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Espana Contemporanea

Si parla di:

Pedro Almodovar nel film “Legami” del 1990 faceva pronunciare queste battute ai suoi protagonisti:
– Come faccio a dire che questa mela è bella?
– È bella perché non hai fame, se no sarebbe buona e la mangeresti subito senza vedere che è bella.

La collettiva Espana Contemporanea esposta fino al 31 Maggio al Castel dell’Ovo a Napoli, è dedicata ai principali esponenti dell’arte contemporanea spagnola e si ricollega a quello che è ormai è il noto “percorso culturale” che il Comune di Napoli ha intrapreso sul Barocco. In questo caso il nesso è semplice visto che il termine stesso “barocco” sembra venire dal “barrueco” spagnolo, deliziosa maniera per definire la perla naturale, cioè non simmetrica. ” L’arte barocca nasce nel XVI secolo al fine di toccare direttamente l’animo e i sentimenti della gente e per far questo fu necessario che essa assumesse forme grandiose e monumentali; l’artista puntava direttamente allo stomaco, alle viscere, impiegando un’ iconografia il più possibile diretta, ma comunque teatrale”(…). Detta così sembrerebbe non essere cambiato molto da allora, e questa collettiva ne è la prova, vista la rilevante presenza di opere di grande formato e di tematiche riguardanti la salvezza, la morte, la precarietà umana. L’enorme rosario di Javier Pérez, per esempio, in resina e ferro, i cui semi sono rimpiazzati da teschi: Memento mori, “ricordati che devi morire”, o l’accecante installazione ai neon di Bernardì Roig, e le tinte forti di Abraham Lacalle. Seppure la mia attenzione appena uscita dalle sale espositive, è stata catturata del tutto da uno splendido scorcio sul mare alla luce del tramonto, devo ammettere che ho amato molto il lavoro di Enrique Marty, cattelaniano e inquietante, è la “perla non simmetrica” di questa collettiva.

Laura L.

scritto da

Questo è il suo articolo n°36

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