Dopo il Crack! l’orda è tornata a casa
Ebbene sì, anche quest’anno abbiamo fatto la nostra porca figura al Crack!, abbiamo partecipato a modo nostro, colorando la cella e distribuendo zigulì e piccoli doni ai nostri ospiti, girovagando per le celle degli altri alla conquista di bottini da portare a casa e scolandoci litri di birra tra l’umidità atroce delle pareti del Forte Prenestino.
Dopo quattro giorni e quattro notti trascorsi a vagabondare, sudare e curiosare tra le celle possiamo tirare le somme e fare qualche ringraziamento prima di tutto al nostro Luca Uffa per aver dipinto la nostra cella, a Pikkuy, ai ragazzi di Laszlo Biro e a quei simpaticoni di Mondo Bizzarro con i quali abbiamo condiviso dei momenti di puro delirio. E anche un po’ di Zigulì e patatine e tante cazzate.
Poi, come avrebbero notato La Germanz che purtroppo quest’anno ha latitato, in questa edizione, la nona del festival, abbiamo visto meno “frazzi e cegne” in giro, almeno quelli disegnati sui muri, sulle stampe e sui disegni, almeno quelli perché poi ne abbiamo visti di frazzi veri in giro, i nostri colleghi lettoni appostati in qualche cella più avanti per esempio e i bolognesi a fianco da cui ho comprato un libro di disegni di Baronciani per tentare un approccio erano notevolmente fighi, diciamocela tutta.
In quei quattro giorni è accaduto di tutto, band che suonavano nei sotterranei a ripetizione, band che si esibivano all’aperto, visitatori accalcati nelle celle a fare acquisti, Nicola Alessandrini e Giulio Vesprini così come tanti altri amici di Ziguline sono passati a trovarci, mentre intanto fuori faceva buio e il delirio cresceva, e poi abbiamo conosciuto Coco Riot, l’artista queer canadese che al Crack! ha presentato l’istallazione GENDERPOO, un vero fenomeno.
Come sapete la parola che accompagnava l’edizione di quest’anno era orda, quindi come membro della mia tribù domenica sera ho portato a casa un bel bottino di guerra: due poster regalatemi da Mondo Bizzarro, I mostri nel mio pancino di Roman Dirge, Snow White di Camille Maria Garcia, i mostriciattoli di Jon Kenn Mortensen, qualche sticker e spille rubacchiate qua e la, una marea di cartoline e quel cacchio di libro di Baronciani che quando lo guardo mi viene in mente il mio approccio fallito con il bolognese.
Dopo quasi una settimana dalla chiusura del festival è arrivato il momento di stilare una classifica alle tante belle cose che abbiamo avvistato in questi quattro giorni di Crack!, la cui qualità è stata davvero molto alta. Il primo classificato è Toni Cheung, il fantastico illustratore cinese da cui ho comprato un po’ di cartoline con delle cegne da paura, in perfetto stile propagandistico, in costume da parata, ginnaste, con delle belle tette in bella vista. Ci stavano tutte.
Al secondo posto metto i ragazzi della rivista Puck, ve lo ricordate Ivan Hurricane che ho intervistato lo scorso anno? Non c’è niente da dire, le loro illustrazioni spaccano, punto. La medaglia di bronzo va alle locandine dei Komikaze, come sempre fantastiche, in perfetto stile balkan, pesanti e ingombranti.
Se parteciperemo anche il prossimo anno? Ci potete contare!
Crack! Fumetti dirompenti | sito – Facebook