È nata Fluffer, la prima rivista di fotografia erotica
Metti una sera di novembre, seduti al Bar Marani, sul tavolo due birre e una rivista di carta fresca di stampa, con due cari amici di ziguline a parlare di erotismo e pornografia. Tutti preparatissimi sull’argomento, tranne io ovviamente, non aspettavano altro che parlare del loro nuovo progetto editoriale, Fluffer, in serie limitata e da collezione, che hanno presentato qualche settimana fa al festival Scanner di Roma dedicato alle autoproduzioni italiane. Una bella scommessa di cui noi vi diamo un assaggino con questa intervista che non vedevamo l’ora di farvela leggere. Quasi dimenticavo: i due artefici espertissimi in materia sono Dario Morgante e Virginia.
Cos’è Fluffer?
Dario: Fluffer è una rivista di carta, cosa molto importante se consideriamo che le riviste di carta stanno scomparendo e dubito che i miei nipoti sappiano cosa siano le edicole, quindi rischiano di fare la fine delle cabine telefoniche. Fluffer è una rivista con dentro delle donne nude, con anche degli uomini nudi. È una rivista su carta dedicata alla fotografia erotica, che io sappia è l’unica che c’è in Italia. (Gli intervistati toccano ferro e invocano i culi delle balene, ndr).
Il problema è la mancanza nel nostro paese dell’educazione all’immagine, vivi in una società che ti bombarda di immagini che non sai gerarchizzare e non conosci il loro significato. L’immagine non è neutra ed è molto ingenuo pensare che buono è chi fotografa i poveri e male è chi fotografa una donna sottomessa o in posizioni lascive. Questo pensiero che affonda le radici nella cultura cattolica e marxista è un danno culturale che va combattuto con una proposta di un livello culturale altrettanto alto.
Perché questo nome?
Dario: nel cinema porno degli anni d’oro degli anni ottanta la figura del fluffer era colui o colei che manteneva eccitati gli attori nei cambi di posa. Qualche anno fa quando ho ideato la rivista sono andato su internet e mi sono accorto che non ci sono molte informazioni a riguardo, è un termine che non si usa più nel cinema pornografico. Perché non c’è più il cinema pornografico tra l’altro. Fluffer non è riferito ad un genere maschile o femminile, è solo una figura che mantiene viva l’eccitazione, ha quell’obiettivo. Nel caso della nostra rivista non parliamo di un’eccitazione sessuale ma di un’eccitazione esistenziale direi.
Come è nata questa collaborazione tra voi due?
Virginia: tutto è nato da una chiacchierata, dalla voglia di iniziare una collaborazione divertente su un prodotto nuovo e stimolante, per affrontare con la spensieratezza e leggerezza una tematica artistica che avesse un futuro.
Entrambi venite dal mondo delle gallerie, mi chiedo come è avvenuto questo passaggio ad un prodotto editoriale?
Virginia: innanzitutto dalla voglia di creare un prodotto editoriale cartaceo, quindi una mosca bianca, qualcosa di nuovo e poi nel mio caso si tratta della promozione di un prodotto culturale e artistico che vuole avere un impatto sociale, magari cambiando l’approccio verso la tematica trattata nella rivista. Essendo poi un libretto d’arte non si distacca tanto dal lavoro che entrambi abbiamo fatto fino ad ora.
Dario: per quanto mi riguarda non è un passaggio perché Fluffer è un prodotto modulare, è un concept che ha a che fare con una forma mentis con cui puoi arrivare tranquillamente alle gallerie, visto che si tratta di fotografie che si posso esporre, e poi Mondo Bizzarro ha sempre accompagnato la fotografia erotica, quindi nel mio caso è un progetto azzeccato.
Come è avvenuta la selezione dei fotografi?
Dario: su questo primo numero i fotografi li ho scelti io, il primo numero è stato realizzato più o meno in cinque giorni. Rebecca Tillet è una fotografa che ha già lavorato per Mondo Bizzarro, con lei abbiamo fatto una mostra ad ottobre; Giangiacomo Pepe è un fotografo che seguo da diverso tempo, Marc Blackie è un fotografo inglese che seguo da almeno quasi dieci anni perché lo pubblicai su Blu nel 2003 così come Rebecca Tillett, la Morabitò è una fotografa abbastanza esistenzialista, questa cosa emergerà anche più avanti, ha lavorato ad un progetto con Pepe in cui gli faceva da modella. E poi c’è la star di Fluffer, Carlo Emanuele Mezzano, un fotografo molto giovane, un lavoro molto interessante il suo. Infine come bonus c’è la collaborazione tra la modella Lulù Draghiza e il fotografo di moda Pino Leone.
Domanda marzulliana: diamo una definizione di eros.
Virginia: l’eros è qualcosa che dovrebbe essere comunicato diversamente perché purtroppo è stato tremendamente volgarizzato dalla televisione e dalla pubblicità che hanno portato alla banalizzazione dell’eros e della rappresentazione del corpo femminile. Io credo che l‘eros sia una parte importante del nostro essere e Fluffer si propone di dare una nuova chiave di lettura, cercando di riportarlo ai livelli con cui dovrebbe essere considerato, come una forma d’arte appunto.
Dario: l’eros è una cosa che mi accompagna per tutta la vita, è abbastanza intimamente legato al mio essere, è una cosa molto personale per me: la vita è eros, non c’è altro. L’arte è erotica o non è.
Fare Fluffer per me è un modo per rivendicare la centralità di questo aspetto nella società contemporanea che cerca di negarlo ogni momento, c’è un deserto culturale legato all’erotismo che fa paura e mi lascia basito.
Virginia, non credi che questo progetto sia una bella scommessa per te in quanto donna che sfida il sistema?
Virginia: Effettivamente credo che Fluffer sia interessante proprio per questo, mi fa piacere e mi interessa essere testimone di questo processo di indagine. In particolare nel mio lavoro di progettazione e promozione penso che un prodotto del genere può avvantaggiare una serie di iniziative che vogliono creare qualcosa di nuovo nel sistema e indagare più a fondo. Non a caso è stato pensato un manifesto di Fluffer ancora in fase di elaborazione ma con tante idee dentro.
Se ancora non avete capito di cosa si tratta spulciate qua, senza sbavare per favore: