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Festivaletteratura 2013 | Zerocalcare, Google World Brain e design…

Sabato, secondo giorno di Festivaletteratura che ho dedicato a temi meno letterari. Mantova offre spunti a 360 gradi, così tra una proiezione al cinema e una lezione sul design, ecco quello che ho visto degno di essere raccontato:

Mattina, ore 11, mi precipito all’incontro con Marcello Fois dal titolo “Il film della mia famiglia”. L’autore, sceneggiatore e drammaturgo italiano narra a braccio alcune immagini provenienti dall’archivio dell’associazione Home Movies, che raccoglie e cataloga da oltre dieci anni filmati amatoriali dell’Italia girati sin da primi anni del ‘900. Immagini di giovani donne torinesi e romane in abbigliamento anni ’20 si alternano alle riprese di motoscafi e idrovolanti (segno dell’amore per la velocità e la meccanica di quei tempi) in un Italia pre-guerra che faceva dell’entusiasmo e della ricchezza borghese il suo fulcro vitale. Particolare poetico: mentre sullo schermo gira la clip di un filmato muto che riprende piazza del Popolo e un cane che passa, all’esterno della sala, per le vie di Mantova, un cane abbaia proprio in quell’istante. Una delle piccole magie che accadono in questo festival.

La proiezione del docu-film Google and the World Brain che si è tenuta nella sala del cinema Oberdan nel pomeriggio è stata una vera illuminazione. Avete tutti presente Google e la sua intenzione di migliorare il mondo grazie alla tecnologia? Bene. Il documentario spiega come, dal 2006, prendendo accordi segreti con le maggiori biblioteche del mondo, Google abbia cominciato a scansionare milioni di libri (arrivando a digitalizzarne circa 26 milioni) per inserirli nel loro data base Google Books. I libri non sono totalmente fruibili dagli utenti, ma appaiono solo alcuni estratti e brani dei testi, in base alle parole chiave di ricerca dell’utente. Nel documentario, però, solo 6 secondi di filmato (rubato) riguarda la tecnica di scansione utilizzata da Google, questo perché l’azienda non ha fornito nessun dato né immagine relativa al suo lavoro.

Questa segretezza nella procedura di scansione e nelle trattative con le biblioteche ha portato i creatori del documentario ad indagare sul perché di questa operazione, dove Google non guadagna nulla direttamente in termini monetari. La risposta è semplice quanto preoccupante: immagazzinare tutto il sapere presente nei libri di testo genera un database di contenuti enorme e approfonditi, che contribuisce alla creazione di una A.I. (Intelligenza artificiale) chiamata Brain World,  che un domani sarà tanto amico quanto forse anche antagonista dell’essere umano. Il documentario prende in esempio il cervello elettronico Watson, un computer IBM che ha battuto gli umani nel quiz televisivo Jeopardy!, sottolineando come Google si sia spinto oltre, già forte del suo database ricco di pagine web, mappe e video, inglobando così anche la conoscenza umana più profonda e articolata che risiede nei libri. Paura eh?

La designer francese Matali Crasset ha incontrato il pubblico nella splendida sala del teatro Bibiena. Ha illustrato alcuni dei suoi oggetti di design e spiegato cosa deve essere, secondo lei, il concetto di design nella nostra epoca, riassumibile nelle sue frasi: “Il design non è una disciplina, ma un processo,  è il contorno della vita. Ogni designer ha il suo approccio, il mio è voler creare oggetti multifunzionali e di condivisione.” Matali Crasset è famosa, tra le tante sue creazioni, per i suoi sofà: “Odio il sofà. È statico.” dice. “Esistono molti altri modi di sedersi e far sedere gli ospiti, in maniera modulare e creativa.” Vi consiglio di farvi un giro sul suo sito web che, oltre a contenere le sue creazioni, è uno sfizioso oggetto di web-design.

Ho concluso il festival con un incontro dedicato ai trentenni. Quei trentenni che sono una generazione, e di cui molti trentenni parlano. In una sala piena fino all’inverosimile c’erano Zerocalcare (illustratore e fumettista) e Paolo Cognetti (scrittore per Minimum fax e Terre di mezzo), presentati da Francesca Scotti. L’incontro si intitolava “I trentenni non esistono”. L’età media dei tre ospiti era, appunto, trenta. Con l’ironia di Zerocalcare e la saggezza di Cognetti, si è affrontato il tema della generazione come “bolla” in cui ci si ritrova intrappolati e insoddisfatti, ma allo stesso tempo pieni di speranze e di opportunità. Esce fuori la mancanza di maestri di vita e figure contemporanee d’esempio a cui aggrapparsi e i due spiegano come la loro formazione sia stata principalmente autodidatta, con riferimenti e spunti ai grandi del passato. Si è parlato di internet, che per Zerocalcare è una fonte di stimoli (ed è stato anche il trampolino di lancio per il suo successo) mentre per Cognetti è un freno alla fantasia, e del tema della ribellione, che per Cognetti dovrebbe essere effettuata verso noi stessi, trentenni che non ammettono di avere altre figure di riferimento se non quelle pop degli anni ’80, mentre per Zerocalcare bisognerebbe ribellarsi con “caciara” verso il mondo esterno e contro la società che opprime. Due autori così diversi, se pur coetanei, che con le loro opere ma anche con la loro essenza e pensiero di esseri umani (trentenni) offrono spunti opposti e, allo stesso tempo, complementari, per la lettura di una generazione che deve ancora trovare la sua strada.

Chiudo il mio report ringraziando l’organizzazione del Festivaletteratura che mi ha ospitato.  Vi invito a partecipare, il prossimo anno, perché si tratta di un festival che offre stimoli infiniti l’occasione di incontrare molti autori famosi e internazionali.

Infine, vi ricordo che la rubrica speed-romance cerca giovani autori da pubblicare. Inviatemi i vostri racconti (massimo di 6000 battute) a testicitrolu@gmail.com, vi leggerò!

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Patrizio D'Amico

scritto da

Questo è il suo articolo n°73

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