Fuck You Street View di Michael Wolf
Ieri ho lasciato il mio ragazzo quindi ero di cattivo umore. Volevo mandare a fanculo tutto il mondo ma ecco che mi è capitata tra le dita una pagina molto interessante. La pagina che soddisfa la mia necessità di “turpiloquio” è quella di Michael Wolf, un artista decisamente dotato di spirito di osservazione. La sua biografia dice che è originario di Monaco, che ha trascorso la sua giovinezza tra la teutonica terra e gli States e che poi ha pensato bene di dare una svolta trasferendosi in Cina, dove lavora come fotografo ormai da più di dieci anni.
Il preludio alla mia vita personale e alla vita di Wolf serve per introdurre Fuck You Street View il lavoro che ha attirato la mia attenzione. Si tratta di una serie fotografica che l’artista ha recuperato spulciandosi una marea di immagini da Google Street View. I protagonisti si esibiscono nel gesto più universalmente diffuso e condiviso e amato da tutto il mondo, il “fuck you”, il dito medio per intenderci. Pare che la gente odi la famosa macchina di Google Maps che se ne va in giro a fotografare ogni angolo di ogni sperduto buco della terra e gli dedica il gestaccio molto spesso. In realtà, voglio spendere una parola buona per la macchina su citata, in quanto credo che la diffusa moda di dedicargli il dito medio sia uno sfogo di egocentrismo o una sorta di gesto scaramantico più che odio esplicito.
Wolf racconta in un’intervista che dopo anni trascorsi a Hong Kong improvvisamente si è dovuto trasferire a Parigi per esigenze lavorative della moglie e che vivere in una città che era stata fotografata in tutte le sue sfumature non lo stimolava più e ha cominciato a vivere un periodo molto triste artisticamente parlando. Da lì, ha cominciato ad interessarsi a Google Street View e dopo un lungo periodo di osservazione ha partorito A Series of Unfortunate Events, dove riprende eventi sensazionali come una morte su un marciapiede, una signora che urina dietro a una macchina o un incendio. La serie personalmente mi trasmette una sensazione di grottesco non solo perché riprende intimi momenti pubblici di persone ignare ma anche perché in molte delle immagini non accade niente di particolare e si accentua ancora di più l’atmosfera di voyeurismo. In tutto questo subentra la questione “privacy” e la relativa “pixelatura” delle immagini.
Questo progetto potrebbe sollevare le ire di molti amanti o professionisti della fotografia, in quanto si tratta d’immagini riprese da internet, ma le ire si placheranno alla vista degli altri numerosi ed egregi progetti fotografici e le tre menzioni al World Press Photo di Wolf.
Quest’ articolo, ovviamente, non è dedicato al mio ex ragazzo.
Per saperne di più:
www.photomichaelwolf.com/intro/index.html
www.worldpressphoto.org/michael-wolf