Fomento | JBRock e Hogre a Torino
Un titolo che ci riporta back in the days, alle radici della cultura hip hop nostrana. Inutile provarci, il “fomento” non si lascia spiegare con altre parole (un po’ come la “fotta”). Bisogna sentirlo per capirlo o, in alternativa, sentire i pezzi dei Colle der Fomento che lo rappresentano dal ’94. È proprio la scena romana il contesto di riferimento di questa mostra-evento torinese, con quel suo inconfondibile stile “zozzo”, selvaggio e potente che trova massima espressione nelle lettere dei writer.
“Gli stranieri, per lo più nord europei, erano “composti e tattici”, avevano un’attitudine e una mentalità più strategica e seria rispetto ai graffiti, ma guardavano con interesse il nostro modo di fare rustico e selvaggio e alla fine li conquistavamo.” (Masito, Colle Der Fomento)
Da Roma vengono infatti JBRock e Hogre, due artisti uniti dallo stencil e dalla bomboletta. Lo stencil è solo apparentemente un messaggio veloce e seriale. In realtà, il più del lavoro si fa a tavolino – questo è il motivo per cui i writer storcono il naso – ma anche loro ne fanno di sketch prima di tracciare su un muro. Certo è che c’è stencil e stencil e di banalità in strada se ne vedono tante. Ecco perché bisogna conoscere, selezionare. E qui entrano in gioco LeGrandJeu e GaloArtGallery (galleria torinese che prende il nome dallo street artist che l’ha aperta).
L’iniziativa è interessante perché complessa: attraverso il concept del “fomento” si cerca di presentare un mondo, un’attitudine, più che una serie di opere. Il rischio infatti è sempre quello, quando si porta la street art all’interno degli spazi espositivi: perdere di vista il contesto e quindi il senso di certe pratiche. Fomento supera l’impasse includendo, oltre all’esposizione, un’installazione e tre interventi di arte pubblica. Non vi basta? Ci sarà anche il concerto dei Colle!
JBRock, storico writer romano con un percorso di studi artistici, ha iniziato ad esporre nel 2003. Il notevole tecnicismo dei suoi stencil si carica di un energico figurativismo post-pop e uno spirito antagonista. Il suo lettering, così come i lavori più monumentali, ci sbattono in faccia che l’arte si fa prima di tutto con le mani. E lui di mani ne ha disegnate tante, quasi sempre blu, come la gloriosa screaming hand.
Attivo dal 2006, Hogre parla la lingua “pubblicitaria” che tutti comprendiamo per stimolare il pensiero laterale, nella tradizione banksyana dello stencil concettuale e militante. La sua è una poetica di disordine e provocazione (a partire dal suo stesso sito, un progetto sperimentale curato da Carlo Prati). Insomma, Roma vi aspetta dal 9 novembre a Torino!
Testi di Claire Minipaniers. Foto di Le Grand Jeu.