Gaia ha lasciato il segno a The Painted Desert Project
Nel 1868, mentre da noi in Europa si rifletteva intorno ai concetti di nazione, popolo, romanticismo e rivoluzione, dall’altra parte del globo terrestre, esattamente negli Stati Uniti avvenne un fatto storico di straordinaria importanza per la storia dell’umanità, ovvero la stipulazione di un accordo tra il governo centrale e uno dei popoli nativi americani sopravvissuto alla guerra di secessione americana, i Navajo, i quali ottennero di tornare a risiedere nei territori di appartenenza dopo il loro confinamento a Bosque Redondo durato ben 5 anni.
I Navajo, parola che nella loro lingua significa “campo coltivato in un piccolo corso d’acqua”, vivono nei territori che si estendono tra l’Arizona, lo Utah e il Nuovo Messico, sono un popolo che basa le sue origini sulla matrilinearità, ovvero un sistema sociale fondato sulla trasmissione alle generazioni dei titoli e dei beni da donna a donna, e vive in costante rapporto con la natura, un legame che si fonda attraverso una mitologia non rivolta verso il cielo ma verso ciò che sta ben al di sotto di esso, ovvero verso le forze della profondità terrestre.
Sono abili artigiani, la tessitura dei tappeti e la lavorazione dell’argento e della pietra turchese sono le loro principali attività e a quanto pare usano dipingere con la sabbia del deserto dell’Arizona.
Proprio nella parte occidentale di questo stato abitato da alcune popolazioni dei Navajo, Yote e Jetsonorama, due street artist americani, hanno dato vita ad un progetto chiamato The Painted Desert Project, invitando diversi artisti a realizzare murales e lavorando a contatto con la popolazione locale.
Gli artisti chiamati in causa hanno modo di immergersi nella cultura, nelle tradizioni e nella storia dei Navajo creando una vera e propria galleria di street art a cielo aperto.
The Painted Desert Project è stato lanciato nel Giugno 2012 e a quasi un anno di distanza vanta la partecipazione di più di dieci artisti tra i quali l’artista belga Roa e molti artisti americani come Over Under, Doodles, Labrona, jb snyder, Breeze, Tom Greyeyes, Xiana Clitso e lo stesso Jetsonorama.
Tra gli ultimi ad aver lasciato la sua impronta sui muri delle abitazioni di questo antico popolo d’America c’è Gaia, l’artista di Baltimora che qualche settimana fa ha partecipato alla collettiva del sottopasso di via Ostiense di cui vi abbiamo parlato lo scorso mese.
Lontano dagli spazi urbani dove è solito esibirsi proprio come tutti i partecipanti del progetto ideato da Yote e Jetsonorama, Gaia ha realizzato dei murales fantastici prendendo spunto dalla popolazione locale, fondendo la sua creatività con il paesaggio circostante, quello elementare dalla natura che si esprime attraverso il giallo del deserto e l’azzurro del cielo che sovrasta e vigila lo scorrere del tempo. La natura che solitamente è al centro dei suoi lavori in questi spazi sconfinati degli Stati Uniti prende colore, abbandonando le tonalità severe con cui si esprime sulle superfici urbane.
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