Deproducers | Musica e astrofisica sul palco dell’Auditorium
Quando la mia amica Michela mi propone un concerto c’è sempre da darle retta ed, effettivamente, sempre con lei ero andata a vedere Riccardo Sinigallia nella stessa location in cui ho goduto del concerto dei Deproducers di cui vi racconto. Perché vi parlo di Sinigallia? Perché costui fa parte dei Deproducers insieme a Vittorio Cosma, Gianni Maroccolo e Max Casacci e un incursore, il fisico musicista Fabio Peri. Ma andiamo per pezzi e vediamoli uno alla volta. Sinigallia è un cantautore romano, eccellente, sì, senza esagerazione, uno che ha scritto grandi successi non per lui, ma per altri (dalle canzoni più belle dei Tiromancino, alle bombe a mano nei capelli di Niccolò Fabi, al ritornello del pezzo migliore di Frankie Hi-Nrg, di cui ha diretto anche il video), e poi negli anni ha snocciolato pezzi di grandi livello, cantati (finalmente!) da lui e inseriti nei suoi album (Bellamore, Solo per te) e poi ritorna dopo un periodo di silenzio con un disco nel 2014, Per tutti, che la stampa italiana inserisce in vetta nella classifica dei dischi più belli dell’anno.
Veniamo alla presentazione degli altri componenti di questa stranissima band, Vittorio Cosma è un pianista, compositore e produttore, ha collaborato con l’ex Police Stewart Copeland, è stato membro della PFM, ma soprattutto ha collezionato dischi d’oro collaborando con personaggi come Marlene Kunz, Pino Daniele, Fabrizio De André, Ivano Fossati, Almamegretta, Mauro Pagani, e moltissimi altri (l’elenco sarebbe infinito!). La cosa che mi fa venire la pelle d’oca però, è immaginarlo mentre apre al piano i concerti di Miles Davis nel tour italiano del ’87! Ha pure diretto varie volte l’orchestra di Sanremo (ecco perché vi ricordate il suo nome, brutti vigliacchi amanti nascosti del festival!).
Gianni Maroccolo, veramente ve lo devo illustrare? Avete presente quella pazza band italiana rockettara fiorentina? Col cantante peloso e linguacciuto in tutti i video? Ebbene costui ha fondato i Litfiba insieme a Renzulli e Pelù negli anni ’80, lascia la band nei ’90 (dopo aver costruito un disco storico come 17 Re) e ne fonda subito un’altra (bella matta pure questa!) con Giovanni Lindo Ferretti, i CSI. Suona il basso nella band, scrive, produce, raggiunge anche le classifiche popolari qualche anno dopo, nella totale sperimentazione e diversità di quegli anni. Quando nel 2000 esce dal gruppo, ovviamente ne costruisce un altro con lo stesso Ferretti : PGR (Per Grazia Ricevuta). Vi basta come curriculum di questo signore?
Poi c’è Max Casacci. Come chi è Max? è un componente dei Subsonica, nonché fondatore, produttore, scrittore, chitarrista oppure rinfrescatevi le idee qui. Precisiamo però che Max prima di fondare i Sub era parte degli Africa Unite – l’unico vero grande gruppo dub italiano – e produceva artisti emergenti.
Ma veniamo all’ultimo strano membro di questo gruppo, Fabio Peri, il professore di pianoforte e… matematica e fisica! Ebbene un musicista che esce dal conservatorio, scrive per teatro e musical e contemporaneamente si laurea in Fisica, si specializza in Astronomia extragalattica, Cosmologia e se ne intende parecchio di nuova tecnologia di Liquid Mirror Telescopes vedetelo qui o anche qui, questo semplice progettino della Nasa! Ah, dimenticavo, questo signore è anche il “Conservatore” del Civico Planetario di Milano e si occupa della conduzione scientifica dell’Istituto. Molto bene.
Cosa ci fanno tutti questi personaggi insieme, sul palco dell’Auditorium di Roma, in una piovosa sera di febbraio? Beh oltre a rallegrarmi la vita e a farmi spalancare la bocca, in realtà, insieme ci si trovano spesso, visto che hanno prodotto un disco insieme e hanno scritto, prodotto e suonato la colonna sonora dell’ultimo film di Gabriele Salvatores Italy in a day.
Sono partiti con l’idea di fare musica per conferenze scientifiche, e lasciare che il pubblico intercetti la Scienza come la Poesia. Un incredibile connubio tra musica e scienza, in cui l’astrofisico Peri interagisce coi musicisti sul palco, avvalendosi di enormi visuals fatti da Marino Capitanio e delle immagini originali concesse dall’Esa appositamente per lo spettacolo. E tra un pezzo e l’altro, mentre ero arrotolata sulle poltrone rosse della sala Sinopoli dell’Auditorium, vedevo milioni di stelle cadenti che mi cadevano addosso senza infrangersi veramente, pianeti rossi e soli blu che giravano alle spalle dei musicisti, il professore che ogni tanto ci deliziava con chiarimenti sulla volta celeste, e di tanto in tanto soprapponeva le sue parole sulla musica dei Deproducers, onirica, elettronica ma anche suonata di tutto, a volte blues, a volte romantica, a volte inetichettabile, dove lo zampino di tutti e quattro era evidente, eppure affusolato elegantemente in un’unica armonia.
E così tutti i misteri del cosmo, la sua nascita, la mitologia delle costellazioni e quel rapporto tra l’Uomo e l’Infinito diventano storie facili da assaporare in una serata. Una serata con l’amica Michela, che sul sedile bisbigliava che avrebbe voluto un concerto così tutto per lei, nel salone di casa, col desiderio che quelle stelle potessero cadere dal soffitto fino a far diventare il plaid tutto brillante, mentre Saturno si siede sulla poltrona con Giove appoggiato sul tavolino, anelli fluorescenti incastrati nel cactus davanti alla porta e stelle comete al posto dei quadri.
E così, giustamente, di questa serata non posso non raccontarvi della sublime cover di Alan Sorrenti Figli delle stelle che arriva puntuale, azzeccata come la serata, piovosa, di febbraio. Che viaggio intergalattico.
Testi e foto di Manuela Maiuri.
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