu faccia o dica. Non trovo che si possa generalizzare o estendere la cosa a “pubblico femminile”, trovo molto più dannoso e ipocrita l’atteggiamento di considerare la donna come un “panda” da salvare e proteggere. Io rappresento le mie fantasie e le fantasie delle persone con cui lavoro.
Guardando il modo in cui lasci in anonimato le tue modelle, con maschere e non solo, viene facile riflettere sull’ipocrisia sociale riguardo il porno, come tutti ne hanno bisogno ma nessuno, o quasi, è disposto ad ammetterlo. Tu come ti poni in proposito?
Lavorare con la pornografia non è facile, soprattutto se lo fai con la fotografia. Nessuno ti giudicherà male per le tue fantasie sessuali: puoi disegnare, dipingere, scrivere “quasi tutto” siamo circondati da persone che rispettano la “Libertà di espressione”. Con la fotografia la cosa cambia perché le fantasie devono essere rappresentate da qualcuno per poterle fotografare, dalla teoria si passa alla pratica e la LIBERTA’ viene schiacciata dal giudizio, dalla paura, e da migliaia di anni di religione cattolica e simili.
A mio parere credo che i tuoi modelli devono essere pronti a posare in un modo assolutamente poco ortodosso. Quanto imbarazzo si crea su un set tra i modelli e te? E come avvengono i casting?
Conosco i modelli su internet o mi scrivono che vogliono posare per me.
La prima volta che si scatta mi presento con un paio di birre e parlo del mio lavoro poi si inizia, l’imbarazzo c’è sempre è normale e meraviglioso, poi ci si conosce, si capiscono i limiti entro i quali è possibile muoversi ne rispetto di tutti e tutto diventa più facile.
Nel tuo genere di fotografia immagino che il personaggio sia tutto, quanto conta aver cura della location?
Per assurdo in molte mie foto è la location a dare identità al soggetto.
Cosa avresti fatto se non fossi bravo fotografo?
Non lo so! A 5 anni volevo fare il sub a 17 non ci capivo nulla a 18 ho iniziato a fotografare e non ho più pensato di fare altro.
A quando la prossima mostra?
Il 26 febbraio ci sarà una serata molto importante per il mio lavoro.
presenterò il nuovo numero della mia fanzine “UND” durante la serata “REBEL MOTEL” e per tutta la serata ci sarà una mia performance video-
è la prima volta che mi scontro con un pubblico non direttamente collegato all’arte o al mio lavoro… incrociamo le dita.
Per chi volesse saperne di più danilopasquali.com