Fra Biancoshock, un appartamento ammobiliato a Memorie Urbane
La prima volta che ho sentito la parola “trabattello” ho riso, è una parola curiosa, inusuale, con una cacofonia discutibile. Ma il concetto di trabattello ha risvolti interessanti se abbinato al lavoro di uno degli urban artist italiani di cui qui andiamo più fieri, Fra Biancoshock.
Il trabattello, o impalcatura, è al centro di “24/7” l’ultimo intervento dell’artista che, invitato a Gaeta per la IV edizione di Memorie Urbane, ha deciso di affrontare un argomento “molto caro a tutti gli street artist”, ovvero la quotidianità e il superamento del luogo comune.
Il luogo comune è legato al fatto che superficialmente saremmo indotti a pensare che la vita dell’artista, dello street artist nello specifico, sia una vita eccitante fatta di viaggi, di rapporti con persone eccezionali, di momenti di creazione e di sesso, droga e rock’n’roll. A quanto pare però, Fra Biancoshock ci invita a prendere atto anche delle difficoltà che un lavoro di questo tipo comporta. Senza negare alcuni aspetti estremamente interessanti di questo lavoro ci comunica che no, non è tutto rose e fiori.
Lavorare, viaggiare e progettare il proprio lavoro, sono momenti importanti ma a quanto pare, e come per qualsiasi altro lavoro, la pendolarità e l’impegno artistico a volte rendono i rapporti umani più difficili e limitano l’intimità.
In quanto tale, un artista è costretto spesso a trascorrere intere giornate in cima a un’impalcatura, sotto il sole cocente o sotto la pioggia dispettosa. Questo strumento telescopico si converte dunque in un vero nido urbano in cui vivere le proprie giornate e questo è lo spunto dal quale è nata l’installazione di Fra Biancoshock.
L’impalcatura si trasforma ironicamente in un’abitazione perchè “Se alcune criticità non si possono evitare, tanto vale renderle confortevoli” e il trabattello si tramuta in un appartamento di quattro vani: camera da letto, sala da pranzo, studio, terrazzo e garage. Manca il bagno o mi sbaglio?
Fra Biancoshock ha sollevato una questione che non vine discussa molto spesso, se non con rispetto alle donne della street art. Personalmente ho sempre visto con interesse la vita sociale dell’artista, lo scambio culturale e linguistico e il continuo confrontarsi con realtà variegate mi rimandava un’immagine molto positiva. Di fronte alla casa/trabattello però devo prendere atto che ogni lavoro, anche quello più piacevole, comporta qualche sacrificio.
L’ennesimo clap! clap! a Fra Biancoshock che rappresenta il secondo artista dell’edizione 2015 di Memorie Urbane e che ha lavorato sullo sfondo del fantastico muro realizzato lo scorso anno da Pixel Pancho.
Fotografie di Flavia Fiengo.
Fra Biancoshock | sito – facebook – #ephemeralism
Memorie Urbane | sito