Editoria, fumetto e altre storie, intervista a Maurizio Ceccato
Maurizio Ceccato è un illustratore, un grafico, un editore e un promotore di progetti culturali ma lo è in modo non convenzionale. I suoi tanti interessanti progetti nascono nella fucina di IFIX, uno studio di grafica che definisce “uno studio di design sartoriale”, B Comics è un libro a metà tra raccolta di racconti a fumetti e una fanzine, WATT è un ibrido tra rivista e libro. Insomma, è difficile categorizzare Maurizio così come le sue creature, su una cosa siamo certi dietro ognuno di queste c’è un grande lavoro di ricerca e tanta passione.
Ciao Maurizio, prima di cominciare a parlare dei progetti che segui, raccontaci qualcosa su di te. Chi sei, dove vai e soprattutto da dove eri venuto?
Il Presidente americano Roosvelt all’idea di avere una statua in suo onore scartò l’idea di metterla vicino a Washington perché riteneva che da Presidente, questi, non avesse mai detto una bugia. Neanche vicino a Lincoln, dato che era conosciuto come «Abe l’onesto» e a Franklin perché aveva i piedi per terra. Alla fine decide di metterla accanto a Cristoforo Colombo: «perché Colombo non sapeva dove andava quando partì, non sapeva dov’era quando arrivò e tanto meno dov’era stato quando tornò. E faceva tutto con soldi a prestito».
Cos’è IFIX e chi la guida insieme a te?
IFIX è uno studio di design sartoriale. Una casa editrice bonsai e un bookshop a Roma, l’unico con un’ampia sezione dedicata alle autoproduzioni italiane. IFIX vive sotto la mia direzione ma senza Lina Monaco non potrei mai portare a spasso i miei pensieri e le mie idee senza cadere.
«WATT • Senza alternativa» è uno dei primi progetti editoriali nati in seno a IFIX. Qual è la sua storia e come si è evoluto negli anni?
WATT è un laboratorio di segni nato dalla necessità di mettere su carta e fissare degli esperimenti grafici e di scrittura. La natura assolutamente autarchica e il desiderio di non seguire le mode sono il punto di forza che lo ha fatto crescere assieme a tutti gli autori che vi hanno collaborato. Non smettiamo mai di fare di scouting e in tal senso WATT rimane una piattaforma aperta che vorremmo continuasse la sua strada evolvendosi ulteriormente, espandendo le proprie radici pulviscolari come l’universo.
Nel 2014 è uscito il primo numero di «B Comics – Fucilate a strisce», Crack!, una produzione a metà strada tra la fanzine e una raccolta di graphic novel. Com’è nato questo progetto?
Non esiste secondo me un vero e proprio momento di inizio. «B comics • Fucilate a strisce» esattamente come «WATT • Senza alternativa» fissano su carta una ricerca sui segni che portiamo avanti da anni. Nel caso di B comics abbiamo messo un focus sul fumetto italiano e solo italiano. Abbiamo fissato una strada asfaltata con le onomatopee e su quelle abbiamo costruito ogni singolo volume. Gli autori, tutti alla prima pubblicazione o comunque poco conosciuti nel panorama editoriale, sono stati chiamati a illustrare storie, a intrecciare segni come la scrittura e il disegno con una scelta precisa, ovvero la narrazione.
Sempre a proposito di B Comics, nel dicembre 2015 avete lanciato Gnam! il secondo numero. Cosa è cambiato rispetto al primo?
Non facciamo la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Non siamo degli chef televisivi e non abbiamo preso i voti. Non usiamo foto di bambini che muoiono di fame. Non dipingiamo barattoli di minestra nè banane adesive. Non usiamo la pappa di pomodoro per intrattenere. Non facciamo digiuni per far notare le nostre idee. Non siamo vegani e non è detto che non siamo cannibali.
In «B comics • Fucilate a strisce» il lettore moderno verrà ingoiato da figurazioni e storie di supereroi bulimici e con la testa tetra; investigatori con la permanente; gemelli eterozigoti; hamburger con le braccia e piante suicide; tute spaziali da giardino; cannibali col cappello da cow-boy; spaghetti romantici e camerieri col vizietto; bugie col videotape; scopate senza margarina; abbuffate in technicolor su carta riciclata da 140 grammi. Gnam!
B Comics è una produzione che vuole in qualche modo differenziarsi da altri progetti editoriali e questo si può dedurre dalla scelta di artisti poco conosciuti,
dalla distribuzione indipendente e dalla scelta dei materiali. Alla luce di questo, cosa pensi del panorama italiano rispetto al fumetto e all’editoria?
Per quello che riguarda il nostro progetto editoriale con IFIX pensiamo solo a fare al meglio delle nostre possibilità il lavoro con i giovani autori che collaborano con noi e a produrre con la massima cura i volumi sia editorialmente che graficamente che per la parte tipografica. Quello che fanno gli altri mi interessa solo quando vedo progetti curati e pensati, che hanno qualcosa da comunicare e lo fanno con le idee e non con i muscoli del borsellino. Ci sono in Italia diversi buoni progetti come Grrrz, Eris, Coconino che fanno un lavoro basato sulla ricerca del linguaggio del fumetto con autori anche poco noti ma con molte frecce al proprio arco.
E invece, cosa succede durante i quattro giorni di Scanner, festival delle autoproduzioni italiane, presso la libreria Scripta Manent di Roma fondata insieme a Lina Monaco?
Scanner • automatici • autoprodotti • autoalimentati, giunto al terzo anno, è nato come festival annuale con una sezione permanente all’interno del nostro bookshop Scripta Manent. L’idea è di avere una quattro giorni dedicata all’esposizione di tutte le autoproduzioni: fumetti, riviste fotografiche, di arti visive e grafiche, di neuroscienze, narrativa e poesia e di prodotti artigianali, illustrazioni e poster che fanno da cornice alle presentazioni che si rincorrono ora dopo ora tra le nostre righe bianche e rosse. Si possono ascoltare le voci dei disegnatori e degli autoproduttori che raccontano, coraggiosamente indifferenti alle crisi editoriali, ognuno con la propria storia, come sono nati i progetti cartacei, quali sono le motivazioni che spingono a stampare su carta, a usare caratteri mobili, fotocopiatrici e distribuzioni laterali.
Credo che la maggior parte delle persone che si troveranno tra le mani uno dei volumi curati da te e IFIX, non saranno in grado di apprezzarne il valore
e soprattutto di comprendere la ricerca che si cela dietro questi prodotti da veri intenditori. Credi che questa considerazione sia realistica? E se così fosse,
ti senti abbattuto o motivato?
Se si parla di numeri possiamo dire che il primo volume di «WATT • Senza alternativa» “volume zero” è esaurito ormai da un anno. Millecinquecento copie. Che del secondo volume di WATT “0,5” ne sono rimaste pochissime copie. I volumi di B comics seguono a ruota.
Se si parla di progetto invece, credo che il motore che spinge IFIX a realizzare questi volumi con le modalità con le quali li caratterizziamo, sia alimentato da un comburente che non è fatto solo di “dare/avere” in termini economici ma che sia un’economia basata sulla fruizione delle idee, vero motivo, almeno per noi, per il quale si stampano libri.
Che sia fumetto o grafica, il tuo lavoro consiste nel “comunicare”. Cosa pensi della comunicazione nel 2016?
Se si intende la comunicazione di un prodotto come il libro credo che le strade da percorrere siano infinite, come diceva Rodari solo la fantasia è il nostro limite. Applicare un’idea a un oggetto e tracciare un cross-over, un ponte, che colleghi il materiale di radice popolare del quale disponiamo e ci nutriamo tutti, a un altro oggetto e che abbia una funzione anche di attrito nell’essere comunicato, è la vera sfida che qui, IFIX tutta, si pone come obiettivo da mettere in gioco. Le strade aperte poi dai social network sono ancora tutte da esplorare. Penso che le modalità di comunicazione siano più o meno le stesse messe in campo cinquant’anni fa da Bill Bernbach, solo più capillari e piene di divertenti trappole sublimali.