Ecco cosa ho visto in un cinema porno
“Vuoi venire al cinema porno?”
Al di là della poca genialità della battuta che da giorni mi brulica in mente, al di là dei tentativi maldestramente mal celati di procurarmi una spalla, un pomeriggio al cinema a luci rosse è quel genere d’esperienza che servirebbe per saziare le mie esigenze di illuminare quegli avamposti un po’ dark e sudici della società contemporanea, dove niente è dichiarato e tutto è consumato.
Non che sia un patito di porno, o meglio, non della sua accezione più volgare e diretta a farti avere una potente eiaculazione senza per forza consumare un rapporto sessuale. In un certo senso sono un patito di ciò che non si vede ma che c’è. Mi butto nel gioco chiamando il cinema Ulisse di Roma:
“Senta, sì, salve. Volevo sapere quali sono gli orari e i prezzi per ‘venire’ al vostro cinema”.
Risponde una ragazza, forse una signora:
“Sì, senta, gli spettacoli cominciano dalle 15 e 30 fino alle 22, orario d’inizio dell’ultimo film e il costo è di 7 euro”.
7 Euro. Mi costa quasi come un 3D. Quasi mi vien da chiedere se danno “Culi senza frontiere” in 3D. Ci ripenso. Preso dall’ingenuità maturata leggendo numerosi forum sul tema, chiedo alla gentile ragazza se la situazione sia tranquilla. Tradotto: ci sono marchettari con poco rispetto per la privacy? La ragazza, con un accento vagamente riconducibile ad un paese est-europeo quasi cade dalle nuvole:
“Per carità, la situazione è tranquillissima”. Ed usa proprio questo termine.
A seguito di questa breve chiamata, decido che domani sarà il giorno X. Anzi XXX. … arriva il giorno XXX. Avverto un velato senso di disagio. La mia immaginazione ha subìto un brutto colpo grazie a quei forum del cazzo. Un po’ indugio, un po’ mi eccito all’idea di entrare.
È pomeriggio inoltrato. Fuori dal cinema bambini: in candidi passeggini quelli piccolissimi, con il gelato in mano quelli più grandicelli. Un manipolo di anziani, presi dalla noia agostana e dalla morsa mortale del caldo portano avanti blandamente grandi discorsi da bar. Alla fine ho deciso di andarci con la mia ragazza al cinema. Anche lei è ispirata – velatamente – da questi luoghi di nulla. Varchiamo la fatidica soglia sotto gli occhi certamente poco indiscreti di quel gruppo di anziani. Dentro si avverte un’aria pesante, un miscuglio tra lercio e fumo, le narici a fatica si abituano e una signora sulla 40ina piuttosto incuriosita segue i nostri passi dall’ingresso alla cassa. Noi siamo imbarazzati, lei è divertita ma sembra anche un po’ turbata. Ci sono lunghi secondi di silenzio. Donne estasiate ci guardano dai numerosi poster affissi tutti intorno con titoli altisonanti. La cassiera:
“Io vi devo mettere in guardia. Andare giù in sala per una ragazza può essere un po’ pericoloso” annuncia con premura.
Tra me e me mi immagino che lì sotto ci sia una banda di uomini nudi intenti a fare pratiche di sesso estremo. Una sorta di versione erotica del gioco “non si muove una foglia”( in effetti lo si potrebbe chiamare “non si muove un uccello”). Mi faccio un po’ di film. Mi sale un po’ d’ansietta. La mia ragazza tra l’altro sta mezza malata oggi. Lei se ne andrebbe a casa anche subito. Dico:
“Ah sì? Potrebbero darle fastidio nonostante sia con me?”
Annuisce con la testa. Le dà man forte colui che ha tutta l’aria di essere il proprietario:
“Sai come funziona, son dinamiche che puoi ben immaginare, anche se stai tu con lei, potresti correre qualche rischio”.
Alcune persone entrano ed escono dalla sala proiezioni-erezioni. Il via vai è pronunciato e tutti ci fissano con grande curiosità mista ad occhiate maliziose. C’è una coppia di anziani signori che si danno di gomito guardandoci. Entrano, pagano, ci squadrano svariate volte prima di svanire all’interno del cinema. Un grosso giovane di probabile origine est-europea fuoriesce da giù, scambia due chiacchiere con la cassiera con fare amichevole, ci squadra poi ritorna in sala. “Nnamo bene!” dico tra me e me. Accompagno la mia donna ad un bar, le dico di aspettarmi lì, qualche minuto, una mezz’ora. Voglio entrare. Rifaccio l’ingresso, un po’ titubante. Pago i 7 euro. Proiettano “Serenata sensuale” (no, non c’è su Wikipedia). Giro l’angolo, c’è una scalinata buissima. Scendo gli scalini con un “OHCCAZZO” pronto sulla punta della lingua. C’è un lungo corridoio che porta diretto verso i bagni. Alla destra, senza nessuna porta nel mezzo, c’è la sala proiezioni.
Entro e c’è un buio pesto. Persone in piedi, altre sedute che si alzano in continuazione e dialogano tra loro, dirigendosi continuamente nel fondo della sala. Alcunealtre sono sedute ben distanti le une dalle altre. Ci sono degli anziani. Alcuni osservano la pellicola senza mostrare particolare interesse. Mi guardo intorno, scelgo un posto, mi siedo. Due bellissime donne sono tutte prese a leccarsi i clitoridi con famelico desiderio. Il ritmo è sostenuto ma ben dosato. Le pellicole sono vecchie, o vintage come va di moda dire oggi. Le donne si toccano, si amano, giocano con dei grossi cazzi finti, se li spingono su e giù, con veemenza. Godono senza ostentare, godono il giusto. Godono bene. Io sto seduto e mi aspetto che da un momento all’altro qualcuno mi abbordi. Non succede. Ma mi sento teso. Troppi forum installano troppi pregiudizi. Fanculo me.
Dietro sembra che la situazione sia stabile. Qualcuno continua ad alzarsi, qualcuno a passeggiare. Siamo in pochi. Forse qualcuno si masturba. Tutto però è così buio che non si capisce nulla. Sembra un cinema d’essai in cui vanno poche persone per apprezzare un’arte poco immediata.
Parte un’altra clip, stavolta niente lesbo. Una bellissima milf bionda si trova a tu per tu nell’idromassaggio con uno di quegli uomini muscolosissimi. Periodiche scene di acqua che cade a cascata sui capezzoli turgidi di lei. Si intravede una donna fuori dalla casa eseguire la “sensuale serenata” con un grosso flauto. Come fosse una musa del porno. Finisce il primo tempo. Due secondi, inizia il secondo.
Continua l’amabile duetto tra i due amanti. Dopo 30 minuti circa decido che è abbastanza. Del resto i film lì vanno a rotazione, senza nessun orario specifico. Puoi starci anche tutto il giorno lì dentro, se hai così voglia di diventare pazzo e anche un po’ cieco. Mi alzo dunque e vado a perlustrare le zone isolate del bagno di cui ho letto storie “particolari”. Provo a scattare qualche foto ma è difficile. Mi giro e rigiro nel corridoio adiacente la sala. Un uomo anziano si alza, mi guarda, mi viene vicino. Ha un viso eccitato, un modo di fare smanioso. Mi sorride. Mi si avvicina. Mi chiede di seguirlo in bagno. Faccio no con la testa, deciso. Mi viene incontro di nuovo, continuando a squadrarmi con più decisione. Ribadisco il no. Poi mi pento di non aver parlato un po’ con lui, per capire cosa aveva in mente e con quali condizioni.
Decido che ne ho avuto abbastanza, butto un ultimo sguardo in giro. Salgo le scale. Il forte odore di sesso e sigarette svanisce lentamente. Con un cenno saluto la cassiera, le dico che c’era poca gente. Un po’ sollevato esco fuori. Smetto le vesti di ragazzo pervertito e indosso di nuovo quelle di ragazzo normale. Mi lascio indietro l’universo opaco e scuro. I bambini sono ancora lì fuori a mangiare gelati, gli anziani si protraggono ancora nei loro discorsi da bar. A 10 metri di distanza dall’unica sala dell’Ulisse il mondo continua a girare come se là sotto niente succedesse. Tutto procede come da norma mentre dentro “Serenata sensuale” è pronta a rigirare la pellicola e partire con una nuova proiezione.
Testi e foto di Stefano Paris.