Edina Tokodi e la green street art
Questa volta dubito che le amministrazioni comunali avranno qualcosa da ridire. Edina Tokodi, in arte Mosstika, è una giovane street artist di origini ungheresi, ma stabilita a New York, che ha scelto di utilizzare materiali naturali per le sue opere. Diciamo che aveva nostalgia di tutto il verde che verdeggiava nel suo paese d’origine e quindi ha pensato bene di riportarne un po’ per le strade di Brooklyn. Edina ha studiato all’Hungarian Academy of Fine Arts di Budapest e ha seguito un corso di Urban design a Milano. Ha cominciato prima con istallazioni in interno e pian piano ha spostato la sua strada sulla strada. I primi lavori risalgono al 2004 a Budapest, successivamente si è trasferita a New York e lì si è dedicata totalmente alla Street art.
Le prime opere erano realizzate con delle piante che coltivava da sola e che utilizzava per creare i suoi cosiddetti “giardini verticali”, grazie all’aiuto di sua madre e di un amico giardiniere. Successivamente ha iniziato a utilizzare il muschio (da qui il suo nome, “moss” che sta per muschio e “tika” che dovrebbe indicare la parola politica, quindi “politica del muschio”) e realizzare degli stencil che hanno come soggetto quasi sempre animali o figure umane. Il muschio viene raccolto dai tronchi degli alberi e dalle pietre che trova nei pressi di casa sua, sempre senza esagerare. Successivamente crea una poltiglia fatta di siero di latte, zucchero e muschio di cui ha trovato la ricetta su internet e alla quale sta lavorando per apportare dei perfezionamenti. Queste opere si adattano all’ambiente e non pretendono di essere indelebili, risultando meno invasive di bombolette e tinture, ma non fraintendetemi a noi piacciono anche quelle.
Il suo obiettivo primario è attirare l’attenzione dei passanti sugli scottanti temi ecologici che affliggono la società moderna. La Tokodi vuole ricordarci che il rapporto con la natura non è poi così distante come sembra, né tanto atavico. Con queste rappresentazioni tenta dunque di riportare alla memoria di tutti i distratti viandanti, il naturale rapporto di ognuno con l’ambiente perché in quanto artista sente il dovere di riavvicinare l’uomo alla natura. Un volta creati, i graffiti cominciano a seguire un proprio ciclo vitale e l’artista si diverte a osservare la reazione della gente.
Molto spesso, come una buona coltivatrice va a fargli visita e a curarli, anche ripararli se necessario. Il muschio sopravvive abbastanza, riesce a trarre il nutrimento necessario dall’umidità presente nell’aria e dall’acqua piovana. Inoltre, con queste particolari istallazioni vuole mettere in luce il fatto che avere un buon rapporto con la natura può aiutare ad avere un rapporto migliore anche con l’ambiente urbano. Secondo la sua opinione tutti dovremmo avere un piccolo giardino perché ci aiuterebbe a vivere meglio. Ovviamente le opere sono molto fragili e soggette alle intemperie, ma questo fa parte del gioco, sarebbe bello se durassero di più, ma il loro fascino sta anche in questo.
Ultimamente la Tokodi sta lavorando a istallazioni più complesse, in particolare Succulent Living Wall, una sorta di scatole di legno intagliate ad hoc, riempite di piante grasse e dotate di un sistema di irrigazione. Tali cornici creano effetti grafici, come per esempio l’immagine di un volto femminile, visibili da una certa distanza. Tale istallazione è stata posizionata sul tetto del Green Spaces NY, ma presto andrà a far parte anche del tessuto urbano.
I suoi lavori sono stati presentati, sia in spazi pubblici sia privati, in tutto il mondo. Tra questi la Brick Lane Gallery di Londra; la Lana Santorelli Gallery di New York; ha lavorato per la SEPTA (Southeastern Pennsylvania Transportation Authority) di Philadelphia, il Billboard, una mostra di scultura pubblica a Budapest e una mostra personale presso la galleria (Le) Poisson Rouge.
La sua più grande ambizione è creare lavori sempre più complessi che gli permettano di esplorare le possibili diversità e le connessioni tra i materiali e ovviamente di restare vicina alla natura. Edina Tokodi pensa che il rischio ambientale possa essere un buon motivo per fare arte.
Per chi volesse saperne di più: mosstika.com