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Dove sei Akinosuke?

“Racconti poco illustri, già illustrati” è la rubrica che, partendo dalle illustrazioni di un artista inconsapevole, narra brevi racconti immaginari.

Si dice che il monte Horai si trovi su un’isola dispersa nel mare dell’est.

Lì vivono le anime immortali che non conoscono la fame, la vecchiaia e il peccato.

Fu in un castello sulla cima di quel monte che Mandoline si svegliò di colpo, con un sussulto, insieme a lei le sfere bianche che ondeggiavano nel cielo incupito. La più ingombrante sembrava una luna. Distese i piedi verso la fine del letto. Mischiandosi ai riflessi di luce che penetravano dalla finestra, le ombre sulla parete di fronte divennero lingue di fuoco. Tra le fiamme di luce e vuoto, Mandoline scorse la punta di un naso e due fessure oblique prive di iridi che si muovevano come serpi nello spazio; un ghigno nero e lucido, solo, restava immobile e la fissava.

Mandoline trattenne il fiato, forse più per non sprecarlo. I piedi ancora tesi, bianchi, freddi, immobili verso il viso in penombra. Si alzò dal letto, lentamente. Con cura, infilò la veste delle cerimonie.

Prese uno spillo dal cassetto più basso con cui incise un solco sul viso. Da quel solco fuoriuscì un insetto, una piccola formica, scura come la stanza. Raccolse l’essere fragile tra le mani e si diresse fuori dal castello. Si fermò lungo il sentiero che, attraverso il prato, portava alla costa. Si adagiò sulla terra, aprì le mani. La formica si fece strada sulle nocche.

Mask in the Dark
Mask in the Dark

 

MANDOLINE: “Hai le zampe molto sottili”

FORMICA: “Sono forti, non preoccuparti. Allora hai deciso”

MANDOLINE: “Si, piccola mia. E’ arrivato il momento”

FORMICA: “Mi lasci andare, perché il demone ti è apparso in sogno”

MANDOLINE: “Non era un sogno, ti sbagli. Ho sentito il corpo e raccolto il fiato”

FORMICA: “Tu non hai corpo e non hai fiato. Ma un’anima sì e vuoi lasciarla andare”

MANDOLINE: “Voglio che sappia ciò che non mi è dato provare”

FORMICA: “Cambierai il destino del monte e con esso il tuo, per un sogno soltanto”

MANDOLINE: “Ascoltami bene. Un giorno un umano poserà il capo sul tronco di un cedro, scivolerà lungo il sonno, fin dentro l’abisso. Vedrai le sue labbra schiudersi come fiori di loto, una farfalla dalle ali sottili uscirà dal suo corpo, lungo il varco di carne e respiro. Tenterà di scappare. L’afferrerai con tutta la forza che ora possiedi. Stretta tra i denti la spingerai giù, dentro il suolo in cui andrete a nascondervi per lunghe stagioni”

FORMICA: “Vuoi che prenda l’anima di un umano”

MANDOLINE: “Tu non conosci quell’umano, era con me questa notte”

FORMICA: “Era un demone. Non sai cosa chiedi”

MANDOLINE: “Assumerai le mie sembianze, perché lui ti creda sua eguale. Avrai un odore, il tuo nome sarà un gemito. Vi unirete sette volte, poi morirai. L’umano tornerà alla superficie, non crederà agli anni che avrete vissuto. Precipiterà dal centro della terra alla luna per cadere in se stesso. Sentirà come un tonfo lontano. Gli sembrerà di aver sognato”

FORMICA: “Vorrei fosse lo stesso per te”

MANDOLINE: “Non mi importa se mi credi. Voglio solo che tu mi obbedisca. ”

Notte
Notte

 

FORMICA: “Perché vuoi che la tua anima vaghi negli abissi della terra, per mischiarsi con quella di un umano? Questo desiderio, che hai, di conoscere il vuoto. Non sai a cosa vai incontro”

MANDOLINE: “Piccola mia, Il tempo qui è bianco, come tutte le cose. Le fronde degli alberi, i frutti che nascono, sono pendenti senza vita, non hanno valore”

FORMICA: “E’ oro bianco, Mandoline, lo sai. Come puoi definirlo senza valore?”

MANDOLINE: “Non ha più valore della coppa da cui bevo che mai si esaurisce.

Qui non esiste una fine, di nulla vi è mancanza. Viviamo immobili, lontani dall’affanno. Non mi è dato sapere, ma tu vivrai, per me. Mi basta per non sprofondare”

FORMICA: “Vuoi che la tua anima conosca la morte, perisca”

MANDOLINE: “La paura, sì, l’amore e il peccato. Voglio saperla su un letto di morte anche se non potrò guardarla, voglio sognarla mentre si consuma assieme a un umano. Voglio che tu veda i calici rovesciarsi e svuotarsi fino ad avere sete”

FORMICA: “Eppure non saprai mai cos’è la sete”

MANDOLINE: “Non puoi restare sul monte con me”

FORMICA: “E’ stato un sogno, un sogno soltanto Mandoline”

Gloria Pizzilli

 

Line era divertita, in qualche modo. Le piaceva quando il coccodrillo raccontava le storie che la vedevano protagonista dei suoi sentimenti più inquieti. Prese un altro uovo dal mucchio, lo posizionò sulla destra.

Wani aveva smesso di parlare, guardava il suo piccolo in silenzio, non si fidava del tutto di Line. La ragazza era troppo giovane, avrebbe potuto rompere il guscio per sbaglio, forse anche per gioco. Wani sapeva che non si sarebbe fermata, si sarebbe rivolta ancora alle sue parole, per trovarvi conforto. Chissà per quanto.

Ogni uovo era un destino ancora incompiuto, ogni destino era un quesito e ogni quesito un racconto su Line.

“Hai visto questo nel mio futuro, Wani?” Il coccodrillo mostrò i denti. Line era seduta in ginocchio, con un dito sfiorava la terra su cui poggiavano entrambi. Pensava all’umano della storia. Si sarebbero incontrati di nuovo, dunque, forse davvero, davvero avrebbero avuto sette figli.

Poi Line sarebbe morta.

“Allora farò un’altra domanda alle tue uova magiche”. Afferrò un altro uovo, lo agitò, sotto lo sguardo feroce di Wani. Si sarebbero incontrati di nuovo, doveva solo sapere dove, come, quando. Continuò a scuotere il piccolo di coccodrillo poi urlò con quanto fiato aveva in gola:

“Dove sei, Akinosuke?”

L’illustratrice inconsapevole è Gloria Pizzilli.

Il racconto prende spunto dalla leggenda del Sogno di Akinosuke.

LaBau

scritto da

Questo è il suo articolo n°8

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