Global Warning: quattro chiacchiere con Alessandro Calizza
Carissimi lettori di ziguline, oggi ho l’onore ed il piacere di farvi leggere un’intervista ad un caro amico nonché artista straordinario, uno di quelli che colpisce dritto al cuore con le sue opere bellissime che inducono a tante riflessioni. Ci conosciamo ormai da qualche anno ed ogni volta che ci incontriamo parliamo di quello che ci è più caro, ovvero arte, mostre, eventi e artisti. Qualche volta anche di supplì. Di lui apprezzo il suo modo sincero di raccontarsi e di esprimere le sue opinioni, senza nessun filtro ma attraverso le sue sensazioni ed emozioni che poi sono il cuore della sua arte. Lui non poteva essere che Alessandro Calizza e in questa bella chiacchierata che potrete leggere di seguito mi ha raccontato della sua ultimissima mostra, Global Warning che si è chiusa giusto qualche giorno fa alla GC2 di Terni, una fantastica esposizione curata da Tommaso Zijno, ma abbiamo anche parlato della situazione dell’arte in Italia e di alcuni suoi progetti futuri. Quindi, buona lettura!
Iniziamo parlando di come è nata questa mostra e il perché questo titolo…
Parto dal titolo: Global Warning. Allarme globale. Questi lavori riflettono sulla condizione che viviamo oggi. Tutto il mio lavoro parte da un’analisi di quanto abbiamo attorno e della condizione personale e sociale che caratterizza il nostro tempo. Quello che vedo, seppur senza pessimismo, è purtroppo una situazione di forte crisi, dove sogni, aspirazioni e relazioni sono guidati da effimere e pericolose chimere. Le persone ogni giorno di più hanno difficoltà a vivere la vita che vorrebbero e che meriterebbero. Mentre questo “sistema” ci parla attraverso pubblicità e slogan accattivanti che (con buona pace di Maslow) sfruttano i bisogni delle persone per convincerci che ciò che vogliamo sia lì a portata di mano, che troveremo la felicità nel nuovo telefono dalle 1984 funzioni o sotto il sedile di un’auto comprata a rate da lasciare ai nostri eredi (le rate perché l’auto sarà già da cambiare). Intanto ci dimentichiamo della bellezza e di ogni altro valore che ha reso nel tempo l’Essere Umano in grado di costruire meraviglia e vita. Abbiamo ancora tanto da salvare ma la direzione in cui stiamo andando non è quella giusta. Ecco perché Allarme Globale. Poi giocando sul concetto di “global warming”, il titolo mi è sembrato ideale per una mostra in cui quanto appena detto è rappresentato da statue colte nel momento di sciogliersi o annientate da agenti esterni.
La mostra alla GC2 Canovaccio è nata a seguito di un rapporto iniziato con i galleristi Lorenzo Barbaresi e Ludmila Tetyk, in occasione della mostra Play dello scorso anno a cui ho preso parte. Ad arricchire il tutto c’è stata la preziosa collaborazione del curatore Tommaso Zijno ed il supporto della Romana Telai di Fausto Cantagalli. Credevamo nel valore di questa mostra e il successo avuto lo ha confermato.
Veniamo alle opere presenti in questa mostra. Parlaci delle tecniche che hai usato e perché.
Per quel che riguarda le tele uso la tecnica dello stencil ed il carboncino. Una volta dato il colore e definite le sagome con gli spray delineo forme e volumi disegnando a carboncino. L’unione di queste due tecniche mi permette di ottenere il risultato a mio avviso ideale per questo tipo di lavori; dove lo sfumato della fusaggine non risente delle pennellate sulla tela ed i colori, perfettamente piatti ma dal tono molto forte, danno al lavoro l’impatto che cerco. Per quel che riguarda le sculture e le installazioni è diverso. Uso qualunque tipo di materiale: cemento, stirofoam, argilla, plastica, colla a caldo, assemblaggio di oggetti già esistenti o altro. Non credo che esista un materiale più nobile di un altro, dipende dall’uso che ne se fa. Gli interventi sulle incisioni antiche (una serie di lavori che porto avanti da alcuni anni) invece sono fatti ad acquerello e acrilico.
Raccontaci del disguido con le forze dell’ordine in merito all’installazione esterna.
Una mia scultura installata fuori dalla galleria è stata paragonata dalle forze dell’ordine ad una insegna pubblicitaria, per la quale quindi avremmo dovuto pagare la relativa tassa. Sorvolando sul paradosso che tale atteggiamento abbia reso l’opera veicolo di una grande pubblicità alla mostra (giornali locali e regionali, siti web e social di Terni hanno dato grande risalto alla cosa) trovo l’accaduto piuttosto triste. Pensare che agli occhi delle istituzioni una scultura sia paragonabile ad una insegna pubblicitaria rende bene l’idea del pessimo livello culturale di chi governa il nostro Paese e le nostre città.
Qual è secondo te la situazione attuale dell’arte italiana?
Mah… bella domanda. Credo che l’Italia continui ad essere genitrice di artisti di grandissimo livello. Il problema poi però è riuscire a scardinare un sistema incancrenito e calcificatosi su posizioni piuttosto ottuse. Mi sembra che, soprattutto a Roma, tutto funzioni per piccoli circoli chiusi. Si fanno mostre senza senso di opere senza senso (fatte da gente che gioca a fare “l’Artista” dato che non ha niente di meglio da fare nella vita) per venderle a persone che non capiscono il significato di quello che comprano. Conta più il parere degli opinion maker che la qualità dell’opera. Oggi i curatori sono le star e gli artisti quasi secondari, si pensi alle dinamiche con cui è stata organizzata la quadriennale di Roma. Niente di nuovo insomma.
Dall’altro lato poi trovi artisti e galleristi di grande bravura che non hanno alcun incentivo o facilitazione nel portare avanti il proprio lavoro. Come sempre l’Italia ha tanto di buono, per essere ai primi posti a livello mondiale, ma non si fa nulla per sostenerlo.
Un consiglio per gli artisti di domani?
Una riflessione che penso sia valida per tutti, artisti di oggi, domani o dopodomani e che rivolgo a me stesso ogni giorno, è quella di restare sempre coerenti con se stessi, fedeli a ciò che si ha dentro. Di non farsi influenzare da logiche che nulla dovrebbero avere a che fare con l’arte. Di non scendere a compromessi che non ci rendano fieri di ciò che stiamo facendo o che possano svilire il senso del nostro lavoro. Di lavorare tanto, perché l’artista che sta sotto l’albero ad aspettare l’ispirazione non esiste. È solo nella ricerca, nella libertà di sperimentare e nel lavoro che credo si possano intuire frammenti di quello che muove la necessità creativa e appagarla, seppur per un istante. Fino all’opera successiva.
Poi quale sia la natura di questa necessità è tutto un altro discorso e rispondere è complicato.
Cosa bolle in pentola?
Bolle un bel minestrone di cose! Una prossima personale alla Minigallery di Assisi tra qualche mese. Poi sperando che vada tutto per il meglio sono in attesa di definire una proposta che ho avuto per una personale in un Museo di Roma, non dico quale solo per scaramanzia! Sempre a Roma nel 2018 ho un’altra personale già programmata. A breve invece, a dicembre, parteciperò ad una collettiva a Viterbo dal nome Spazio Diffuso, inserita all’interno di un progetto più ampio che è quello di Via Saffi Officine. L’intento è riqualificare una via storica di Viterbo attraverso l’arte e la riapertura di diverse attività ormai chiuse da tempo. Insieme a me ci saranno altri 10-15 artisti tra cui amici che stimo molto. Mi dispiace essere un po’ vago su tutto ma se anticipo la comunicazione ufficiale dei vari eventi mi sgridano!
Inoltre finalmente sta prendendo il via un progetto che ho in mente da tempo per valorizzare il quartiere San Lorenzo, dove vivo e lavoro. Il progetto è SA.L.A.D.: SAn Lorenzo Art District. È più di un anno che riposa in un cassetto ma ad Aprile spero di poterlo presentare al pubblico, grazie alla collaborazione di Tommaso Zijno e Giulia Quaratino che hanno deciso di tuffarsi in questa nuova avventura insieme a me.