Francisco Bosoletti al BO.CA – Bonito Contest Art
L’Irpinia è una piccola porzione di Campania ed è un luogo affascinante e contradditorio ma, di sicuro, la parte più interessante sono i suoi abitanti, animali rari, personaggi inclassificabili… questa però è un’altra storia che serve solo per presentarvi il BO.CA – Bonito Contest Art.
Il BO.CA nasce dalla volontà di David Ardito, un giovane professionista, che come molti di noi ha preferito la bucolica vita irpina a quella caotica delle grandi città e che ha trovato ispirazione nella cultura locale per dare vita a progetti artistici rivolti all’intera comunità.
Essendo voi tutti abituati a vedere paesaggi urbani e frammenti di folle vita collettiva, non potrete mai capire perché la realizzazione di un progetto di street art nella provincia di Avellino susciti nella maggior parte di noi un acceso stupore. Quello che posso assicurarvi, comunque, è che un’opera murale nella cornice verde e blu della nostra amata Irpinia spacca di brutto.
Il BO.CA è alla sua quarta edizione e quest’anno, dopo Davide Arp, Diegomiedo, Collettivo FX e Nemo’s, dà il benvenuto a Francisco Bosoletti, il giovane artista argentino in avanscoperta dell’Italia da un paio di stagioni.
In realtà il BO.CA non è un vero e proprio festival ma più che altro un progetto aperiodico che coinvolge ogni volta street artist differenti e che non vive di una calendarizzazione specifica ma di incontri pensati esclusivamente per la realizzazione delle opere nel piccolo paese, mantenendosi tra l’altro abbastanza lontano dai riflettori. Per conoscere meglio Bonito, David e il suo progetto e per rincontrare il fantastico Francisco, in una soleggiata giornata sono andata a trovarli.
Bonito è un paese molto piccolo che porta addosso le cicatrici del terremoto e della ricostruzione poco attenta, cosa che caratterizza molti centri della Campania interna, e questa sua natura regala un contrasto piacevole con le opere realizzate nei vari anni del BO.CA. All’improvviso il Collettivo FX, Diego Miedo e Arp su una lunga parete, umanoidi sparsi in angoli poco visibili e siamo arrivati sul Belvedere. Ad aspettarci un panorama completamente verde e Francisco al lavoro su un braccio meccanico con i Calle13 di sottofondo.
Il dipinto è stato eseguito sulla facciata di una piccola casa abbandonata proprio al lato della tomba/residenza di Vincenzo Camuso, il beato non riconosciuto dalla Chiesa, e famoso per essere stato rinvenuto, naturalmente mummificato, grazie a un messaggio inviato a un suo discendente durante una seduta spiritica.
Sdraiati al sole come lucertole gli altri ragazzi osservano l’artista al lavoro, tra l’altro quasi ultimato. Rosa antico, blu, verde brillante e un nero “non abbastanza nero” compongono l’immagine di due donne che si scambiano un fiore, un tulipano, il tutto incorniciato dalle foglie in continuità con l’albero che sovrasta la casupola.
Il muro è intitolato Alma en Venta ed è ispirato a una problematica che affligge quest’area e che riguarda le neanche troppo recenti vicende legate alle trivellazioni. Il tulipano che le due donne stringono tra le mani è un elemento che Francisco inserisce ogni volta nelle sue opere e che nel suo linguaggio artistico rappresenta la speculazione, infatti, come racconta in un’intervista a Design Playground questo simbolo rappresenta “[…] una cosa semplice e bella che è stata denaturata a causa di questo meccanismo. Dopo svariate ricerche ho scoperto infatti che l’esportazione dall’Europa del tulipano ha provocato una grande speculazione, poiché è stato comprato a costi bassi per poi rivenderlo a prezzi esorbitanti. Nel mio paese le persone pensano sia normale speculare su questi meccanismi di compravendita e sembra l’unico modo per poter vivere”.
Posso dunque pensare a questo intervento artistico come a una riflessione “site specific” e di conseguenza mi fa piacere osservare come Francisco si sia calato nelle dinamiche locali e sia riuscito a tradurre nelle splendide immagini un problema che riguarda coloro che, da ora in poi, ne godranno quotidianamente.
Grazie a David Ardito, Federico Iadarola, Salvatore Curcio e Annibale Sepe per le foto.