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Destricted, a proposito di sesso, pornografia ed arte

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Ci hanno messo ben quattro anni gli americani per riuscire ad accogliere lo scandaloso Destricted nelle loro paffute braccine. Ci voleva l’illuminato governo Obama per accettare un così terribile oltraggio al pudore. Eppure Destricted arriva con un curriculum per niente scarso. Anzi. Questo lungometraggio in sette episodi, diretti da rispettivi artisti di calibro mondiale in testa Matthew Barney e Marina Abramovic ma anche Marco Brambilla, Richard Prince, Gaspar Noè, Larry Clarck e Sam Taylor-Wood, aveva già fatto il giro dell’intelighenzia europea, passando ca va sans dire, per Cannes e Locarno, e riscuotendo notevoli critiche. In generale il lavoro di questi artisti aveva posto una domanda al quanto unanime: arte o pornografia? Ma in Usa non si passava, una serie di burocrazie ad hoc hanno impedito al film di essere distribuito, fino a ora approdato finalmente al Los Angeles Downtown Film Festival.

E’ cosa scontata che molti vedano nel porno una forma di espressione artistica, o almeno nell’esplicito erotismo di un certo tipo, per non parlare di quanta teoria della mercificazione e dell’esibizione è stata scritta e detta sul porno. E lo “sdoganamento” poi è la scusa ufficiale per giustificare ogni genere di zozzeria nei film d’arte. In ogni caso Destricted è un ritratto d’insieme, un’opera come si dice, corale, che passa dalla celebrazione cult del vintaggione anni 70 (ancora reperibilissimo da noi e in largo uso) al grottesco delle usanze balcaniche dei compaesani della Abramovic, per poi passare ai più estetici Barney, concentrato sulle forme e le sinuosità dell’eiaculazione e Brambilla con un footage accelerato di scene porno, fino a quelli che definirei dei ritratti di solitudine e appunto masturbazione di Taylor Wood e Noè i cui protagonisti si autoerotizzano senza alcuna poesia. Questo è il porno come lo vede l’arte contemporanea “che conta”.Ora io mi chiedo, riuscirà l’America a reggere tanto?

Per chi volesse saperne di più: destricted.com

Laura L.

scritto da

Questo è il suo articolo n°36

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