Giulio Vesprini: la street art negli spazi occupati
Roma è una città complessa, dal punto di vista sociale così come dal punto di vista architettonico. La sua complessità la rendono unica nel suo genere, uno spazio in cui reperti archeologici fanno da sfondo a palazzi del potere costruiti nell’800, colorati e maestosi, mentre poco più lontano, da dove la legenda dice che Romolo abbia fondato Roma, ci sono palazzi e costruzioni lasciati in mano ai potenti che dall’alto dei loro portafogli gonfi gestiscono la lobby del gioco d’azzardo, delle slot machine e di tutte quelle attività che spuntano come funghi dopo un bel temporale d’autunno.
È proprio da questi signori che bisogna guardarsi bene perché il loro occhio arriva per primo su quei luoghi in cui la cultura fa fatica ad arrivare per prima. E allora per fortuna succede che il buon senso della gente, fiutando il pericolo imminente di una catastrofe, cerca con forza di riprendersi quegli stessi spazi occupandoli. Qualche volta riuscendoci con successo, vedi il caso dell’ex cinema Palazzo a San Lorenzo e lo storico Teatro Valle nel pieno centro storico della città, e qualche volta no, ma senza mai averci provato seriamente.
Andando a caccia dei lavori di Sten&Lex, i quali hanno lasciato il segno su quasi tutte le porte d’ingresso di questi spazi, si potrebbe tranquillamente tracciare una mappa di questi luoghi dove, nonostante la minaccia degli sgomberi, si continua a produrre cultura. Proprio come al cinema Volturno dove, un comitato gestito da baldi giovani, continua a proporre spettacoli e festival, dal cinema al teatro, passando per corsi di lingua e seratine di musica niente male. All’interno si trovano anche capolavori di street artist, oltre ai due citati sopra, i quali sono stati chiamati a partecipare a questa lotta della cultura contro lo sfruttamento degli spazi pubblici. Proprio tra questi artisti c’è anche un caro amico di Ziguline che ho avuto occasione di conoscere quest’anno al Crack!, un artista sensibile alla questione.
Giulio Vesprini, classe 1980, è un ragazzo di Civitanova Marche, un marchigiano doc, che dal 1995 si dedica alla street art realizzando i suoi primi graffiti. Il suo percorso accademico inizia qualche anno più tardi quando si iscrive all’Accademia delle Belle Arti di Macerata e poi nel 2006 alla Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno. Con un curriculum del genere non poteva che avvicinarsi all’arte urbana, inziando uno studio fondato sul rapporto tra uomo e natura, attraverso dei lavori di installazione e video-arte sui muri di alcune abitazioni. Dal 2007 è presente in numerose gallerie nazionali e internazionali, sempre con la stessa propensione al racconto visivo della natura e degli elementi naturali: pietre, foglie, alberi, tutti piccoli tasselli di un’opera che si ingrandisce con elementi geometrici, i quali conferiscono al suo pensiero artistico l’idea di una simbiosi tra materia e colore.
La natura si riprende i suoi spazi così come la cultura si riprende i suoi. Questo è lo spunto da cui derivano gli interventi di Giulio Vesprini al Volturno occupato e al MAAM Metropoliz di Roma, una profusione di arte e natura che fa riflettere per la sua capacità di penetrare in quel punto proprio dove il rapporto primitivo tra uomo e ambiente è sotto assedio. Un architetto della street art o uno scienziato artista, questo è Giulio Vesprini.
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